Travel routes in photography, quattro progetti a tema viaggio

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Che “Travel routes in photography” fosse un bel libro un po’ l’avevamo immaginato. Catalogo dell’omonima mostra romana, da poco terminata al museo di Roma Trastevere, in “Travel routes in photography” ci sono presentati quattro intriganti progetti sul tema viaggio di altrettanti fotografi che lo esplorano nel tempo (come fa Simon Norfolk), nello spazio (Elaine Ling), nelle differenze culturali e sociali (Giancarlo Ceraudo) o nell’immaginario (come fa Cristina De Middel).

 

la copertina di Travel Routes in Photography
la copertina di Travel Routes in Photography

 

Il volume si apre con un po’ di interventi, in doppia lingua (italiano/inglese). Per esempio, Dino Gasperini (assessore alle politiche Culturali e Centro Storico Roma) spiega che il viaggio in “Travel routes in photography” è “un’itinerario alla scoperta dell’orizzonte, nella sua più ampia accezione. In quest’ottica, il pubblico non è più passivo fruitore ma viaggiatore su sentieri che altri hanno battuto per lui e qui fotografato, o meglio forse reinventato attraverso il mezzo della fotografia, andando oltre la semplice documentazione”. Umberto Broccoli (sovrintendente Capitolino ai Beni Culturali) si rifa’ a Saramago sottolineando che “chi non osserva non è in grado di viaggiare, non è in grado di vedere” mentre Veronica Gabbuti di The Trip (unico free magazine italiano dedicato esclusivamente al viaggio) ci anticipa che quello che vedremo scorrendo le pagine di “Travel Routes In Photography è un mondo per ingenui. È un parco dei divertimenti per chi dell’ingenuità ha fatto una virtù. Noi sgraniamo gli occhi e ci stupiamo, siamo meravigliati, incuriositi, sedotti da ciò che è altro da noi. Vagabondiamo osservando. Esploriamo imparando. Camminiamo comprendendo. Ingenuamente, da uomini liberi”. In ultimo, Arianna Rinaldo, curatrice di mostra e volume anticipa che i lavori presentati in T.r.i.p. “Sono pensieri in movimento, esplorazioni sfuggenti, scoperte reali e percorsi nella psiche dell’uomo contemporaneo”. E seppur differenti tra loro per stile e tema “sono accomunati da un intersecarsi di sogno e realtà, di storia e utopia, di umanità e natura”.

 

Camp Leatherneck, Simon Norkfolk
Camp Leatherneck, Simon Norkfolk

 

Un preambolo che apre ufficialmente le mostre, anche sulla carta. Si inaugura con Simon Norfolk e il progetto Burke+Norfolk: un confronto sugli stessi luoghi della guerra fotografata da Burke a distanza di un centinaio d’anni. Il lavoro di Burke si ripete con gli occhi e l’obiettivo di Norfolk tra paesaggi, campi di battaglia, siti archeologici, accampamenti militari, scene di strada e ritratti. Tutto viene riprodotto da Norfolk identificando ciò che era stato scattato da Burke con dei contemporanei equivalenti, sviluppando una versione digitale della sua tecnica. E messi insieme, i due fotografi illustrano i cicli ripetuti e le lezioni non colte dalla storia. Nel libro si vede bene, viene mostrata l’una e l’altra versione del viaggio e sta a noi coglierne assonanze e differenze.

 

Elaine Ling. Baobab, tree of generation
Elaine Ling. Baobab, tree of generation

 

Dalla guerra, poi, si passa subito al viaggio tra la natura di Elaine Ling che con Baobab, tree of Generation, ci presenta una riflessione sul dialogo tra uomo e natura che parte dal miracolo dei Baobab, alberi secolari che crescono in condizioni estreme e le cui straordinarie capacità di sopravvivenza forniscono uno spunto per meditare sul vincolo che ci lega alla terra. Bellissimi scatti in bianco e nero, che sembrano farci capire l’imponenza dei baobab fotografati, la loro storicità, il loro rapporto con l’umano.

 

Giancarlo Ceraudo, Habana Cruda
Giancarlo Ceraudo, Habana Cruda

 

Cambio tema per Giancarlo Ceraudo che in Habana Cruda presenta una Cuba diversa da quella che ci fanno immaginare. Una Cuba in bianco e nero, decadente, di una realtà nascosta al turismo. Bella la scelta del curatore del catalogo di dare importanza e ampio respiro agli scatti, come ci prendessimo una breve pausa da una pagina all’altra.

 

Afronauts, De Middel
Afronauts, De Middel

 

E poi si arriva al finale, con gli afronauts di Cristina De Middel. Un gioco di verità e immaginazione, ben dosata, sulla storia (vera) dello Zambia e il programma spaziale che avrebbe mandato il primo africano sulla luna. Una storia ricostruita con precisione: in mostra -e in parte sul catalogo- documenti, lettere, scatti che la fotografa spagnola ha effettuato ricostruendo l’ipotetica storia a partire da una sola notizia, da una sola intenzione. Belle le foto, fedelissime anche nei colori, grandi. Per un catalogo davvero completo e un libro da tenere di sicuro tra gli scaffali della libreria. E dice proprio bene Joseph Roth <<L’essenziale è ciò che si è osservato>>.

 

di Francesco Gozzi

Frank Gozzi
Frank Gozzihttps://www.themammothreflex.com
Frank Gozzi, Reggio Emilia. Mail: f.gozzi@themammothreflex.com

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