LODI. Anche quest anno siamo siamo stati al Festival della Fotografia di Lodi. Un viaggio in giornata per scoprire le tante proposte scelte per questa edizione. Un festival che si contraddistingue, da sempre, per le scelte tematiche che spaziano dalla fotografia sociale ai reportage di denuncia e che, in questa edizione, almeno per la scelta dei fotografi, ci è piaciuta particolarmente.

In mostra infatti abbiamo trovato nuovi spazi di approfondimento che hanno permesso di farci riflettere sia su grandi temi di attualità che su temi più delicati, personali o difficilmente portati sulle pagine della stampa dei grandi giornali internazionali.

 

festival fotografia etica lodi 2016 © francesco gozzi
festival fotografia etica lodi 2016 © francesco gozzi

 

Ma passiamo a quella che potremmo definire una classifica personale– del festival.

Prime fra tutte ci sono piaciute le mostre ospitate a Palazzo Modignani: ‘Political Theatre‘ di Mark Peterson con bellissime fotografie in bianco e nero di alcuni dei protagonisti politici candidati alle prossime elezioni; ‘Where the Children Sleep‘ di Magnus Wennman con un racconto sui bambini siriani in fuga ripresi nel momento del sonno; ‘Revogo‘ di André Liohn a cui si aggiunge ‘The Heavens‘ di Paolo Woods e Gabriele Galimberti (versione mini della mostra già vista quest anno a Cortona on The Move).

 

 

Seguono a ruota le mostre ospitate a Palazzo Barni. Al piano alto dell’edificio in pieno centro storico sono ospitati i progetti che hanno vinto il World Report Award ovvero ‘C.A.R‘ di William Daniels, ‘Isle of Salvation‘ di Francesco Comello, ‘Waiting Girls‘ di Sadegh Souri e ‘Latidoamerica‘ di Javier Arcentillas. ‘Latidoamerica‘ nasce con lo scopo di documentare l’asse della violenza incontrollata in Honduras e come i fattori sociali e politici stiano alimentando ancora più brutalmente tale ferocia e in mostra ci sono alcuni bianchi e neri di forte impatto emotivo. Ancora fotografie in bianco e nero per il progetto di Francesco Comello. Un racconto romantico su una comunità russa che ospita circa 300 ragazzi e ragazze, molti dei quali disadattati o con problemi familiari. Un isola di salvezza, appunto. E se Sadegh racconta la segregazione carceraria femminile in Iran, entrando in un contesto difficilissimo da raccontare; William Daniels sceglie il colore per raccontare il conflitto del 2013 nella Repubblica Centro Africana.

Al piano di sotto le mostre proseguono poi con i vincitori del premio Voglino: Karim El Maktafi e Laura Liverani. In particolare, El Maktafi ha immortalato i festeggiamenti per il Den’ Pobedy, ossia il giorno della vittoria sui nazisti. Un anniversario molto importante, a cui, nel 2015 per il suo settantesimo, è stata dedicata la più imponente parata militare della Russia contemporanea con oltre 17.000 soldati, di cui 1.300 provenienti da 10 paesi di tutto il mondo, da quasi 200 mezzi corazzati e da 150 aerei ed elicotteri da combattimento. Laura Liverani, invece, ci ha regalato un racconto sugli Ainu, popolazione di nativi del nord del Giappone che hanno ottenuto il riconoscimento ufficiale di popolo etnicamente distinto dai giapponesi solo nel 2008, dopo una lunga storia di oppressione, assimilazione e discriminazione che ne ha quasi completamente cancellato lingua, religione e cultura.

Due modi diversi di raccontare con la fotografia. A colori.

 

Ancora belle mostre all’Ex Chiesa di S.Cristoforo con i racconti delle gang raccolti da Arnau Bach per ‘Suburbia‘; il reportage ‘Mitakuye Oyasin‘ sulla tribù degli Oglala Lakota della riserva indiana di Pine Ridge di Aaron Huey; ‘The Ku Klux Klan’ di Peter Van Agtmael che è stato per anni ai loro raduni scoprendo l’escalation di violenza intrinseca al gruppo e ‘Days of Night-Days of Day‘ di Elena Chernyshova un racconto sulle contraddizioni della cittadina di Norilsk che ancora oggi non ha alcun collegamento via terra con il resto del mondo ed è raggiungibile solo in aereo o per mare ma allo stesso tempo è una delle città più inquinate al mondo.

 

 

Dolcissimo il lavoro di Nancy Borowick che in ‘A Life in Death‘ racconta la storia della propria famiglia. Entrambi i genitori sono stati in cura, nello stesso periodo, per tumori in stadio avanzato. Un progetto che si concentra sulla forza dell’amore e che evidenzia quanto la vita acquisisca un nuovo ed intenso significato di fronte alla morte.

 

 

E andiamo a concludere la classifica con ‘To The Last Drop‘ di Dmitrij Leltschuk che ha realizzato questo progetto per Greenpeace Germania. Un racconto sul popolo dei Komi che risiede nella parte settentrionale della Russia. Allevatori di renne, i Komi sono a rischio per via dello sviluppo dell’industria del petrolio su cui la Russia ha investito molto negli ultimi anni con progetti in Artide. Progetti che minacciano non solol’ecosistema ma anche lo stile e la qualità della vita dei Komi.

 

 

E voi che ne pensate? Ribaltereste la nostra classifica? Quali mostre vi sono piaciute di più?