intervista alla fotografa giulia marchi
Giulia Marchi

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“Rokovoko, un’isola lontanissima all’Ovest e al Sud. Non è segnata in nessuna carta: i luoghi veri non lo sono mai”. (Herman Melville)

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Insieme a Xiaoyi Chen sei rappresentata dalla galleria Matèria. Nel 2015 non è molto comune avere una galleria di riferimento per un fotografo. Come vedi il mondo fotografico a riguardo?

Non parlerei tanto di quanto sia o non sia comune l’essere rappresentati da una galleria, piuttosto di quanto sia raro che una galleria imposti la propria programmazione sulla base di una ricerca e di un percorso coerente che la caratterizzi e la definisca da un punto di vista curatoriale. In questo senso Matèria è un “locus amoenus” per la mia ricerca e per le mie opere. Potrei forse azzardare una possibile localizzazione di Rokovoko a Roma?!?

 

“Rokovoko”, esposto da Matèria dall’11 giugno al 31 luglio, ha un forte rimando al legame tra letteratura e fotografia. Ce ne parli? Come nella tua vita la letteratura e la fotografia si sono incontrate?

Letteratura e fotografia sono semplicemente due diverse modalità di scrittura. Per il mio approccio di lavoro è seriamente difficoltoso distinguere tra le due. Sono profondamente legata alle parole e mi piace pensare che queste occupino spazi ben definiti all’interno delle mie immagini. Per appropriarmi fisicamente di un testo devo renderlo visibile, quindi devo fotografare. Le immagini veicolano le parole e le parole a loro volta le supportano. Per “Rokovoko”, ricerca quasi cartografica all’interno delle opere letterarie di Flaubert, Pavese, Melville e Brodskij, ho tentato una riscrittura, ho azzardato un viaggio tra le pagine di “Moby Dick”, dei Diari di Flaubert e di Pavese e di “Fondamenta degli Incurabili”, tracciando rotte immaginarie che trovano i loro punti di riferimento nelle parole di questi autori.

Rokovoko” è una traversata con andatura in fil di ruota dove le parole issano le vele e le immagini assecondano il vento. Le fotografie realizzate riscoprono la nostra dimensione liquida…la partenza personalissima del viaggio di ciascuno di noi è universalmente acquatica.

 

 

dettaglio installazione_memorie selettive
dettaglio installazione_memorie selettive

 

Come si inserisce “Rokovoko” all’interno della tua produzione fotografica precedente?

La tipologia di approccio è quanto avvicina “Rokovoko” a miei lavori precedenti. Ogni ricerca ha un suo iter e una propria soluzione, ma la letteratura e le arti visive sono alla base della progettazione e della realizzazione delle immagini.

 

Qual è la tua “Rokovoko”? Un gioco tra finzione-realtà?

Rokovoko rappresenta idealmente la necessità di ricerca e il piacere della riscoperta di quanto ci appartiene da sempre. Per citare un altro autore, che accompagna da tempo il mio immaginario fotografico: “il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere occhi nuovi” (Marcel Proust). Non lo definirei un gioco tra finzione e realtà bensì un funambolico incedere tra immaginario e reale.

 

-50,5_prima di essere schiuma saremo indomabili onde
-50,5_prima di essere schiuma saremo indomabili onde

 

 

Rokovoko è un corpus di tre lavori. Come si differenziano l’uno dall’altro e come si uniscono?

Rokovoko” effettivamente comprende un corpus di tre lavori: “Memorie selettive”, “Paesaggi irrisolti”, “Prima di essere schiuma saremo indomabili onde”.

La ricerca di un luogo è alla base dei tre lavori esposti, localizzare è fondamentale per ricordare e in “Memorie selettive” utilizzo due vecchi cassetti da tipografo per destinare alle immagini uno spazio. La selettività della memoria è tuttavia fondamentale e gli spazi lasciati bianchi testimoniano la necessità di preservarsi.

Paesaggi irrisolti” riflette sull’irrisolutezza del paesaggio, sul modificarsi continuo di quanto ci si pone alla vista. Le cuciture realizzate sulle matrici di polaroid tentano la rappresentazione di un paesaggio alternativo che si pone in uno spazio altro, in una dimensione differente.

Prima di essere schiuma saremo indomabili onde” indaga ancora una volta lo spazio ma da abitatori terragni quali siamo, davanti a queste immagini, lasciamo la terra e prendiamo il mare.

I sensi si dilatano e le nostre percezioni si amplificano. Lo spazio che ora occupiamo non è segnato su nessuna carta, la bacchetta del rabdomante ora guida il nostro viaggio.

 

 

38°25′37″S 145°03′00″E_paesaggi irrisolti
38°25′37″S 145°03′00″E_paesaggi irrisolti

 

“Rokovoko” oltre ad essere esposto come mostra sarà anche un libro, pubblicato da Danilo Montanari Editore. Come un progetto unico può essere reso sia in un modo che nell’altro?

Il libro che sarà pubblicato da Danilo Montanari Editore riguarderà esclusivamente il progetto “Prima di essere schiuma saremo indomabili onde”. Sarà dunque una monografia accompagnata da un testo critico di Gemma Padley, autrice inglese, nonché collaboratrice di importanti testate giornalistiche quali il British Journal of Photography, il The Telegraph, Nowness e 1000 Words Magazine.

Credo profondamente che la realizzazione di un libro sia la naturale evoluzione di un progetto fotografico che vede il suo avvio nel coinvolgimento fisico del libro stesso inteso come oggetto. In tal modo il mio studio e la mia ricerca trovano un completamento, la perfetta chiusura di un cerchio nella quale la partenza e l’arrivo coincidono.

 

Progetti futuri?

Sto rileggendo “Diario d’inverno” di Paul Auster.

 

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