Il cibo che uccide. Cohen e Siqueira sulla Terra Vermelha
Mato Grosso do Sul, Brasile, marzo, 2013. La tomba di Delsio Barbosa nel ranch di St. Elena dove è stato ucciso sul colpo mentre pescava lungo il confine tra la fattoria e la riserva Teykue. Il proprietario del ranch sostiene che il ragazzo stava oltrepassando il confine e dall’incidente vive libero in una città vicina senza aver subito alcun provvedimento giudiziario. © Nadia Shira Cohen 2015

LODI. È il resoconto di un conflitto silenzioso, combattuto nel cuore in Brasile, quello che dal 10 al 25 ottobre, in occasione del festival di fotografia etica, verrà ospitato presso l’Ex Chiesa di San Cristoforo.

Terra Vermelha è infatti un progetto che, realizzato a quattro mani dall’americana Nadia Shira Cohen e dal brasiliano Paulo Siqueira, riannoda i fili di un contenzioso che ormai da molto tempo insanguina la città di Dourados, nello stato brasiliano del Mato Grosso do Sul. Una storia di violenza, leggi ambigue e diritti negati, che vede due fronti contrapposti: da un lato gli interessi dei ricchi allevatori brasiliani, dall’altro la popolazione indigena dei Guarani, costretta da decenni a reclamare la terra da sempre appartenuta ai propri antenati, e a pagare con il sangue ogni tentativo di rivalsa.

 

[quote_box_center]«I ricchi allevatori — spiegano i due autori — le cui famiglie sono state incoraggiate dal governo brasiliano a insediarsi nelle stesse terre negli anni Novanta, non hanno finora ricevuto alcuna compensazione dal governo in carica. Non si sono arresi senza combattere. Hanno assunto guardie armate private, molte dal Paraguay, che prima premono il grilletto e poi fanno domande […] Considerato che la terra degli antenati, pur coprendo poco più del 12% del Brasile, risulta essere nelle aree più fertili dal punto di vista agricolo e più ricche di depositi minerari dell’Amazzonia, nei prossimi anni la lotta diventerà sempre più aspra, mentre il Paese, sullo sfondo, continuerà verso l’obiettivo di diventare una superpotenza economica mondiale».[/quote_box_center]

 

 

Mato Grosso do Sul, Brasile, marzo, 2013. Ava Tape Rendy’i, il Cacicco della Riserva chiamata Teykue, siede tra le piante di mais nel ranch St. Elena, che un gruppo di amici e famiglie di Guarani hanno occupato in seguito all’uccisione di un giovane indigeno chiamato Delsio Barbosa. Delsio è stato ucciso sul colpo mentre pescava lungo il confine tra la fattoria e la riserva Teykue. Il proprietario del ranch sostiene che il ragazzo stava oltrepassando il confine e dall’incidente vive libero in una città vicina senza aver subito alcun provvedimento giudiziario. © Paulo Siqueira 2015
Mato Grosso do Sul, Brasile, marzo, 2013.
Ava Tape Rendy’i, il Cacicco della Riserva chiamata Teykue, siede tra le
piante di mais nel ranch St. Elena, che un gruppo di amici e famiglie di
Guarani hanno occupato in seguito all’uccisione di un giovane indigeno
chiamato Delsio Barbosa. Delsio è stato ucciso sul colpo mentre
pescava lungo il confine tra la fattoria e la riserva Teykue. Il proprietario
del ranch sostiene che il ragazzo stava oltrepassando il confine
e dall’incidente vive libero in una città vicina senza aver subito alcun
provvedimento giudiziario.
© Paulo Siqueira 2015

 

 

NADIA SHIRA COHEN

Nadia Shira Cohen nasce a Boston nel 1977 e, fin dall’infanzia, la sua spiccata creatività viene coltivata dai genitori. All’età di 15 anni le viene però diagnosticato un cancro, cosa che la costringe a due anni di chemioterapia. Superata la malattia, Nadia inizia a coltivare la sua passione per la fotografia presso l’Università del Vermont, orientando ben presto la propria attenzione sul fotogiornalismo.

Terminati gli studi, comincia quindi a lavorare come freelance per l’Associated Press. Affascinata dall’industria del fotogiornalismo, Nadia entra anche a far parte della Sipa Press, guadagnandosi rapidamente il ruolo di agente rappresentante. Nel 2005 lavora in VII e, nel 2007, si reca a Roma, dove, grazie al suo genio creativo e alle diverse esperienze maturate con i tanti fotografi incontrati lungo il suo cammino, continua a raccontare la vita delle persone che attraggono il suo interesse.

Attualmente è corrispondente per The New York Times e vanta pubblicazioni su alcune delle testate più prestigiose al mondo, come National Geographic Brazil, Harpers Magazine e Vanity Fair Italia. Collabora inoltre con diverse organizzazioni umanitarie, tra cui il Comitato Internazionale della Croce Rossa.

 

PAULO SIQUEIRA

 

Nato in Brasile nel 1978 e cresciuto in un ambiente stimolante e alternativo, Paulo Siqueira inizia la sua carriera di fotografo in Brasile, lavorando soprattutto nell’ambito della fotografia pubblicitaria in studio.

Nel 2005 si trasferisce a Roma, dove risiede tuttora, dedicandosi totalmente al fotogiornalismo. Per quattro anni lavora infatti come fotografo di redazione per La Repubblica, e per due anni come fotografo indipendente per l’agenzia Reuters.

Attualmente si dedica a progetti di fotografia documentaria a lungo termine, nonché alla produzione di multimedia.

 

 

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Terra Vermelha. Nadia Shira Cohen e Paulo Siqueira

FESTIVAL DI FOTOGRAFIA ETICA. Area tematica Il cibo che uccide

Dove: Ex Chiesa di San Cristoforo, via Fanfulla, 14 – Lodi

Quando: 10-11 / 17-18 / 24-25 ottobre 2015

Orari: sabato e domenica 9,30 – 23,00

Ingresso: 10,00 €. Alle biglietterie verrà fornito un braccialetto identificativo che permetterà l’accesso multiplo alle mostre e a tutti gli incontri per tutta la durata del Festival. Il braccialetto è impermeabile e non deve essere rimosso, pena la perdita del diritto di accesso.

 

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