Ri-conoscere Michelangelo. La scultura del Buonarroti nella fotografia e nella pittura dall’Ottocento ad oggi

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FIRENZE. In occasione delle celebrazioni per i quattrocentocinquanta anni dalla morte di Michelangelo Buonarroti, la Galleria dell’Accademia di Firenze, in collaborazione con la Fratelli Alinari, fino al 18 maggio presenta un’esposizione che affronta il complesso tema del rinnovato interesse e dell’ammirazione per l’artista dall’Ottocento alla contemporaneità, attraverso l’opera di scultori, pittori e fotografi che hanno guardato alla figura del Buonarroti e alle sue opere come riferimento iconografico per le loro realizzazioni.

 

Horst P. Horst (Weissenfels-an-der-Saale 1906 - Palm Beach Garden, Florida 1999) Estrella Boissevan, photograph for Vogue, New York 13 settembre 1938 Stampa alla gelatina bromuro d’argento U.K., Collection Andrew Cowan
Horst P. Horst
(Weissenfels-an-der-Saale 1906 – Palm Beach Garden, Florida 1999)
Estrella Boissevan, photograph for Vogue, New York
13 settembre 1938
Stampa alla gelatina bromuro d’argento
U.K., Collection Andrew Cowan

 

Partendo dalla produzione fotografica realizzata da alcuni tra i più noti ateliers e professionisti del XIX e del XX secolo, si è cercato di evidenziare il ruolo determinante che la fotografia ha svolto nel consolidare la fortuna critica e iconografica di Michelangelo e, attraverso di essa, la celebrazione del suo mito. Una lettura trasversale, in chiave storico-fotografica, che mette al centro il ruolo svolto dalla fotografia, fin dalle sue origini, nel celebrare uno dei massimi artisti del Rinascimento italiano, e nell’eleggere un ristretto pantheon di immagini di sue sculture a monumenti della memoria collettiva.

 

Karen Knorr (Francoforte 1954) The Work of Art on the Age of Mechanical Reproduction 1986-1988 Stampa Cibachrome/Ilfochrome montata su alluminio Londra, Karen Knorr
Karen Knorr
(Francoforte 1954)
The Work of Art on the Age of Mechanical Reproduction
1986-1988
Stampa Cibachrome/Ilfochrome montata su alluminio
Londra, Karen Knorr

 

Il percorso espositivo prende avvio dalle rappresentazioni in chiave storicistica della fisionomia e della personalità di Michelangelo, con opere di Eugène Delacroix e Auguste Rodin, e di altri autori che hanno operato con il nuovo medium fotografico alle origini, tra i primi Eugène Piot, Édouard-Denis Baldus, gli Alinari, John Brampton Philpot, solo per ricordarne alcuni.

 

Antonia Mulas (Barbianello, Pavia 1939) Il Crepuscolo, La Notte, Il Giorno, dettagli 1978 Stampa ai sali d'argento su carta baritata stabilizzata al selenio  (2013) Todi, Antonia Mulas Fotografia Antonia Mulas © tutti i diritti riservati
Antonia Mulas
(Barbianello, Pavia 1939)
Il Crepuscolo, La Notte, Il Giorno, dettagli
1978
Stampa ai sali d’argento su carta baritata stabilizzata al selenio (2013)
Todi, Antonia Mulas
Fotografia Antonia Mulas © tutti i diritti riservati

 

La mostra si caratterizza per un continuo rimando tra le diverse modalità di tradurre e riproporre la scultura del Buonarroti: dalla fotografia intesa come oggetto di documentazione, alla specificità interpretativa nel confronto con la scultura, per giungere alla totale autonomia autoriale novecentesca tale da creare nuovi punti di vista e di analisi dell’opera d’arte. Nasce quindi un nuovo legame tra storici dell’arte e fotografi, ai quali è affidato il compito di rintracciare le forme e la materia dell’opera a conforto della ricerca storico artistica. Tra i casi proposti, le fotografie di Giuseppe Pagano alla Pietà di Palestrina, il lavoro di David Finn e di Aurelio Amendola, interpreti chiamati a collaborare con autorevoli storici dell’arte che dalle loro interpretazioni hanno potuto trarre importanti conferme alle loro teorie e analisi stilistiche.

 

Paolo Monti (Novara 1908 - Milano1982) Visitatori nella sala della Pietà Rondanini, Milano, Castello Sforzesco 1956 e 1961 Due stampe alla gelatina bromuro d’argento  Milano, Civico Archivio Fotografico (in deposito dalla Fondazione BEIC)
Paolo Monti
(Novara 1908 – Milano1982)
Visitatori nella sala della Pietà Rondanini, Milano, Castello Sforzesco
1956 e 1961
Due stampe alla gelatina bromuro d’argento
Milano, Civico Archivio Fotografico (in deposito dalla Fondazione BEIC)

 

Via via che il mito si consolida nella percezione collettiva, la presenza di Michelangelo si riconosce anche nell’opera di artisti del Novecento come Medardo Rosso, Henri Matisse, Carlo Mollino, e nella ricerca fotografica di personalità quali Emmanuel Sougez, Herbert List, Horst P. Horst, fino ad avvicinarsi agli anni Settanta, con le ricerche di Tano Festa, Paolo Monti, Antonia Mulas, e raggiungere le espressioni della contemporaneità con Helmut Newton e Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Gerard Rondeau.

 

Kim Ki-duk (Bonghwa 1960) Pietà 2012 Stampa lambda (2014) Korea, KIM Ki-duk Film Production
Kim Ki-duk
(Bonghwa 1960)
Pietà
2012
Stampa lambda (2014)
Korea, KIM Ki-duk Film Production

 

Il percorso della mostra si conclude con i riferimenti al tema della copia e del multiplo nell’epoca della riproducibilità e della massificazione affrontati da Karen Knorr, Lisa Sarfati, Tim Parchikov, mentre riconosciamo Michelangelo quale spunto emotivo dell’opera di Luca Pignatelli e modello formale della staged photography di Frank Horvat, Youssef Nabil, Kim Ki duk, fino a diventare ‘assenza’ nelle immagini di Thomas Struth e Candida Höfer.

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