MODENA. A distanza di sei anni dalla grande retrospettiva dedicata al suo lavoro in bianco e nero, Modena ospita una nuova personale dedicata al maestro giapponese della street photography, e di mostrare i più recenti sviluppi della sua ricerca fotografica, segnata dalla riscoperta del colore. Si tratta di “Daido Moriyama in Color”, un percorso a cura di Filippo Maggia, che comprende una selezione di 130 fotografie, realizzate tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta.

 

 

 

Pur essendo noto prevalentemente per la sua produzione in bianco e nero, Daido Moriyama (Osaka, 1938) ha iniziato negli ultimi anni a rivalutare la fotografia a colori, rimettendo mano al suo vastissimo archivio e cominciando a pubblicare fotografie inedite, riferite soprattutto agli anni settanta. In quel periodo, Moriyama ha scattato in maniera quasi ossessiva, realizzando una quantità di fotografie a colori che non erano mai state pubblicate e che sono poi state raccolte nei recenti volumi fotografici Kagero and Colors (2008) e Mirage (2013). Fanno parte di questo filone a colori anche alcune rare fotografie bondage, commissionate all’artista dallo scrittore erotico giapponese Oniroku Dan, che Moriyama realizzò per pagarsi i viaggi in Europa, e altri scatti destinati all’edizione giapponese di Playboy.

Il tema centrale del lavoro di quegli anni è indubbiamente la strada, teatro prediletto del fotografo giapponese, che ne porta traccia perfino nel nome, Hiromichi, composto da due caratteri, ‘hiro’, che significa ‘ampio’, e ‘michi’, che significa ‘strada’. In giapponese i due caratteri possono essere letti anche come dai-do, da cui il nome con il quale l’artista si è fatto conoscere alla maggior parte del pubblico, Daido.

A indirizzare Moriyama verso queste ambientazioni è stata la folgorazione per il capolavoro di Jack KerouacOn the Road”, letto appunto negli anni Settanta: “In quegli anni leggevo molti libri e molte cose mi colpivano, ero estremamente ricettivo e aperto – spiega Moriyama – Jack Kerouac aveva il dono di riuscire a trasmettere immagini fotografiche dei suoi viaggi attraverso la macchina da scrivere: questa sua capacità ha influenzato e condizionato il cammino che poi ho intrapreso. Quel che mi colpì molto diOn the Road furono il tema della libertà e del vagabondaggio: il fatto di viaggiare per il gusto di farlo, senza una meta precisa. La realtà del viaggio è quel che io vivo spostandomi, non tanto un luogo dove arrivare”.

 

 

Le fotografie a colori di Moriyama appaiono profondamente distanti da quelle in bianco e nero dello stesso periodo, soprattutto pensando al volume “Farewell Photography” del 1972, con il quale Moriyama si proponeva di ‘distruggere la fotografia’ attraverso la tecnica ‘are-bure-boke’, che prevede immagini graffiate – sfocate – sgranate, così come inconsuete nel taglio. Con quei lavori Moriyama aspirava a creare qualcosa di incomprensibile, di allontanarsi dalle convenzioni e arrivare ‘alla fine della fotografia’.

Tuttavia, la fotografia a colori di Moriyama non è meno forte di quella in bianco e nero: “È probabilmente più compatta, per quanto, nel suo insieme, meno aggressiva – spiega il curatore Filippo Maggia – ai contrasti duri e graffianti del bianco e nero sgranato si sostituiscono ora colori delicati, melanconici, ora tonalità pop e acide, come era tipico in quegli anni, esasperate dalle sovraesposizioni volute dall’artista”.

I temi si ripetono ma il colore li ingentilisce: “Il peregrinare notturno fra stretti vicoli e strade affollate è meno angosciante, ansimante – continua Maggia – C’è in fondo la gioia della scoperta, a ogni passo, di qualcosa di nuovo e inaspettato che attende il ramingo; gli interni delle case, per quanto poveri, scarni, popolati di piatti sporchi, letti sfatti, sedie mezze rotte o posaceneri traboccanti di sigarette narrano di vite autentiche, semplici e pure. E poi le moto di grossa cilindrata e le auto americane dai colori sgargianti che ingombrano le strade come trofei da esibire, le insegne abbaglianti delle sale di pachinko e dei night club con i manifesti delle ragazze che si esibiscono, i poster dei divi del cinema e dello spettacolo che ammiccano dai muri: fuori c’è un mondo brillante che invita all’esperienza immediata, nel quale l’ombra di Moriyama compare periodicamente, a testimoniare quanto quell’esperienza sia stata desiderata e fatta propria”.

 

 

Daido Moriyama Untitled, 1970s Courtesy of the artist
Daido Moriyama
Untitled, 1970s
Courtesy of the artist

 

 

Daido Moriyama in Color

Quando: 6 marzo – 8 maggio 2016

Dove: Foro Boario, via Bono da Nonantola 2, Modena

 

Orari: mercoledì-venerdì 15-19; sabato-domenica 11-19. Chiuso lunedì e martedì

Ingresso: € 5,00 . Libero tutti i mercoledì.

Info: www.fondazionefotografia.org