Mustafa Sabbagh presenta la sua rivoluzione in smoking

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[pull_quote_center] L’arte non deve più essere resoconto di situazioni passate. Può diventare organizzazione diretta di sensazioni più evolute. Si tratta di produrre noi stessi, non oggetti che ci rendono schiavi. Guy Débord, Internazionale Situazionista n.1, 1958 [/pull_quote_center]

 

SAVIGNANO SUL RUBICONE. In John Cage era il silenzio. In Gilles Deleuze, unghie troppo lunghe. Atti rivoluzionari a partire da un habitus (o da un bad habit, come vorrebbe un Bourdieu 2.0) che deflagrano in rivoluzione, e tradiscono arte. Come il silenzio di Cage, come le unghie di Deleuze, al SI Fest 2015, Mustafa Sabbagh -dall’11 settembre- presenta #000 – Tuxedo Riot: la sua rivoluzione in smoking.

Abito nero: eleganza e anarchia, perché – da Platone a Edgar Wind – «Se il massimo desiderio di un uomo è quello di vivere senza fastidi, forse il miglior consiglio che gli si può dare è di tenere l’arte lontana da casa sua». La natura seppellisce qualunque tragedia pur di formalizzare la propria bellezza, ma il nero di un silenzio, o di unghie che graffiano, è più assordante di un bombardamento, brucia più di una ferita aperta.

 

 

 

In mostra i rivoluzionari in smoking di Mustafa Sabbagh, che presenta al SI Fest anche un ciclo di opere inedite: Madri nere, nere Vesperbilder, Veneri di fumo e soldati di catrame, estasi mistiche pervase da una calma apparente – in natura, nell’uomo, e in uno #000 – che porta in sé il germe della rivoluzione, pronto ad attecchire sui santi = sugli uomini.

Tuxedo come una lezione di semiotica da chi ha fatto propria la lezione di Simmel e di Goffman, perché «Non è il caso di avere paura né di sperare; si tratta piuttosto di cercare nuove armi». Si respira rivoluzione nei petali sparsi, che tradiscono tempeste recenti; si respira rivoluzione nelle vene pulsanti, che tradiscono rabbie latenti.

«Lo stanco ha esaurito solo la messa in atto, mentre l’esausto esaurisce tutto il possibile. Lo stanco non può più realizzare, ma l’esausto non può più possibilizzare». Riottosi esausti come dannati beckettiani, svuotati ma mai stanchi, pronti a riempire il nulla di uno #000 in creazione inesauribile, diretti dal cantore di una bellezza riconoscibilissima negli stilemi che lo hanno reso celebre, nel panorama internazionale dell’arte contemporanea: una bellezza elegante, autistica, destabilizzante. In una parola: rivoluzionaria.

In mostra anche due video come un’unica tautologia di una passione, di un dolore, circolare e fuori sincro a se stesso; un povero Cristo e un povero Diavolo, entrambi belli e sontuosi come solo le opere d’arte, l’uno ombra dell’altro, causa persa dell’altro, scommessa mancata dell’altro, in uno scambio di ruoli eterno e sacro, quanto eterna e sacra è una vita umana.

4’33’’ per John Cage, #000 per Mustafa Sabbagh: il valore di una rivoluzione è una cifra est_etica, perché è solo svuotandosi di sé, nella più elegante delle guerre di posizione, che l’arte può abitare la sua armatura per vincere e, finalmente, per perdersi.

 

[pull_quote_center] E, simili a due giovanotti di mondo, parlarono di cravatte, cappelli, giacche a doppio petto e a un petto, come se non ci fosse la guerra, e come se non fossero lì per aspettare la rivoluzione.  Joseph Roth, Il profeta muto, 1978 [/pull_quote_center]

 

 

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Mustafa sabbagh. #000 – tuxedo riot

mostra personale inserita nell’ambito di SI fest24 [HABITUS]

Dove: ex consorzio di bonifica – corso garibaldi, 41 – savignano sul rubicone [FC]

Quando: vernice: venerdì 11 settembre 2015, ore 20.  Aperta anche nei week-end 19/20.09.2015 e 26/27.09.2015

Orari: 11.09 20-24; 12.09 9-24; 13.09 9-19

Ingresso: libero

Info: tel. 0541.941895 | www.mustafasabbagh.com | www.sifest.it | info@savignanoimmagini.it

 

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