SAVIGNANO SUL RUBICONE. E’ il week end che va dall’11 al 13 settembre ad inaugurare la 24esima edizione del festival fotografico Si Fest che quest’anno si occuperà di [HABITUS]. E’ infatti questo il tema dell’edizione 2015 volto ad esplorare la sottilissima linea di demarcazione che separa il concetto di costume, nell’accezione di stile di vita da quello inteso in senso materiale quale abito che riveste il corpo.

A condurre attraverso il suggestivo percorso, le immagini di alcuni autori del panorama fotografico nazionale ed internazionale come Mike Brodie, fotografo statunitense che grazie al SI Fest 2015 approda per la prima volta in Europa, Larry Fink, autore newyorchese che presenta la mostra inedita in Italia The Vanities, Gabriele Basilico con in mostra le fotografie vintage di Iran 1970, Felice Beato con le immagini storiche tratte dalla collezione dei F.lli Alinari La fotografia in Giappone e la scuola di Yokohama, Mustafa Sabbagh, fotografo italo-palestinese dal linguaggio cosmopolita e autentico poeta dell’immagine, con l’esposizione #000 – Tuxedo Riot appositamente ideata per il SI Fest, la francese Claudine Doury con le fotografie ambientate del progetto Loulan Beauty, Martina Bacigalupo, i cui ritratti senza volto prestano l’immagine alla 24. edizione del SI Fest, Paolo Ventura che presenta Short stories, sette micromondi narrati attraverso veri e propri cortometraggi di carta, e Giulia Marchi con la mostra intitolata Sullòrlo.

 

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A Period of Juvenile Prosperity, titolo della mostra fotografica che il SI Fest presenta in anteprima assoluta europea, è un progetto del fotografo statunitense Mike Brodie, un racconto sulla sottocultura giovanile punk e squatter in viaggio tra treni merci e stazioni attraverso l’America intera. L’esposizione verrà arricchita anche dalla  proiezione, appositamente prodotta per il SI Fest, del primo lavoro fotografico dell’autore realizzato su Polaroid Tones of dirt and bone, storie in fotografia come narrazioni moderne.

In anteprima nazionale, la mostra The Vanities di Larry Fink – reduce dal prestigioso Infinity Awards 2015, storico riconoscimento del newyorchese ICP (International Centre of Photography), per la sezione Art. La mostra offre uno specchio completamente originale della mondanità hollywoodiana, poi pubblicato nel libro di Schirmer&Mosel. Larry Fink sarà presente personalmente al vernissage venerdì 11 settembre (ore 20) ed espone al SI Fest una seconda mostra, The Beats, suo primo lavoro, realizzato quando l’autore non era ancora maggiorenne.

#000 – Tuxedo Riot è il titolo della mostra appositamente pensata per il SI Fest da Mustafa Sabbagh. L’autore concentra la sua ricerca ridefinendo la storia dell’arte attraverso la fotografia contemporanea e crea una sorta di contro canone estetico al cui interno il punctum è la pelle, diario dell’unicità dell’individuo. Un’estetica del disagio, armonia dell’imperfezione, indagata attraverso il medium fotografico, così come attraverso la videoarte. Scatti unici, capaci di trattare la pelle al pari di un tessuto pregiato: non solo fotografo di moda, ma un poeta dell’immagine, innamorato del corpo umano e della sua sinuosa bellezza. Di grande interesse le venti preziosissime e raffinate stampe all’albumina colorate a mano, ovvero le prime fotografie sul Giappone al momento della sua apertura all’Occidente, che costituiscono il cuore della mostra dedicata a Felice Beato, La fotografia in Giappone e la scuola di Yokohama. Realizzate dal fotografo veneziano naturalizzato inglese, le fotografie fanno parte dell’archivio fotografico Fratelli Alinari Fondazione per la Storia della Fotografia. Con un omaggio a Gabriele Basilico, il SI Fest presenta la mostra Iran 1970, reportage del viaggio che nell’estate 1970 porta Basilico e la compagna Giovanna Calvenzi da Milano a Kabul a bordo di una Fiat 124, attraverso Jugoslavia, Turchia e Iran.

Un festival che si arricchisce, dunque, per tramite sia dei maestri che dei nuovi interpreti della fotografia quali Tommaso Tanini, Simone Donati, Martina Bacigalupo, Giulia Marchi, Francesco Francaviglia, Monia Perissinotto, Tomas Vander Driessche.