Fino al3 novembre, 92 fotografie di Vivian Maier sono in mostra a Riccione, a Villa Mussolini. L’esposizione, dal titolo “Vivian Maier Il ritratto e il suo doppio” è curata da Anne Morin con Alberto Rossetti, promossa dal Comune di Riccione e organizzata da Civita Mostre e Musei in collaborazione con diChroma photography e Rjma Progetti Culturali.
Vivian Maier in mostra a Riccione: cosa c’è da vedere?
Esposti a Riccione 92 scatti di Vivian Maier realizzati prima con la fotocamera Rolleiflex e poi con la Leica. Sono presenti anche alcuni video girati in Super8 per trasportare i visitatori nelle strade di New York e di Chicago, dove i continui giochi di ombre e riflessi mostrano la presenza-assenza dell’artista che, con i suoi autoritratti, cerca di mettersi in relazione con il mondo circostante.
Gli scatti raccontano la sua vita in totale anonimato fino al 2007, quando il suo immenso e impressionante lavoro, composto da più di 120mila negativi, filmati Super 8mm e 16mm, diverse registrazioni audio, fotografie stampate e centinaia di rullini non sviluppati, venne scoperto in bauli, cassetti e nei luoghi più impensati da John Maloof, fotografo per passione e agente immobiliare per professione che li acquista un po’ per caso, salvandoli dall’oblio e rivelando al mondo l’immenso patrimonio fotografico di Vivian Maier.
In tutti questi scatti si riconosce un’incessante ricerca per dimostrare la propria esistenza, non certo per una rappresentazione edonistica, ma la disperata affermazione di sé e la fuga da un’esistenza invisibile. Grazie a quel ritrovamento una “semplice tata” è riuscita a diventare, postuma, “la grande fotografa Vivian Maier”.
I temi ricorrenti
In tutto il lavoro di Vivian Maier ci sono temi ricorrenti come le scene di strada, i ritratti agli estranei e alle persone con cui potrebbe essersi identificata, il mondo dei bambini (che è stato il suo mondo per così tanto tempo). Inoltre, emerge un’evidente predilezione per gli autoritratti. Lei stessa appare in molti scatti, con una moltitudine di forme e variazioni, a tal punto da configurare una sorta di linguaggio all’interno del suo linguaggio. A differenza di Narciso, che si distrusse nella contemplazione e nell’ammirazione della propria immagine, l’interesse di Vivian Maier per il ritratto di sé è piuttosto una disperata ricerca della sua identità. Costretta in una “invisibile non-esistenza”, a causa del suo status sociale, Vivian Maier ha silenziosamente e discretamente iniziato a produrre prove irrefutabili della sua presenza in un mondo in cui sembrava non avere posto.
Riflessi del suo viso in uno specchio, la sua ombra che si allunga sul terreno, il contorno della sua figura: ogni autoritratto di Vivian Maier è un’affermazione della sua presenza in quel luogo particolare, in quel dato momento. La caratteristica ricorrente che è diventata una firma nei suoi autoritratti è l’ombra. L’ombra, quel duplicato del corpo in negativo, “scolpito dalla realtà”, che ha la capacità di rendere presente ciò che è assente. All’interno di questo dualismo, la fotografa ha giocato con il sé e con il suo doppio. E poiché una fotografia, come ha detto Edouard Boubat, è “qualcosa di strappato alla vita”, nel caso di Vivian Maier, i suoi autoritratti accumulati configurano una precisa identità, che ora ha preso il suo posto in un presente perpetuo, costantemente ripetuto e sigillato dalla storia.
Le sezioni della mostra di Vivian Maier a Riccione
La mostra esplora il tema dell’autoritratto a partire dai suoi primi lavori fino alla fine del Novecento. Le sue ricerche estetiche si possono ricondurre a tre categorie chiave, che corrispondono alle tre sezioni della mostra, allestite dopo un’introduzione biografica.
- La prima è intitolata L’ombra. Vivian Maier ha adottato questa tecnica utilizzando la proiezione della propria silhouette. Si tratta probabilmente della più sintomatica e riconoscibile tra tutte le tipologie di ricerca formale da lei utilizzate. L’ombra è la forma più vicina alla realtà, è una copia simultanea. È il primo livello di una autorappresentazione, dal momento che impone una presenza senza rivelare nulla di ciò che rappresenta.
- Attraverso Il Riflesso, a cui è dedicata la seconda sezione, l’artista riesce ad aggiungere qualcosa di nuovo alla fotografia, con l’idea di auto-rappresentazione; impiega diverse ed elaborate modalità per collocare sé stessa al limite tra il visibile e l’invisibile, il riconoscibile e l’irriconoscibile. I suoi lineamenti sono sfocati, qualcosa si interpone davanti al suo volto, si apre su un fuori campo o si trasforma davanti ai nostri occhi. Il suo volto ci sfugge ma non la certezza della sua presenza nel momento in cui l’immagine viene catturata. Ogni fotografia è di per sé un atto di resistenza alla sua invisibilità.
- Infine, la terza sezione è dedicata a Lo Specchio, un oggetto che appare spesso nelle immagini di Vivian Maier. È frammentato o posto di fronte a un altro specchio oppure posizionato in modo tale che il suo viso sia proiettato su altri specchi, in una cascata infinita. È lo strumento attraverso il quale l’artista affronta il proprio sguardo.
Vivian Maier. Il ritratto ed il suo doppio | |
Dove | Villa Mussolini, viale Milano 31, Riccione |
Quando | fino al 3 novembre 2024 |
Orari | Dal 25 giugno all’8 settembre. Dal martedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 23. Dal 10 settembre al 3 novembre. Dal martedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19 Sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 20. Chiuso tutti i lunedì non festivi. |
Ingresso | 12 euro intero; 10 euro ridotto. Previste altre riduzioni. |
Info | www.civita.art |