TORINO. Dopo l’uscita dello storico album Sgt Pepper’s i Beatles, a quel punto la pop band più famosa del mondo, sente forte il richiamo del misticismo orientale; in particolare George Harrison sollecita gli altri tre “Scarafaggi” a recarsi in India. Un primo incontro tra i Beatles e Maharishi Mahesh Yogi ha luogo nell’agosto del 1967 a Londra. L’anno dopo Paul, John, George e Ringo si recano presso il suo ashram a Rishikesh in compagnia di un folto gruppo di amici, tra cui il cantautore Donovan, l’attrice Mia Farrow e la sorella Prudence, insieme a relative mogli e fidanzate, per un corso di meditazione trascendentale.

Il viaggio ha avuto un’enorme risonanza sui media internazionali ed è uno degli eventi chiave per lo slancio all’interesse verso l’oriente, che alla fine degli anni ’60 tocca la cultura popolare come la musica, la letteratura e il cinema, la fotografia e la pubblicistica in generale, la moda e il costume. Va detto che durante il loro soggiorno indiano i Beatles scrivono diverse canzoni che in seguito vengono pubblicate nell’ “album bianco”, Abbey Road e Let It Be.

 

PATTIE-BOYD-Paul-Ringo-and-John-during-a-lecture-II-1968
PATTIE-BOYD-Paul-Ringo-and-John-during-a-lecture-II-1968

 

Da questo particolare accadimento nasce “Nothing Is Real”, mostra ideata da Luca Beatrice, ispirata a un verso tratto da Strawberry Fields Forever: qualcosa che sta al di là delle apparenze, la ricerca dell’altro, del diverso, cui approcciarsi con una tensione metafisica e spirituale.

Da quando i Beatles incontrano l’Oriente, la cultura pop contamina il misticismo in un’ideale fusione tra occidente e oriente. Ecco quindi l’ispirazione della mostra Nothing Is Real, una cavalcata in undici sale negli spazi del MAO, il Museo d’Arte Orientale di Torino, dove troviamo una continua mescolanza tra cultura alta e cultura bassa.

 

 

PATTIE-BOYD-Paul-recording-his-experiences-in-Rishikesh-India-1968
PATTIE-BOYD-Paul-recording-his-experiences-in-Rishikesh-India-1968

 

Dai memorabilia beatlesiani relativi appunto al loro periodo mistico alle fotografie indiane di Italo Bertolasi e di Pattie Boyd, fidanzata di George Harrison e poi “amante” di Eric Clapton; dalle guide, mappe e manuali di viaggio utili a raggiungere l’India senza soldi alle prime edizioni di libri storici, come Siddharta, Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, La lunga strada per Katmandu; dal reportage diretto dal giovane giornalista Furio Colombo che forse per caso si trovava a Rishikesh negli stessi giorni dei Beatles a Wonderwall, film psichedelico del 1968 diretto da Joe Massot con musiche di George Harrison; dalle Ceramiche tantriche di Ettore Sottsass alle opere di Alighiero Boetti, Aldo Mondino, Luigi Ontani, Francesco Clemente che segnano diversi modi di avvicinarsi al tema dell’orientalismo.

Dal punto di vista della pubblicistica diverse riviste internazionali – Paris Match, Telegraph, Life – si incuriosisco al tema del viaggio come fuga e scoperta; e poi albi a fumetti, fanzines, editoria indipendente e controculturale, tutto ciò che non fa parte dell’ufficialità e del mainstream. Il mondo della musica, da Hendrix a Santana, da Joni Mitchell ai The Fool, scopre l’India in chiave psichedelica con copertine fantasmagoriche nelle loro illustrazioni. Va di moda persino la sessualità liberata da schemi troppo rigidi, attraverso immagini di un Kamasutra moderno.

Centinaia di oggetti provenienti da diversi ambiti e linguaggi dialogano con opere d’arte contemporanea in un ambiente ricco di stoffe, profumi e suoni, nell’allestimento curato dallo studio brh+ di Torino.

 

Nothing is Real. Quando i Beatles incontrarono l’Oriente

Dove: Mao Museo d’Arte Orientale

Quando: 1 giugno – 20 ottobre 2016

Orari: Da martedì a domenica 11.00-19.00. Chiuso lunedì.

Infowww.maotorino.it