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La Liberazione in Italia a colori e in bianco e nero. War is Over in mostra a Milano

Un’ausiliaria americana conversa con alcune contadine in abito tradizionale di un villaggio dell’Appennino, Aiello del Sabato (Avellino), 1944. © National Archives And Records Administration

MILANO. Si intitola “War is over!” la nuova mostra che, dal 10 febbraio al 10 aprile 2016, sarà ospitata negli spazi di Forma Meravigli.

L’esposizione, a cura di Gabriele D’Autilia ed Enrico Menduni, propone un confronto tra due diversi sguardi che raccontano la Liberazione in Italia: quello delle fotografie a colori dei Signal Corps dell’esercito americano e quello delle immagini in bianco e nero dei fotografi dell’Istituto Luce, molte delle quali inedite o precedentemente censurate e, a Forma Meravigli, saranno esposte circa 140 immagini, anche inedite, e filmati d’epoca – compresi nel periodo tra il luglio del 1943 (lo sbarco degli alleati in Sicilia) e il 1946 – che propongono la narrazione della guerra attraverso i suoi protagonisti, italiani e americani, e il confronto, unico e suggestivo, tra due differenti punti di vista. Inoltre per la prima volta anche alcune fotografie che vedono come protagonista la città di Milano.

 

 

 

 

La Liberazione dell’Italia durò due anni, dallo sbarco degli angloamericani in Sicilia nel luglio 1943 alla resa dei nazifascisti nell’aprile 1945. Questo processo lungo e doloroso fu messo straordinariamente in scena dai due opposti sguardi fotografici dei fotografi dell’Istituto Luce e dei Signal Corps dell’esercito americano. Sguardi che restituiscono due Italie e due diverse guerre e si osservano reciprocamente e che oggi sono messi a confronto e presentati per la prima volta al pubblico di Milano (dopo il successo della prima tappa della mostra a Roma a Palazzo Braschi).

 

 

La cantante e attrice Marlene Dietrich, di origine tedesca, tiene uno spettacolo per i soldati americani feriti in un ospedale militare sul fronte italiano, maggio 1944. © National Archives And Records Administration

 

Nelle foto dei Signal Corps (l’efficiente servizio di comunicazioni al seguito delle truppe statunitensi) provenienti da un raro repertorio, conservato presso la NARA (National Archives and Records Administration) di Washington, il colore diventa il segno di un’Italia diversa, “rivelata” da operatori e fotografi più attenti al dato sociale e uno strumento di esportazione dell’american way of life che, con la ricostruzione, raggiunge anche l’Italia. Fanno da controcanto gli scatti dell’Istituto Luce, l’organo ufficiale di documentazione fotocinematografica del regime, dove il “bianco e nero” è espressione prima del cupo declino del fascismo e poi della sobrietà di una classe dirigente che cerca di costruire sulle rovine della guerra. Tra queste, la mostra propone molte immagini del fondo “Reparto Guerra Riservati” in cui erano conservati i negativi bloccati dalla censura.

 

 

IL PERCORSO ESPOSITIVO. 10 le sezioni tematiche di questo percorso espositivo milanese in cui le due serie di immagini saranno affiancate in un dialogo immediato ed emozionante.

Nella prima sezione, Due diversi sguardi, viene proposto un confronto tra le fotografie degli operatori Luce e quelle dei Signal Corps, mentre nella seconda, La guerra non è come un film, si alternano episodi bellici e ritratti di soldati come, tra le altre immagini censurate, quella dei travestimenti da pecora dei combattenti. Vincitori e vinti sono illustrati nella terza sezione: per esempio, ad un Mussolini stanco e logorato si contrappone il tavolo delle potenze vincitrici alla Conferenza di Potsdam o il ringraziamento (oltre le regole protocollo) di Papa Pio XII, circondato dalle truppe alleate. La quarta sezione racconta poi il Bel Paese: in queste immagini l’obiettivo è fissato su edifici distrutti dai bombardamenti e cittadini smarriti tra le rovine. Nei Volti di guerra della quinta sezione scorre una sequenza di momenti di vita civile e militare, tra episodi di guerra e soccorsi ai feriti. Il dolore domina invece le immagini della sesta sezione, tra bombardamenti sulle popolazioni civili e la durezza dei combattimenti mentre in Amore e guerra, la settima sezione, si intravedono primi casti baci ed effusioni timidamente romantiche. Sono poi all’insegna del relax gli scatti esposti nell’ottava sezione, Consolazioni e divertimenti, che mettono a fuoco il desiderio di svagarsi, nonostante il pericolo e l’infuriare della guerra. Interrogatori, tribunali e processi si alternano nella nona sezione, La resa dei conti, per arrivare alla conclusione del percorso, Rinascere. Attraverso le immagini di questa decima sezione si racconta, dopo i festeggiamenti per la fine del conflitto, il difficile e contrastato inizio del dopoguerra.

A corredo della mostra tre postazioni video mostrano il coinvolgimento di grandi registi di Hollywood (integrati nei Signal Corps) nella guerra mondiale e la gioia e lo stordimento degli innumerevoli momenti della Liberazione italiana, con un particolare sguardo sui video e cinegiornali girati a Milano durante la guerra. La regia dei video è di Roland Sejko.

Il racconto dell’Italia che esce da questo duplice sguardo è tragico e glorioso, conosce i toni del coraggio e della sconfitta, della paura e della gioia, della cupa violenza e di una sconfinata voglia di vivere: di un Paese che si accingeva a percorrere i migliori anni del dopoguerra, con la conquista della democrazia, un grande cinema, la ricostruzione, la ricerca del benessere.

 

La tranviera del 26 luglio 1943 © Istituto Luce – Cinecittà

 

War is over

Dove: Forma Meravigli, via Meravigli 5-7, Milano

Quando: dal 10 febbraio al 10 aprile 2016

Orari: Mercoledì, venerdì, sabato e domenica 11.00 – 20.00; giovedì 12.00 – 23.00. Lunedì, martedì chiuso.

Ingresso: Intero 8 euro ; ridotto 6 euro

Infowww.formafoto.it

#WarIsOver

 

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