Ci sono molti motivi per visitare una città come Vienna, ma il mio viaggio nasce dalla voglia di attraversare questa Capitale con il mio bisogno di esserci, non solo di guardare, ma anche vedere, ascoltare e sentire, toccare e percepire“. Spiega così il suo viaggio Giovanni Minervini, autore di ‘Ein Blick. Uno sguardo su Vienna’, un nuovo bel progetto che abbiamo visto, insieme ad altri, su myphotoportal.com.

 

 

 

 

EIN BLICK. NASCITA DEL PROGETTO. “Muovendomi dalla periferia al centro, dal giorno alla notte, tra opere imponenti e luoghi nascosti, ho provato a mescolarmi nella folla ma nello stesso tempo esserne fuori, alla scoperta di particolari, dettagli, sfumature, tracce“. Così Minervini ha raccontato, con occhio attento, piccoli particolari esaltando le luci, le forme, i dettagli, creando storie ‘metropolitane’ di una città ha tanti spunti da offrire agli street photographers.

Racconta, infatti, Minervini “mi sono ritrovato di fronte ad una sovrabbondanza di stimoli visivi. Stimoli che mi hanno indotto a ricercare quelle corrispondenze di forma e di significato con le letture di uno tra i massimi autori della letteratura del Novecento, Thomas Bernhard, che definì, fra l’altro, Vienna ‘il più grande cimitero delle fantasie e delle idee esistente al mondo’“.

 

 

 

Giovanni Minervini. Sono nato (per caso) a Bari nel 1964. La mia vita è stata, infatti, un continuo girovagare in lungo e in largo su e giù per l’italia. Tanti luoghi, molti volti, poche amicizie vere, situazioni nuove e sempre diverse, ben poche certezze. La musica e la lettura sono state le mie compagne di viaggio. All’età di diciotto anni entro all’accademia militare di Modena. Ancora un cambiamento radicale. Non l’ultimo. È qui che sento dentro la necessità di fissare situazioni, persone, luoghi, il mio quotidiano. Di fermare i ricordi, di iniziare a mettere ordine nel mio “disordine interiore”. È questo il momento in cui scopro un potente mezzo per sospendere il tempo ed inizio a fotografare. Le mie prime immagini sono timidi ritratti della vita in accademia, paesaggi della bassa modenese. Fotografie che narrano in maniera semplice del legame che lega i luoghi alle persone. In punta di piedi inizio i miei racconti che non mirano mai a sorprendere quanto piuttosto a sorprendermi, perché la macchina fotografica diventa per me l’unico mezzo attraverso il quale riesco a ritrovare me stesso, ad esprimere ciò che non riesco con le parole. Per me raccontare significa non dimenticare.