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Padiglioni e giardini della Biennale di Venezia: il libro di Basilico presentato alla Quadriennale di Roma

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ROMA. Martedì 9 luglio alle 21 alla Quadriennale di Roma a Villa Carpegna, Guglielmo Gigliotti, critico d’arte e giornalista, presenterà il libro di Gabriele Basilico, pubblicato da Contrasto, Padiglioni e giardini della Biennale di Venezia nell’ambito della tavola rotonda Attorno al Palazzo Enciclopedico. L’incontro, aperto al pubblico, sarà moderato da Ludovico Pratesi e prevede interventi di Cecilia Canziani, Stefano Chiodi, Elena Del Drago, Luca Lo Pinto, Bartolomeo Pietromarchi, Alfredo Pirri, Paola Ugolini.

 

Gigliotti parlerà della Biennale Arte 2013 a partire dal libro di Basilico curato da Adele Re Rebaudengo, l’ultimo a cui il fotografo ha lavorato, seguendone personalmente la realizzazione prima della sua recente scomparsa. Nel volume sono raccolte le sue affascinanti fotografie che raccontano per la prima volta, in maniera completa, i Padiglioni e i Giardini della Biennale di Venezia, progettati dai più importanti architetti del XX secolo.

 

basilico

 

Oltre alle immagini di Basilico, che saranno mostrate e commentate nell’ambito dell’incontro alla Quadriennale, il volume presenta il contributo critico di architetti e storici dell’arte relativamente ai padiglioni presenti all’interno dei Giardini della Biennale d’Arte e della Biennale di Architettura di Venezia. Nel libro, infatti, i testi che accompagnano le immagini descrivono le architetture dei trentuno padiglioni fotografati e guidano il lettore in un percorso incredibilmente ricco, in cui si ha la possibilità di fruire di una chiave di lettura esemplare con considerazioni di carattere storico-artistico, descrizioni tecniche e riflessioni sulle modalità con cui i padiglioni sono stati pensati e realizzati. I testi sono di Adele Re Rebaudengo, Giuseppe Rallo, Francesco Trovò, Tiziana Favaro, Marco Mulazzani e Cristiana Volpi.

 

Adele Re Rebaudengo, curatrice del volume, racconta così l’inizio del progetto: “Quando noi tre, Gabriele Basilico, la sua macchina fotografica e io, ci siamo inoltrati per la prima volta in questo luogo inattuale e in questi spazi sospesi, siamo stati pervasi da una sensazione di benessere. La successione dei vuoti e dei pieni, l’imponenza dei Padiglioni tra il verde, i vialetti leggermente in salita a ritardare la bramosia della curiosità d’essere esaudita, ci permettevano di inoltrarci in pensieri più alti che invitavano a guardare all’uomo come a un essere, in grado certo di realizzare opere grandiose, ma ora spesso smarrito, separato da quell’armonia capace di portarlo lontano”.

 

 

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