Home Italia Love Camping. Alla ricerca della felicità con Paola Fiorini e Beatrice Mancini

Love Camping. Alla ricerca della felicità con Paola Fiorini e Beatrice Mancini

di Silvano Bicocchi

 

PARMA. Dal 9 aprile “Love Camping: apologia dello stanziale” di Paola Fiorini e Beatrice Mancini farà sosta al Blank di Parma.

 

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La felicità è andare in ferie per 10, 20, 40 anni con la roulotte posta nella stessa piazzola, del medesimo camping al lago, con gli stessi amici che magari sono anche i vicini di casa.

La felicità è celebrare i riti della famiglia, insieme ad altre famiglie amiche da lungo tempo. E’ vedere, anno dopo anno, diventare adulti dei ragazzi che si sono visti bambini ed invecchiare coppie conosciute appena sposate o trovare un posto letto per consolare l’anziano genitore rimasto vedovo.

La felicità è ornare la propria piazzola di fiori e oggetti da mondo delle favole, usare da anziani la bici “Graziella” compagna di altre stagioni della vita. E’ l’abbondanza a tavola e il saziarsi senza preoccuparsi d’ingrassare; è andare con le sdraie nell’acqua fresca del lago pensando che a casa in pianura si soffre il caldo torrido.

 

 

Sono famiglie del nord Italia di operai e impiegati, di artigiani e piccoli imprenditori che sono stati operai. Sono i laboriosi rappresentanti del ceto medio che amano la semplicità e la concretezza, i loro nonni furono contadini, le loro famiglie sono l’ultima evoluzione dell’archetipo della millenaria famiglia della Civiltà Contadina Padana.

Ma con l’ultimo dittico, che mostra la messa in vendita della roulotte da parte di una giovane famiglia di oggi, Paola Fiorini e Beatrice Mancini danno forma compiuta all’idea centrale della loro opera: “l’ideale del camping stanziale della famiglia dell’Italia del benessere non lo è più condivisibile da chi vive oggi nell’epoca della precarietà”.

 

 

La contemporanea presenza nel camping delle due mentalità diventa segno del sofferto attraversamento dal ‘900 al nuovo millennio. A differenza delle ricerche fotografiche di critica sociale sulla “middle class” americana, in quest’opera, dai colori desaturati, la capacità delle autrici di rapportarsi empaticamente col soggetto e di vederne i segni pregnanti, ben rappresenta anche il loro sentimento di discendenza antropologica da questa umanità giunta al tramonto.

 

 

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