MILANO. In anteprima per l’Italia 54 riproduzioni digitali da negativi e stampe realizzate durante la Seconda Guerra Mondiale sul fronte del Pacifico e conservate negli archivi storici statali americani di US Navy, US Marine Corps e US National Archives (NARA). Si tratta di “La Guerra del Pacifico. Da Pearl Harbor alla Bomba Atomica”, in mostra a La Casa di Vetro, dal 30 aprile al 25 giugno 2016.

 

“La bandiera è issata su Iwo Jima”. Il momento in cui la bandiera americana è piantata sul monte Suribachi. Da sinistra a destra: Pvt 1st Class Ira H. Hayes; Pvt 1st Class Franklin Sousley, (KIA); Sgt Michael Strank, Pharmacist Mate 2/c John H. Bradley; Pvt 1st Class Rene A. Gagnon and Cpl Harlon H. Block, (KIA). Iwo Jima, 23 febbraio 1945, foto di Joe Rosenthal, courtesy U.S. Marine Corps.
“La bandiera è issata su Iwo Jima”. Il momento in cui la bandiera americana è piantata sul monte Suribachi. Da sinistra a destra: Pvt 1st Class Ira H. Hayes; Pvt 1st Class Franklin Sousley, (KIA); Sgt Michael Strank, Pharmacist Mate 2/c John H. Bradley; Pvt 1st Class Rene A. Gagnon and Cpl Harlon H. Block, (KIA). Iwo Jima, 23 febbraio 1945, foto di Joe Rosenthal, courtesy U.S. Marine Corps.

 

Inserita in Photofestival 2016 e curata da Alessandro Luigi Perna per il progetto History & Photography, la mostra racconta dall’attacco giapponese di sorpresa a Pearl Harbor alla successiva discesa in campo degli americani in estremo oriente e in particolare si concentra su alcune delle più famose battaglie navali e terrestri passate alla storia – Ivo Jima, Guadalcanal, Okinawa, Midway, etc. A chiudere la mostra le bombe atomiche sganciate sul Giappone che hanno costretto il paese del Sol Levante alla resa.

 

"Una foto catturata ai giapponesi mostra un Type 97, aereo d’attacco della marina, mentre decolla dalla portaerei Shokaku per raggiungere l’obiettivo di Pearl Harbor durante la mattina del 7 dicembre 1941”. Pearl Harbor, 7 dicembre 1941, autore sconosciuto, courtesy US Navy - U.S.  National Archives.  L'attacco di Pearl Harbor (nome in codice "operazione Z") fu attuato in assenza della dichiarazione di guerra da parte giapponese, che fu formalizzata soltanto ad attacco iniziato, e provocò l'ingresso nella seconda guerra mondiale degli Stati Uniti, dove si sviluppò nell'opinione pubblica un forte sentimento di riprovazione e di odio verso il Giappone. Il presidente Franklin Delano Roosevelt parlò di Day of Infamy (giorno dell'infamia).
“Una foto catturata ai giapponesi mostra un Type 97, aereo d’attacco della marina, mentre decolla dalla portaerei Shokaku per raggiungere l’obiettivo di Pearl Harbor durante la mattina del 7 dicembre 1941”. Pearl Harbor, 7 dicembre 1941, autore sconosciuto, courtesy US Navy – U.S. National Archives.
L’attacco di Pearl Harbor (nome in codice “operazione Z”) fu attuato in assenza della dichiarazione di guerra da parte giapponese, che fu formalizzata soltanto ad attacco iniziato, e provocò l’ingresso nella seconda guerra mondiale degli Stati Uniti, dove si sviluppò nell’opinione pubblica un forte sentimento di riprovazione e di odio verso il Giappone. Il presidente Franklin Delano Roosevelt parlò di Day of Infamy (giorno dell’infamia).

