L’edizione 2013 del Perugia Social Photo Fest

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PERUGIA. Dal 15 al 24 novembre a Perugia torna la seconda edizione del Perugia Social Photo Fest. L’ edizione 2013 ruoterà intorno al concetto Dis-Umano dove, sebbene il prefisso Dis rimandi a DISuguaglianza, DISfunzione, DISabilità, DISinformazione, DISinteresse, DISobbedienza, DISillusione, il termine Umano vuole invece riportare l’attenzione su quelle realtà “ai margini” e ricollocarle all’interno d un contesto sociale, quotidiano, che ne permetta la comprensione e la fruizione indagando quindi il rapporto tra “io umano” e il “territorio umano”. Da un lato la fotografia sociale sarà mezzo di comunicazione, di denuncia e riflessione, di presa di coscienza sui problemi del contemporaneo. Strumento per raccontare storie spesso ignorate ma che necessitano di essere portate alla luce e condivise, per spingere a riflettere sulla necessità di un cambiamento sociale. Dall’altro la fotografia terapeutica come potente mezzo per dare voce a chi spesso viene dimenticato dalla nostra società. La fotografia quindi come strumento per riattivare la percezione, promuovere una comunicazione interno – esterno, sostenere processi di auto affermazione.

 

una delle sedi espositive del perugiasocialphotofest
una delle sedi espositive del perugiasocialphotofest

 

MOSTRE. “Diplopie e parvenze di congruità” è il titolo del progetto di Mirco Belacchi mentre “Paesaggi da un mondo plurale” è la mostra di Cosmorama che presenta un progetto che ha coinvolto quattro città italiane nella creazione di un progetto di fotografia sociale volto a indagare la relazione tra l’uomo e il suo paesaggio e come l’uno influisca sull’altro e come l’uno genera l’altro. “Connected to self-life and re-life”, sulle malattie invisibili, è il titolo della mostra di Luna Coppola; “Immobili”, invece, è il titolo del progetto della Cuartonigro PhotoLab che presenterà a Perugia diversi scatti in b/w sul tema dello smarrimento. “Pretty as a picture” è il frutto di una serie di workshops sociali e di fotografia terapeutica condotti con un gruppo di donne musulmane immigrate al WIELS, Centro di Arte Contemporanea, che Emilie Danchin propone anche al PsocialFest; mentre José Antonio de Lamadrid di Shoot4Change porterà a Perugia “Tres, tres, tres” sulla storia di tre fratelli affetti da autismo. Ancora in mostra “When an angel comes to visit”, una serie di autoritratti di Ana Esteban che raccontano il suo percorso iniziato da quando le hanno diagnosticato il cancro, un esercizio introspettivo svolto di fronte la macchina fotografica. “The One Project”, invece, è il progetto di Bryce Evans che vuole aiutare le persone ad uscire dalla depressione e ad entrare nei propri sogni, per capire quanto possa essere errato il concetto di solitudine. Paola Fiorini di Synap(see) poterà a Perugia il progetto “Vite parallele” sull’importanza e la presa di coscienza delle proprie scelte; FotografiSenzaFrontiere, invece, portano un reportage come esperienza della fotografia come mezzo di auto-rappresentazione. Stefano Giogli, in “Gli altri e tu” cattura l’invisibile; Maurizio Gjivovich in “Waiting Hotel Ritz” descrive la situazione di uno dei numerosi centri di accoglienza sparsi nella nostra penisola e Almudena Gonzàlez in “The Photo-Therapeutic diary: My body’s voice” racconta paure e isolamento. “The Garden” è il progetto di Alessandro Imbriaco che documenta il disagio abitativo nella città di Roma; “The missing person and their families” di Ferdi Limani affronta la questione delle persone scomparse in Kosovo; “L’eco di Aloysius” di Alessia Lombardi riflette sull’Alzheimer. Il lavoro di Sara Lusini presenta le attività svolte da “La mia inquadratura”, un laboratorio itinerante e indipendente per bambini attivo dal 2009, nel quale si organizzano attività ludiche ed educative incentrate sulle arti e sulle discipline della fotografia; invece, Giovanni Marrozzini presenta un lavoro ambientato nei villaggi nella foresta camerunense. Ancora, Gaetano Massa porta gli scatti dei tatuaggi e degli oggetti personalizzati di ragazzi appartenenti alla scena rap campana; lo Studio 8 porta un progetto sulla ‘donna media’ e Giovanni Melillo un progetto artistico di sviluppo di comunità. Di Erik Messori un progetto sulle generazioni di Irlandesi indipendentisti, di Stefano Morelli un progetto sociale sugli armeni, di Sara Munari di Synap(see) una riflessione sugli animali in gabbia. Ottavia Hiddenart tenta di riportare in vita volti rimasti senza una storia; Stefano Parrini di Synap(see) porta una serie di istantanee sull’estetica formale dei fenomeni legati al progresso e all’evoluzione della terra; Fausto Podavini racconta una storia di Alzheimer. Jo Spence mostra il suo lavoro pionieristico sulla fotografia terapeutica e le sue struggenti esplorazioni autobiografiche sul tema della salute e dell’ immagine di sé; Bruno Taddei usa l’incisione e lo strappo della carta fotografica per esplorare, contaminare e oltrepassare il confine dato dalla fotografia tradizionale e il progetto di Photovoice porta a Perugia “Having our say too”, progetti fotografici realizzati con la collaborazione di specialisti nel supporto psico-sociale che lavorano direttamente con giovani vittime di abusi sessuali o identificati come potenzialmente a rischio. Dal festival della fotografia etica (Lodi), infine, arriva a Perugia la mostra del reportage vincitore dell’edizione 2013 del World Report Award, sezione Spot Light Award.

