Dalla mia terra alla terra, le riflessioni di Sebastião Salgado

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Dopo Ferdinando Scianna e Mario Calabresi, la collana “In parole” si arrichisce di un’altra voce autorevole, protagonista della fotografia a livello internazionale, rivelando così al pubblico lo scrittore Salgado, capace di trascinare il lettore con una prosa coinvolgente, in paesi lontani che sono territori di immensa bellezza ma anche di profonde ingiustizie. “Dalla mia Terra alla Terra” è il primo libro che raccoglie le riflessioni scritte in prima persona da Sebastião Salgado: un lungo racconto orientato alla sensibilità ecologica del fotografo brasiliano in cui descrive la realizzazione dell’Instituto Terra in Brasile e il suo percorso di uomo e testimone del nostro tempo.

 

Penisola antartica ©Salgado
Penisola antartica ©Salgado

Le fotografie di Sebastião Salgado hanno fatto il giro del mondo. Qui il fotografo ce le racconta: il bianco e nero di ritratti di uomini e donne sconosciuti, di lavoratori o rifugiati, e più di recente il suo progetto Genesi volto alla conservazione dei luoghi più belli del nostro pianeta. Con una gentilezza e una semplicità disarmanti, Salgado ricostruisce il suo percorso, espone le sue convinzioni, ci rende partecipi delle sue emozioni. Viene fuori così il suo talento di narratore e l’autenticità di un uomo che sa coniugare militanza e professionismo, talento e generosità. All’interno del volume ci sono i racconti appassionanti dell’Africa, del Brasile, delle Americhe, del Mozambico e del Ruanda e poi ancora la nascita dell’Instituto Terra, del reportage Genesi, dall’agenzia Magnum Photos fino ad Amazonas Images.

 

La copertina del libro edito da Contrasto
La copertina del libro edito da Contrasto

 

Guardare una foto di Sebastião Salgado non vuol dire solo fare l’incontro dell’altro, ma anche fare l’incontro di se stessi. Vuol dire fare l’esperienza della dignità umana, capire ciò che significa essere una donna, un uomo, un bambino. Probabilmente Sebastião nutre un amore profondo verso le persone che fotografa. Altrimenti non riuscirebbe a farcele sentire così presenti, vive e fiduciose? Come potremmo trovare quel senso di fraternità?

 

Adoro la fotografia, adoro fotografare, tenere in mano la fotocamera, giocare con le inquadrature e con la luce. Adoro vivere con la gente, osservare le comunità e ora anche  gli animali, gli alberi, le pietre. È un’esigenza che proviene dal profondo  di me stesso. 
È il desiderio di fotografare che mi spinge di continuo a ripartire. Ad andare a vedere altrove. A realizzare sempre e comunque nuove immagini. Sebastião Salgado

 

Salgado
Salgado

 


Sebastião Ribeiro Salgado nasce l’8 febbraio 1944 ad Aimorés, nello stato di Minas Gerais, in Brasile. A 16 anni si trasferisce nella vicina Vitoria, dove finisce le scuole superiori e intraprende gli studi universitari. Nel 1967 sposa Lélia Deluiz Wanick. Dopo ulteriori studi a San Paolo, i due si trasferiscono prima a Parigi e quindi a Londra, dove Sebastião lavora come economista per l’Organizzazione Internazionale per il Caffè. Nel 1973 torna insieme alla moglie a Parigi per intraprendere la carriera di fotografo. Lavorando prima come freelance e poi per le agenzie fotografiche Sygma, Gamma e Magnum, per creare poi insieme a Lèlia la agenzia Amzonas Images, Sebastião viaggia molto, occupandosi prima degli indios e dei contadini dell’America Latina, quindi della carestia in Africa verso la metà degli anni Ottanta. Queste immagini confluiscono nei suoi primi libri. Tra il 1986 e il 2001 si dedica principalmente a due progetti. Prima documenta la fine della manodopera industriale su larga scala nel libro La mano dell’uomo, (Contrasto, 1994) e nelle mostre che ne accompagnano l’uscita (presentata in 7 diverse città italiane). Quindi documenta l’umanità in movimento, non solo profughi e rifugiati, ma anche i migranti verso le immense megalopoli del Terzo mondo, in due libri di grande successo: In cammino e Ritratti di bambini in cammino. (Contrasto, 2000). Grandi mostre itineranti (A Roma alle Scuderie del Quirinale e poi a Milano all’Arengario di Palazzo Reale) accompagnano anche in questo caso l’uscita dei libri. Lélia e Sebastião hanno creato nello stato di Minas Gerais in Brasile l’Instituto Terra che ha riconvertito alla foresta equatoriale – che era a rischio di sparizione – una larga area in cui sino stati piantati decine di migliaia di nuovi alberi e in cui la vita della natura è tornata a fluire. L’Instituto Terra è una delle più efficaci realizzazioni pratiche al mondo di rinnovamento del territorio naturale ed è diventata un centro molto importante per la vita culturale della città di Aimorès. Genesi inizia come progetto nel 2003 e dopo nove anni di lavoro viene ora presentato in tutto il mondo.

 

Dal 1 febbraio al 11 maggio 2014 la mostra Genesi sarà esposta presso la Casa dei Tre Oci di Venezia.

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