LUCCA. Il cubo bianco della sede aretina si sdoppia in uno spazio temporaneo e la Galleria 33, fino al 30 settembre, sarà in vicolo San Biagio 17 a Pietrasanta con un progetto inedito, curato da Tiziana Tommei in collaborazione con il critico d’arte Francesco Mutti.

 

Donatella Izzo, Malachite, 2012, stampa fotografica applicata su alluminio, 40x40 cm
Donatella Izzo, Malachite, 2012

 

 

 

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La Trentatré cambia location, ma resta fedele al concept originario. La selezione degli artisti presentati, infatti, non contempla alcun maestro storicizzato, ma solo artisti affermati o emergenti. Si conferma inoltre la partnership con Luciferi, laboratorio sperimentale di arti visive, che ha realizzato la grafica dell’evento.

Galleria 33 guarda avanti e propone opere scelte di quindici artisti: Daniela Alfarano, Guglielmo Alfarone, Luca Cacioli, Elio Rosolino Cassarà, Luca Andrea De Pasquale, Roberta Diazzi, Roberto Ghezzi, Pamela Grigiante, Hemmes, Massimiliano Luchetti, Carla Mura, Francesco Paglia, Luca Palatresi, Donatella Izzo, Stefano Zagaglia.

In linea con quanto rappresenta la galleria, anche in questa nuova importante occasione, il fine non è stupire. Nessun grido, solo una consapevole e ponderata affermazione, quasi sussurrata, ma con decisione e coerenza. Nessun grande nome, ma personalità artistiche di forte interesse. Personalità appunto. In ossequio all’iter già intrapreso, la galleria espone pittura, fotografia e tecnica mista, con lavori di sicura eterogeneità. Minimo comune denominatore il segno. Tutti gli artisti presentati e rappresantati si contraddistinguono e s’impongono in ragione di un connubio di forma, contenuto e tecnica estremamente personale. Ciascuno di essi è riconoscibile e riconducibile al credo e allo stile Trentatré. In riferimento al progetto, ciascuno di essi rappresenta una componente ineludibile, una cellula autonoma in grado di funzionare da sola, ma anche di relazionarsi ad altre, costituendo in tal modo un tessuto e un organo vitale. Oltre la metafora, riprendendo quanto già affermato, si vuole esprimere un’idea precisa: la contemporaneità vive di opere ed immagini, oltre che di parole e nomi.

 

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Stefano Zagaglia, Red plumage, olio su tela, 50x50 cm-1