I vincitori di CdpZine il contest dedicato alle fanzine

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E’ “15-03-1990” di Maria Bauer e Giuseppe Scafidi la fanzine che ha vinto il CDPzine, il contest dedicato alle fanzine e al self publishing promosso dal festival fotografico Castelnuovo Fotografia.

Per loro un’esposizione speciale nell’edizione 2020 del festival.

Menzione speciale, poi, per Francesca Marra con il progetto ‘Blu‘.

vincitori castelnuovo fotografia fanzine
“15-03-1990” di Maria Bauer e Giuseppe Scafidi

15-03-1990

Una domenica di diversi anni fa passeggiando tra le bancarelle smontate del mercato domenicale di Porta Portese Maria Bauer e Giuseppe Scafidi si sono imbattuti in alcune fotografie gettate per terra. “Le abbiamo istintivamente raccolte perché abbiamo diversi conti in sospeso con la memoria, stonava troppo vederle in quel contesto e lasciarle all’oblio a cui erano destinate“.

Da qui è nato il progetto. “Siamo tornati lì periodicamente e nell’arco di due anni siamo riusciti a raccogliere più di 300 fotogrammi“. Sono negativi a colori e bianco/nero, diapositive e stampe di diverse dimensioni che toccano un periodo che va dagli anni ’20 agli anni 2000.

Foto che servivano per ricordare momenti particolari o da inviare ad amici e parenti lontani, quando ancora la digitalizzazione e i social non avevano cancellato il valore della carta stampata.

Come un’album di famiglia

“Con questa fanzine abbiamo voluto ridare un luogo più idoneo a queste storie, con l’intento di creare un album di famiglia di un’Italia del secolo scorso.

Sfogliando le pagine si vedono i cambiamenti sociali ed estetici che si sono susseguiti, ad esempio la marzialità e cupezza delle foto del ventennio fascista (p.6-9) contro la leggerezza del gruppo di famiglia a mare degli anni ’70 (p.26-27), ma anche le differenze all’interno di uno stesso periodo e di una stessa pagina dove troviamo la spensierata foto di un giovane soldato tedesco a Roma  col suo cavallo contrapposta alla foto con dedica inviata ad un compagno di clandestinità datata 28.5.1945 (p.18-19)“. 

Un lavoro che, come definiscono gli autori, è stato principalmente di raccolta e ordine. “Queste immagini parlano da sole e aprono finestre su storie vere e immaginate. Le abbiamo lasciate così come le abbiamo trovate, sporche, rovinate e anche strappate… chissà quante ne sono andate perdute.

In tempi come questi la perdita della memoria è un chiaro atto politico che si combatte anche sul campo fotografico“.

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Con le alghe si possono creare strumenti musicali, bisogna però prima sapere cos’è il silenzio. E ascoltarlo tra i flutti. Colored, ma non è una questione di colore. E’ una cultura. E comunque Alfred è un bantu. (testo di Simone Azzoni)

Francesca Marra: Blu Project

Blu è la visione soggettiva di un Sudafrica contaminato dalle diversità, blu come ciò che si vede nel Canale B di una immagine. Il non definito“. E’ questa la definizione di Blu, il progetto di Francesca Marra che si è aggiudicata la menzione d’onore.

Si tratta di un progetto realizzato in Sudafrica nel luglio 2018 quasi interamente con iPhone (ritratti con macchina digitale): un viaggio a 4 mani. Le foto, infatti, si accompagnano ai testi di Simone Azzoni, scritti a mano su ogni copia e tradotti su un foglio color pesca che accompagna la zine.

Dov’è il vostro Sud?

“Dov’è il vostro Sud?” ho chiesto a Maroezka. “Quale sud?” mi ha risposto guardandosi attorno.
Possiamo viaggiare obliqui, pendendo a destra, a sinistra, avanti, indietro ed incerti rimanere in
bilico. Oppure in verticale, sfidando ostinazione e il vento dei punti cardinali. Qui era meglio stare
orizzontali, come i procreatori, i negligenti che vogliono rimanere a riposo nelle smagliature, nelle
increspature del presente. Era possibile solo abitare le circostanze, gli incroci tra il visibile e
l’invisibile, la provvisorietà delle connessioni che ci chiedono trascendenza. Così, senza un sistema
sovra-determinato e senza determinarne alcuno, siamo andati alla deriva tra Tamboerskloof e
Gardens, Bo-Kaap e Foreshore, le Township, Woodstock, Muizenberg, Kalk Bay,
Fishhoek,Waterfront dirottandoci a Simonstown, Clifton e Camps Bay, tanto a est fino a Cape Point,
quanto a ovest lungo la west Coast. “Un museo non è un museo se non può essere visitato da tutti”
ci ha detto Massimo quando siamo arrivati a Cape Town. Incontrare l’altro è stato questo esercizio
di cambiamento reciproco. Loro nella libertà di costruire le condizioni di un incontro inatteso e
libero, noi di fare ora di quella nostalgia la rincorsa per un salto nel Blu*.
Simone Azzoni
*Il mio Blu è ciò che rende i contorni di una immagine non definiti: un canale B.
Francesca

The Mammoth's Reflex
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