 

una delle immagini del SocialPhotoFest
una delle immagini del SocialPhotoFest

 

WORKSHOP. Si inizia subito, il 16 novembre, con il workshop con Francesca Belgiojoso e Sara Guerrini a tema “L’identità del fotografo, tra confronto e individuazione” per riflettere sulla propria identità di fotografo. A seguire, il 17 novembre toccherà al workshop di Sara Lusini con “Mostri squisit” sul gioco e la fotografia e il 23 e il 24 novembre seguiranno i workshop con Judy Weiser sulla fototerapia e Fausto Podavini sui reportage, per capire come raccontare le fotografie.

 

panoramica al socialphotofest ©pspf
panoramica al socialphotofest ©pspf

 

INCONTRI. Il 21 novembre Judy Weiser (psicologa, arte terapeuta, consulente, formatrice, docente universitario, autrice e pioniera delle “Tecniche di FotoTerapia”, fondatrice e direttrice del PhotoTherapy Centre di Vancouver – Canada) sarà guida eccezionale delle mostre del Perugia Social Fest per aiutare i ivisitatori ad esplorare le fotografie più approfonditamente. Sempre il 21 novembre (alle 18.30, sala Caminetto, Rocca Paolina) inaugurerà anche la mostra del reportage vincitore dell’edizione 2013 del World Report Award, sezione Spot Light Award, organizzato dal Festival della Fotografa Etica di Lodi. Il 22 novembre, invece, alla sala del consiglio del Palazzo della Provincia si terrà la conferenza internazionale “Experiencing Photography #2”, per capire la fotografia come strumento per migliorare il benessere e ridurre l’esclusione sociale.

 

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APPUNTAMENTI. Nella sala di posa itinerante, che sosta con ironia al PerugiaSocialPhotoFest, è possibile ritrarsi coi propri eroi immaginari (occidentali) preferiti grazie alla ‘Afghan Box Camera‘ nelle due giornate del
15 novembre (al CERP) e del 23 novembre (a Palazzo Penna). L’Afghan Box Camera fu inventata tra Kabul e Peshawar nel secolo scorso da chissà quali saperi, viaggiati insieme alle guerre e alle condutture di petrolio. Testimonianze di antropologi raccontano di una grossa macchina fotografica primitiva, con delle vasche di sviluppo interne, capace di far fototessere in strada in una decina di minuti. Cuartonigro Photolab ha ricreato questa forma di artigianato ambulante riciclando spazzatura fotografica occidentale, fino ad ottenere una macchina che non è più nei modi e nell’uso radical-afghan; ma che a 5000km e svariati anni di distanza ha ormai acquisito una innegabile influenza “Christian-Popular”.

 

Infohttp://www.perugiasocialphotofest.org

 

 

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