Torna quest’anno il festival fotografico Gibellina Photoroad 2023.
L’evento di fotografia e arti visive open air e site-specific si svolge a Gibellina, in provincia di Trapani, dal 28 luglio al 30 settembre. È organizzato dall’associazione culturale On Image con la direzione artistica di Arianna Catania e promosso da Comune di Gibellina e Fondazione Orestiadi.
Sono tante le mostre da vedere in questa quarta edizione che suddividono tra installazioni fotografiche di grande formato, mostre outdoor, opere site-specific, video mapping, talk e visite guidate.
Alterazioni è il tema scelto per l’edizione 2023
Il tema di questa edizione di Gibellina Photoroad è “alterazioni”, ovvero lo spazio che si determina nella relazione dialettica tra genio creativo e forme precostituite, tra individuo e strutture sociali. La fotografia è dalla sua nascita un campo in cui questo conflitto si esprime alla sua massima potenza.
“Arte che nasce dalla tecnica, ideologicamente costretta, in qualche modo, a una positivistica aderenza alla realtà, essa in realtà non solo interpreta il mondo, ma lo modifica, lo trasforma, lo altera”, spiega la direttrice Arianna Catania.
Gibellina Photoroad 2023: le mostre da vedere e le sedi
Sono in tutto 34 le mostre da vedere in questa edizione a cui hanno partecipato 49 artisti provenienti da diversi 11 Paesi europei e extraeuropei. Tra questi troviamo maestri della storia della fotografia come Mimmo Jodice, reporter come il fotografo Magnum Jonas Bendiksen e il vincitore di 10 World Press Photo Francesco Zizola, fino alle sperimentazioni del giapponese Kensuke Koike.
La sfida è stata quella di progettare nuovi allestimenti, pensati per interagire con il tessuto urbano. Tra le architetture visionarie della città, ciascuno degli artisti di Gibellina Photoroad 2023 “occuperà” lo spazio urbano, restituendo con immagini potenti, la propria interpretazione del tema delle alterazioni che è inevitabilmente influenzata dal nostro presente e dalle urgenze del mondo contemporaneo: ambiente, migrazioni, nuove tecnologie.
Un omaggio alla fotografia come arte di sperimentazione estremamente intrigante che dialoga con altre arti per violarne le regole ed elaborare linguaggi indipendenti aperti a innumerevoli letture. Fin dalle prime sperimentazioni analogiche a quelle digitali, dal collodio umido all’intelligenza artificiale, dalla pellicola alla realtà aumentata.
Le mostre si diffonderanno per tutta la città, tra i suoi edifici e le sue monumentali piazze: Piazza Beuys, Teatro di Consagra, Palazzo di Lorenzo, Municipio, Chiesa Madre, Sistema delle Piazze, Fondazione Orestiadi, Orto Botanico, Labirinto, Giardino Segreto, Cresm.
A questa si aggiunge una sede al chiuso: il MAC – Museo d’Arte Contemporanea Ludovico Corrao.
Mimmo Jodice al Mac
Il MAC – Museo d’Arte Contemporanea Ludovico Corrao ospita l’importante mostra di Mimmo Jodice Il paesaggio del pensiero, Gibellina 1980/1981/1982.
Per la prima volta a Gibellina è esposto un corpus di 29 fotografie in stampa vintage dedicate alla New town in costruzione. Jodice introduce sapientemente i primi segni dell’arrivo dell’uomo, per guardare a quella città come ad un laboratorio in movimento, fonte di ispirazione per la sua ricerca che si stava in quel momento sviluppando verso l’esplorazione del paesaggio inteso come spazio meditativo.
Quattro opere di questa serie sono installate in grande formato nelle vie della città, nel punto esatto in cui furono scattate negli anni ’80, con l’effetto di creare un corto circuito tra passato e presente.
Le mostre all’aperto
L’ascesa delle tecnologie digitali apre strade di sperimentazione senza precedenti e crea evidenti alterazioni della realtà, ponendo questioni etiche e sociali.
Una tematica che Gibellina Photoroad 2023 indaga attraverso lo sguardo di alcuni tra i più interessanti artisti di quest’edizione. Tra questi:
- Catherine Leutenegger, artista visiva e fotografa svizzera pluripremiata. In New Artificiality, in mostra in Piazza Beuys, racconta le alterazioni prodotte dalla stampa 3D, dimostrando così come il confine tra reale e virtuale sia diventato sempre più labile in un mondo post-digitale e iper-capitalista.
- Sull’ecologia, la natura e le arti generative si concentra Entangled Others, lo studio condiviso delle artiste Feileacan McCormick e Sofia Crespo. Un lavoro interessato alla produzione di nuove forme “more thanhumans”, di presenza e vita nello spazio digitale. Nel loro lavoro An upwelling in mostra alla Fondazione Orestiadi le artiste si immergono svelando alcuni dettagli di una lunga e ossessiva ricerca negli “altri digitali” che potrebbero popolare le acque mutevoli, ancora non conosciute.
- Il progresso tecnologico, dal punto di vista della spinta umana all’esplorazione e all’invenzione è alla base della ricerca di Sjoerd Knibbeler. Il fotografo olandese in Ground Control riunisce per la prima volta due sue opere correlate. Il primo è Paper Planes (2015), sugli aerei militari “falliti” che non sono mai andati oltre il tavolo da disegno, che l’artista ricrea come modelli di carta e origami, basandosi su disegni di progetti storici, per continuare a farle volare per il mondo sotto forma di idee e dati virtuali. Il secondo lavoro è Lunacy, dedicato alla luna, la destinazione prescelta, oggetto di sogni, leggende, film, letteratura, ricerca scientifica, corsa allo spazio e venture capital. Per questa serie, l’artista crea modelli in scala di navicelle spaziali in legno e li fotografa al chiaro di luna in uno studio all’aperto.
