TORINO. Un progetto inedito dell’artista francese Lise Sarfati, “Oh Man”, rimarrà esposto a Camera – Centro Italiano per la Fotografia fino al 13 marzo 2016. L’esposizione, allestita all’interno della Project Room del Centro, è a cura di Francesco Zanot e raccoglie una serie di undici immagini realizzate in California, nella Downtown di Los Angeles, tra il 2012 e il 2013.
Soggetto principale del lavoro sono alcuni uomini isolati all’interno del contesto urbano. Non compiono alcuna azione rilevante. Nella maggior parte dei casi camminano. Oppure sono colti in un momento di pausa nel mezzo di uno spostamento. Ciò nonostante la loro presenza è evidente. Carica di energia. Potente. Ovunque si trovino nel rettangolo dell’immagine, hanno un’importanza centrale. In una sorta di aggiornamento della tradizione umanista, Lise Sarfati elimina dal suo immaginario qualsiasi indicazione narrativa e tensione eroica, lasciando campo libero alla pura comparsa nello spazio di una serie di individui.
Privati dell’impeto di uno scopo e senza una direzione evidente, i protagonisti di questo lavoro vagano ininterrottamente. Inconsapevoli di essere fotografati, appaiono in posizioni precarie, mentre al contrario Lise Sarfati prende saldamente posizione di fronte a loro, attendendo per giorni interi il momento più propizio per riprendere le proprie immagini. Il risultato è un silenzioso dialogo che si svolge davanti allo spettatore e regola il passaggio tra l’indifferenza della rappresentazione e la partecipazione di chi osserva.
La città è l’unico scenario di questo incontro. Occupa l’intera superficie di ogni immagine, da destra a sinistra, dal basso all’alto. Il cielo, quando compare, è ridotto a un esiguo ritaglio geometrico in mezzo ai palazzi. Blu cobalto. Tipicamente americana nella costante alternanza tra edifici di mattoni, asfalto rabberciato, reti metalliche e insegne dei negozi, la metropoli fornisce il sottofondo ritmico invariabile degli imprevedibili gesti degli uomini, sparsi qua e là come note su uno spartito musicale. Il tempo è dato dalla luce istantanea dell’Ovest americano. Cristallina e violenta nelle ore centrali della giornata, costituisce l’innesco di un teatro che, a pochi chilometri dalle stelle del firmamento hollywoodiano, si svolge ininterrottamente ogni giorno.
Lise Sarfati. E’ un’artista e fotografa francese. Vive e lavora tra Parigi e Los Angeles. Si è laureata in russo alla Sorbona di Parigi, con una tesi sulle avanguardie russe in fotografia degli anni ’20/’30. Dal 1997 al 2011 ha fatto parte dell’agenzia Magnum Photos. È rappresentata da Yossi Milo Gallery, New York, e da Rose Gallery, Los Angeles, dal 2005. È stata premiata a Parigi con il Prix Niepce e con l’Infinity Award of International Center of Photography a New York. Lise Sarfati ha realizzato mostre personali in musei e gallerie di tutto il mondo, tra cui Los Angeles County Museum in L.A.; Foam, Amsterdam; Domus Artium, Centro del Arte, Salamanca; Center of Contemporary Art, Vinzavod, Mosca; Maison Européenne de la Photographie, Parigi; Fotografins Hus, Stoccolma; Nikolaî Center of Contemporary Art, Copenhagen; Yossi Milo Gallery, New York; Rose Gallery, Los Angeles; Brancolini Grimaldi Gallery, Roma e Londra. Il suo lavoro è presente in varie collezioni, tra cui LACMA, Los Angeles County Museum, CA; Brooklyn Museum, New York; De Young Museum, San Francisco, CA; Philadelphia Museum of Art; Santa Barbara Museum of Art, CA; Nelson-Atkins Museum of Art, MO, Kansas City; Harry Ransom Center University of Texas ad Austin, TX; Maison Européenne de la Photographie, Parigi; Fonds National d’Art Contemporain, Parigi; Bibliothèque Nationale de France, Paris. Il lavoro fotografico del primo periodo fu portato avanti in Russia in modo continuativo dal 1989 al 1999, identificando uno spettro psicologico molto preciso. La proiezione, le ambizioni associate con lo spazio immenso, il modo in cui vengono composte queste figure giocano un ruolo essenziale. Lise Sarfati vive e lavora negli Stati Uniti dal 2003, dove ha realizzato sei importanti serie di fotografie, seguite da mostre e pubblicazioni. Ognuno di questi lavori ha reso chiara l’identità di un approccio focalizzato sull’intensità del rapporto che si stabilisce con la persona fotografata, e di questa persona con il contesto. Una visione in cui l’individuo stesso è l’ambiente, una mappa che traccia il contorno di una pericolosa geografia culturale. La ricchezza della percezione è costruita senza effetti speciali. La composizione è priva di difetti nell’unità dell’immagine – lo stile tende a essere elementare e pulito, evitando ogni classificazione – ma le forme di ogni cosa e di ogni persona hanno centinaia di migliaia di sfaccettature. La dimensione delle posture e degli atteggiamenti è quella di una solenne immaturità: la scena formata dalle persone e dai luoghi è il silenzioso accartocciarsi di un sogno in cui ognuno rischia la propria vita. La seduzione femminile è venata di coincidenze fatali e la bellezza degli adolescenti sembra un incantesimo. La loro solitudine ed estraneità al mondo trasforma l’immagine in una camera di echi abitata dal fotografo, dal suo soggetto e dallo spettatore. Tra i suoi lavori: The New Life (2003); Immaculate (series, 2006-07); Austin, Texas (2008); She (2005-09); Sloane (2009); On Hollywood (2009-2010); Oh Man (2012-2013).
Lise Sarfati. Oh Man.
Dove: Camera, Centro Italiano per la Fotografia, via delle Rosine 18, Torino
Quando: 27 gennaio – 13 marzo 2016
Orari: Lunedì 11.00–19.00; Martedì chiuso; Mercoledì 11.00–19.00; Giovedì 11.00–21.00; Venerdì 11.00–19.00; Sabato 11.00–19.00; Domenica 11.00–19.00
Info: tel 011.0881150, camera@camera.to