REGGIO EMILIA. Ci siamo, è maggio e l’appuntamento con Fotografia Europea è alle porte e tra mostre istituzionali e del circuito cittadino (e provinciale) Off, ci sarà davvero tanta offerta. Oggi vogliamo parlarvi di uno dei progetti che affolleranno il circuito Off, un circuito che camminerà da solo dal 15 maggio al fianco del fratello maggiore, il cosiddetto percorso istituzionale nelle sedi comunali.

 

Francesca Tilio
Francesca Tilio

Si tratta del Pink Project, un progetto fotografico artistico e sociale nato da un’idea di Francesca Tilio. Un progetto che ha mosso i primi passi da un’esigenza, da una reazione, dalla volontà di tenere in mano la vita nel pieno della malattia, e che ha camminato. Tanto. Prima con una visibilità legata ai social network, poi con una visibilità sempre crescente sulla stampa, fino ad arrivare al crowfunding lanciato sulla piattaforma Vizibol, che ha permesso di raccogliere i 3.000 euro necessari a trasformare il Pink Project in una mostra.

 

Questa mostra, curata dalla giornalista Silvia Parmeggiani e sostenuta da Andos Onlus Reggio Emilia, sarà solo l’inizio di un percorso e di un progetto che “cammina”. Perché il Pink Project nasce e cresce in viaggio e ha una vocazione itinerante. È uno strumento di sensibilizzazione delle giovani donne sul tema della prevenzione e della cura. Ma è anche un inno alla vita, alla speranza, alla capacità di resistere e trovare risposte alla malattia. E anche un progetto che accomuna tante persone.

 

 

 

 

Volete sapere perché? Se siete curiosi leggetevi tutta l’intervista. Non ci vuole molto. Ma ne vale la pena. 

 

 

 

 

Com’è partito il Pink Project e come si è evoluto in tanti anni?

Francesca: E’ partito da un’esigenza personale di rappresentazione e via via si è trasformato in un messaggio sociale. E’ il mio inseparabile compagno di viaggio ormai da tre anni. L’ho presentato per la prima volta, allo stato embrionale, al Si Fest off di Savignano sul Rubicone. Da quel momento in molti hanno iniziato a parlarne ed è approdato nelle maggiori testate italiane. Attraverso una piattaforma di crowdfunding, e quindi donazioni libere che sono arrivate un po’ da tutta Italia,
abbiamo raggiunto la cifra di 3000 euro che ci ha permesso di farlo diventare una mostra itinerante.
Oggi Pink Project gira l’Italia associandosi di volta in volta alle realtà che si occupano di ricerca e lotta al cancro e ogni mostra, oltre ad avere lo scopo di sensibilizzare le donne (sopratutto quelle giovani) alla prevenzione, si occupa di raccolta fondi per l’associazione che lo ospita.

 

Fino ad oggi il Pink Project dov’è stato?

F: Dopo Savignano ci sono stati la partnership con la Lilt nazionale, durante la presentazione della campagna nastro rosa. Poi Catanzaro, Jesi, Ascoli Piceno, ora a Reggio Emilia, poi Brindisi… e il viaggio è ancora lungo.

 

Da progetto personale, a progetto web a mostra. Un passaggio necessario?

F: Credo proprio di sì, un passaggio spontaneo e naturale. Parlando della mia malattia e guarigione,
volevo raccontare una storia tra tante. In quegli scatti sono io, ma potrei essere chiunque. Ho una parrucca e un vestito rosa. Sono un simbolo, un alieno, un personaggio surreale… C’è la mia storia, ma non solo. Mi avvicino trasversalmente alla malattia, la sfioro solamente. Pink project è un messaggio di ottimismo e positività.

 

 

PinkProject, Francesca Tilio
PinkProject, Francesca Tilio

 

In tutte le mostre non mancano mai le performance dove le donne sono chiamate a dare il proprio contributo con la parrucca rosa.

F: Anche questo momento è un passaggio necessario. Le performance ormai da anni caratterizzano il mio lavoro. Stavolta le donne sono chiamate ad essere testimonial solidali nella lotta al cancro al seno e lo fanno con il sorriso. Sono sempre in tante a partecipare e il loro entusiasmo è contagioso.

 

[quote_center]Di ogni mostra conservo il ricordo degli incontri con un pubblico, sinceramente toccato dal progetto, e tante donne incredibili. Ognuna mi lascia un pezzetto della propria storia.[/quote_center]

 

 

La performance Pink Project coinvolge tutte le donne che vogliono diventare testimonial contro il cancro al seno
La performance Pink Project coinvolge tutte le donne che vogliono diventare testimonial contro il cancro al seno

 

 

Dal 15 al 17 maggio sarai a Reggio Emilia. Come sei approdata qui?

 

F: Vorrei raccontare la storia che lega il progetto a Reggio Emilia e vorrei farlo attraverso un breve racconto. Alla fine del 2014 venni contattata su Facebook dalla Andos di Reggio, questa bella realtà che si occupa delle donne operate al seno. Non sapevo chi ci fosse dietro l’icona dell’associazione, ma iniziammo a dialogare con entusiasmo, scoprendo che ci muovevano, in questo percorso, le stesse intenzioni e gli stessi entusiasmi. Entrambe – ovviamente avevo capito che si trattava di una donna – volevamo arrivare alle donne giovani, perché il cancro colpisce anche loro, ma la comunicazione convenzionale ne parla poco e male. La Andos voleva fortemente Pink Project a Reggio e avrebbe fatto di tutto per portarcelo.

Ci accordammo per riprendere i contatti ad anno nuovo. Il 2015 iniziò senza messaggi. Poco tempo fa la giornalista Silvia Parmeggiani – che sarà la curatrice della mostra di Reggio – mi disse che potevamo provare a portare la mostra al festival della Fotografia Europea.

Le risposi che sarebbe stato bellissimo e che a Reggio esisteva la Andos, che voleva fortemente il progetto, e avremmo potuto associarci a loro. Le promisi che li avrei subito ricontattati. E così feci. Riaprii Facebook e mandai un messaggio a quella persona che mesi prima mi aveva scritto. Dopo un po’ mi ripose. Stavolta non era lei, ma suo marito. La persona con cui mi ero scritta non c’era più.
 Si trattava di Erika Gallinari, la presidente della Andos, aveva 33 anni e il mese prima il cancro l’aveva portata via. Ebbi un tuffo al cuore. Era un po’ come sbattere con la faccia, per la prima volta, con la morte. Io raccontavo al mondo la mia storia di guarigione e lei non ce l’aveva fatta.

Una ragazza giovane e solare, con una bambina piccola come la mia. Mi è anche venuta voglia di lasciar perdere, perché la realtà era crudele e sembravo rendermene conto solo ora. Ma poi voglio raccontare quello che è successo dopo. Quello stesso giorno mi ha chiamata suo marito, poi la sua amica Mary.

 

[quote_center]Ho capito che quello che ha lasciato Erika a questo mondo è una grande voglia di vita e un’energia che non si dissolverà nel tempo.[/quote_center]

 

Ora in tanti stanno lavorando affinchè Pink Project arrivi a Reggio nel migliore dei modi e vi giuro che dietro a queste persone c’è un entusiasmo fortissimo. Erika è qui, ad organizzarlo insieme a noi e per me è solo un grande onore.

 

 

Tutte le info, orari e gli altri progetti correlati al Pink Project li trovi qui: Pink Project a Reggio Emilia 

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