L’ambiente e i suoi cambiamenti
Tra i lavori in mostra sono molte le denunce sulle questioni ambientali. Tra questi ritroviamo:
- There’s no calm after the storm di Matteo De Mayda, sulla terribile tempesta Vaia che nel 2018 ha squassato Trentino e Bellunese, devastato circa 42.500 ettari di foreste e creando un danno economico di quasi tre miliardi di euro.
- Mare Omnis di Francesco Zizola, in cui il pluripremiato fotografo si concentra sull’ecosistema marino attraverso il racconto della relazione dell’uomo con il mare, documentando in maniera antropologica la vita vissuta in mare attraverso forme di pesca ancora manuali, locali, sostenibili, secondo tradizioni centenarie.
Il mare è anche lo scenario dei terribili naufragi, tra cui il naufragio di Lampedusa, avvenuto il 3 ottobre 2013. Una delle più gravi catastrofi marittime nel Mediterraneo dall’inizio del XXI (con 368 morti accertati e circa 20 dispersi presunti) che ha spinto Matteo Delbò a imbarcarsi per 8 lunghi mesi sulla nave Libra, seguendo l’ultimo viaggio dell’operazione umanitaria nel suo reportage Primo Sonno.
Migrazioni e punti di vista nuovi sulla natura
Il tema delle migrazioni apre la strada a una riflessione sul concetto di “nazione” e di “possesso”, spingendoci a riconsiderare il nostro rapporto con gli altri esseri e con il territorio.
Rubén Martín de Lucas presenta due opere del suo progetto concettuale Stupid Borders: Minimal Republics, un insieme di “microstati” il cui limite risponde a un criterio artificiale, la geometria, ha una superficie costante, 100 m2, una durata che non supera mai le 24 ore e un unico abitante, l’artista stesso.
Gibellina Photoroad 2023 indaga il rapporto uomo-natura anche da una prospettiva “ribaltata”. Per esempio, Mishka Henner è affascinato dalla perdita di controllo dell’uomo verso la natura e in Scopes lo documenta.
Una serie di cinque filmati che raccolgono il materiale tratto da telecamere cadute, gettate o lasciate deliberatamente dai proprietari vicino agli animali che mostrano un contrappunto piuttosto scioccante rispetto all’idea prevalente che la nostra specie regni sovrana.
Le relazioni umane
Indaga sulle relazioni umane Ieva Stankuté che, con About the belly button, racconta, attraverso la maternità attraverso i colori, le gioie, i dolori, la fatica e le difficoltà, per smantellare il luogo comune della “mamma perfetta”, dimostrando come invece la perfezione sta nella verità del “multicolor”.
La figura umana è centrale anche nei lavori di Charles Fréger che da oltre vent’anni attraversa l’Europa da Nord a Sud alla ricerca della “figura del selvaggio” così come sopravvive nelle tradizioni popolari locali. Un’indagine che racconta in Wilder Mann in mostra all’Orto Botanico.
Le manipolazioni d’immagine e fake news
Alcuni artisti lavorano sulla combinazione e sulla manipolazione delle immagini. Tra questi il giapponese Kensuke Koike che in Fragmented Identity, a Palazzo Di Lorenzo, presenta opere d’arte tridimensionali composte da varie componenti.
Opere interattive che esplorano il concetto di identità incoraggiando gli spettatori a testare la propria creatività e suscitando una riflessione sul ruolo della tecnologia nell’arte e su come gli strumenti digitali possano essere utilizzati per creare nuove forme di esperienze coinvolgenti.
Sulle fake news, invece, lavora Jonas Bendiksen che in The Book of Veles ci racconta il caso della città di Veles, nella Macedonia settentrionale, salita alla ribalta mondiale come epicentro della produzione di fake news durante le elezioni americane del 2016.
Il libro fotografico è stato ampiamente lodato dalla comunità della fotografia documentaria fino a quando lo stesso Bendiksen non ha rivelato che si trattava di una provocazione, un esperimento per vedere dove la tecnologia potrebbe portare la fotografia nell’immediato futuro.
Imaginarium: un progetto di residenza artistica
Da sempre centrale per Gibellina Photoroad è il sostegno all’arte emergente e alla nuove produzioni artistiche.
Nel progetto Imaginarium: nuove produzioni e sperimentazioni nella fotografia italiana contemporanea sono stati coinvolti i fotografi italiani Alessandra Calò, Nicolò Degiorgis, Giorgio Di Noto e Valentina Vannicola in una residenza artistica a Favignana per la produzione di nuove opere fotografiche. I lavori, dopo il festival, verranno esposti negli spazi dell’Ex Tonnara di Favignana (entrando a far parte della collezione fotografica dell’Ex Stabilimento Florio).
La call con la Triennale di Milano
Con la call Fotografia Spazio Aperto, nata in collaborazione con Triennale Milano, il festival ospita i lavori del fotografo Luca Massaro e dell’architetto Anna Merci per la produzione di una monumentale installazione site specific per il Sistema delle Piazze progettato da Franco Purini e Laura Thermes.
L’installazione di Marta Bogdańska al Municipio
Con la Call for an open air installation il festival premia un progetto di installazione capace di immergersi nelle architetture di Gibellina ed esaltarle.
Quest’anno il premio è stato vinto dall’artista polacca Marta Bogdańska che, al Municipio, porta l’installazione Shifters, progetto artistico con materiale d’archivio relativo alla storia dell’uso degli animali da parte di militari occidentali, agenzie di intelligence, Croce Rossa e forze di polizia.
Per info sulle mostre, biglietti e ingresso: gibellinaphotoroadfestival.com