 

Alcune delle immagini esposte sono molto conosciute, delle vere e proprie icone dello scontro che ha visto da una parte i giapponesi e dall’altra gli alleati, altre sono rimaste per decenni negli archivi, viste soprattutto dagli addetti ai lavori e solo adesso mostrate al grande pubblico italiano. A produrle erano fotografi spesso sconosciuti, al seguito delle forze armate americane, che rischiavano la vita con i loro commilitoni pur di raccontare tutta la drammaticità degli scontri in prima linea durante gli sbarchi sulle isole o gli attacchi suicidi giapponesi alle portaerei di cui erano testimoni. Infine alcune delle immagini mostrate sono invece tratte dagli archivi giapponesi sequestrati dagli alleati.

 

“Prigionieri di Guerra giapponesi guardati a vista da soldati americani, dopo essere stati recuperati da una scialuppa di salvataggio dalla USS Ballard (AVD-10) nel giugno 1942. Sono i sopravvissuti della portaerei affondata Hiryu. Dopo essere stati trattenuti per alcuni giorni a Midway, sono stati mandati a Pearl Harbor il 23 giugno a bordo della USS Sirius (AK-15), arrivando il primo luglio. Da notare il marine di guardia al centro dietro il gruppo di prigionieri armato con un fucile M1903 Springfield”. Autore sconosciuto, Foto ufficiale della U.S. Navy ora nelle collezioni dei National Archives, courtesy U.S. National Archives Per la Marina Imperiale la battaglia delle Midway terminava disastrosamente, con la grave perdita di quattro grandi portaerei di squadra (orgoglio del Giappone), di un moderno incrociatore pesante e di centinaia di marinai e aviatori esperti e addestrati. Le perdite aeree ammontarono a oltre 300 velivoli, tra cui tutti quelli presenti sulle portaerei affondate e altri 33 caccia stivati nei depositi delle navi, in vista di un loro impiego a Midway dopo l’eventuale occupazione delle isole. Anche le perdite aeree americane furono tuttavia pesanti: 147 velivoli abbattuti, la Yorktown venne affondata, riducendo (dopo la perdita della Lexington) a tre le portaerei americane ancora operative. La clamorosa vittoria però mutava completamente il quadro strategico generale delle guerra del Pacifico.
“Prigionieri di Guerra giapponesi guardati a vista da soldati americani, dopo essere stati recuperati da una scialuppa di salvataggio dalla USS Ballard (AVD-10) nel giugno 1942. Sono i sopravvissuti della portaerei affondata Hiryu. Dopo essere stati trattenuti per alcuni giorni a Midway, sono stati mandati a Pearl Harbor il 23 giugno a bordo della USS Sirius (AK-15), arrivando il primo luglio. Da notare il marine di guardia al centro dietro il gruppo di prigionieri armato con un fucile M1903 Springfield”. Autore sconosciuto, Foto ufficiale della U.S. Navy ora nelle collezioni dei National Archives, courtesy U.S. National Archives
Per la Marina Imperiale la battaglia delle Midway terminava disastrosamente, con la grave perdita di quattro grandi portaerei di squadra (orgoglio del Giappone), di un moderno incrociatore pesante e di centinaia di marinai e aviatori esperti e addestrati. Le perdite aeree ammontarono a oltre 300 velivoli, tra cui tutti quelli presenti sulle portaerei affondate e altri 33 caccia stivati nei depositi delle navi, in vista di un loro impiego a Midway dopo l’eventuale occupazione delle isole. Anche le perdite aeree americane furono tuttavia pesanti: 147 velivoli abbattuti, la Yorktown venne affondata, riducendo (dopo la perdita della Lexington) a tre le portaerei americane ancora operative. La clamorosa vittoria però mutava completamente il quadro strategico generale delle guerra del Pacifico.

 

 

La Guerra del Pacifico. Da Pearl Harbor alla Bomba Atomica

Dove: La Casa di Vetro, via Luisa Sanfelice 3, Milano

Quando: dal 30 aprile al 25 giugno 2016

Orari: Lunedì, martedì, mercoledì, venerdì e sabato dalle 15.00 alle 19.30

Ingresso: libero

Info: www.lacasadivetro.com