Le foto di Mario Giacomelli saranno in mostra nelle sale di Palazzo Leone da Perego-MA*GA fino al 4 giugno, in occasione del Festival Fotografico Europeo, ideato e curato dall’Afi-Archivio Fotografico Italiano. In mostra le foto di uno dei fotografi italiani più significativi e conosciuti a livello internazionale del Novecento che John Szarkowski, il direttore del Dipartimento di fotografia del Moma di New York, consacrò nel 1963 tra i cento migliori autori al mondo.

 

Mario Giacomelli, Dalla serie Scanno, 1957-59 © Eredi Mario Giacomelli
Mario Giacomelli, Dalla serie Scanno, 1957-59 © Eredi Mario Giacomelli

 

L’esposizione, a cura di Enrica Viganò, raccoglie 101 opere selezionate e ordinate personalmente da Mario Giacomelli nel 1984, per un evento espositivo organizzato a Lonato, successivamente donate alla collezione della cittadina bresciana.

Il percorso espositivo si sviluppa nel rispetto dei nuclei tematici che lo stesso Giacomelli aveva curato per dare una visione complessiva della sua produzione artistica: Mia moglie (1955), La mia modella (1955), Mia madre (1956), Io non ho mani che mi accarezzino il volto (1961-1963), Lourdes(1957), La buona terra (1964-1965), Scanno(1957-1959), Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (1955-1956 / 1981-1983), Caroline Branson da Spoon River (1971-1973), Gabbiani (1981-1984).

A fare da trait d’union sono le 41 fotografie di paesaggi dal titolo Presa di coscienza sulla natura (1955 -1984), un vero e proprio racconto visivo durato per decenni, continuamente indagato con libertà di sguardo e di impaginazione.

 

Mario Giacomelli, Dalla serie Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, 1954-56 © Simone Giacomelli
Mario Giacomelli, Dalla serie Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, 1954-56 © Simone Giacomelli

 

A Legnano s’incontrano i reportage più emozionanti realizzati negli anni sessanta dall’artista marchigiano, come Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (1954-56), il cui titolo è mutuato da una poesia di Cesare Pavese, realizzato all’interno dell’ospizio di Senigallia.

Prima di iniziare a scattare, Giacomelli si recò nella casa di riposo per un intero anno, al fine di creare una familiarità con gli ospiti e con le loro vite. La serie è un’analisi dura, quasi brutale, del tema della vecchiaia, ma condotta con uno sguardo compassionevole e umano, che rivela i pensieri di Giacomelli sulla morte e la malattia.

 

Mario Giacomelli, Dalla serie Io non ho mani che mi accarezzino il volto, 1961-63 © Simone Giacomelli
Mario Giacomelli, Dalla serie Io non ho mani che mi accarezzino il volto, 1961-63 © Simone Giacomelli

 

Oppure la famosa epopea dei ‘pretini’, ovvero Io non ho mani che mi carezzino il volto (1961-63), da una poesia di David Maria Turoldo, che coglie la vita di giovani seminaristi nei loro momenti più festosi, sia per una partita di pallone, che per un girotondo o una battaglia di palle di neve.

E ancora La buona terra (1964-66), che delinea la storia minima dei contadini delle Marche, lungo il ripetersi ciclico del lavoro e delle stagioni. Il quadro che ne risulta è un racconto quasi epico in cui l’uomo è legato alla natura, il contadino ai suoi campi e al lavoro, alla fatica, e dove si respira un’idea di comunità in cui tutti si rendono utili dal più giovane al più anziano.

 

Mario Giacomelli, Dalla serie Presa di coscienza sulla natura, 1955-84 © Simone Giacomelli
Mario Giacomelli, Dalla serie Presa di coscienza sulla natura, 1955-84 © Simone Giacomelli

 

Giacomelli ha affrontato i temi più diversi attraverso un’intensa sensibilità intrisa di vita, di inquietudine, di sofferenza e di poesia: “Tutte le mie fotografie – ricordava lo stesso Giacomelli – sono come autoritratti, ho sempre fotografato i miei pensieri e con questo voglio dire le mie idee, le mie passioni, le mie paure”. 

 

 

Mario Giacomelli. La collezione della città di Lonato del Garda

Dove: Palazzo Leone da Perego, via Gilardelli 10, Legnano (Mi)

Quando: fino al 4 giugno 2017

Orari: giovedì, venerdì, 9.30 – 12.30; sabato e domenica, 10.00 – 12.30 | 16.00 – 19.00

Ingresso: gratuito

Infowww.museomaga.it