Se ami la fotografia di paesaggio non puoi perdere Richard de Tscharner in mostra a Todi, a Perugia.
Il fotografo svizzero, infatti, uno dei più apprezzati esponenti della fotografia di paesaggio, è in mostra nelle tre sedi della Sala delle Pietre, del Museo Pinacoteca (in Palazzo del Popolo) e del Torcularium (nel Complesso delle Lucrezie).
Richard de Tscharner a Todi, cosa vedere in mostra
La mostra, curata da William A. Ewing, s’intitola “Il canto della terra: un poema fotografico” e presenta presenta 59 fotografie che esplorano l’universo creativo del fotografo svizzero.
Organizzata da PHOTODI, associazione culturale presieduta da Mario Santoro, in collaborazione con il Museo Pinacoteca di Todi e il Comune di Todi, l’esposizione è divisa in tre sedi.
Nella Sala delle Pietre, s’incontreranno alcune immagini di paesaggi in formato panoramico, oltre a quelle dei particolari dei disegni che la natura ha creato sulla superficie delle rocce, dell’acqua e del legno.
All’interno del Museo Pinacoteca, prezioso scrigno di arte antica, de Tscharner propone una serie di fotografie di rovine di antiche popolazioni, per ricordare il carattere effimero della nostra civiltà, in contrapposizione con quello ultra millenario della Terra.
La sezione al Torcularium, invece, si focalizza sulla presenza umana in aree remote del mondo, dove gli esseri umani hanno conservato un rapporto più stretto con la terra rispetto alla maggior parte degli odierni abitanti delle metropoli.
L’ispirazione a Adams e Weston
Ispirato da grandi autori quali Ansel Adams e Edward Weston, in più di vent’anni di lavoro, Richard de Tscharner ha viaggiato per oltre 22 paesi. Dall’India all’Algeria, dall’Islanda al Perù, dall’Italia agli Stati Uniti, dal Vietnam all’Etiopia, ad altri ancora, spesso in luoghi inaccessibili o di difficile raggiungimento. Il tutto riportando immagini di paesaggi, rigorosamente su pellicola bianco e nero, il vero colore della fotografia, secondo Robert Frank.
Il suo approccio fotografico è squisitamente filosofico e meditativo. Richard de Tscharner ha particolare interesse per gli effetti che le trasformazioni geologiche hanno avuto sull’ecosistema. Ovvero per la traccia lasciata dalle forze geologiche, come il fenomeno dell’erosione sulle rocce o quello del vento sulla sabbia dei deserti, che nel tempo hanno dato al nostro pianeta superfici così diverse e magiche.
Una visione a lungo termine
“Il paesaggio – afferma il curatore, William A. Ewing – continua a rivestire un ruolo primario nella pratica fotografica contemporanea, nutrito dal fascino duraturo che proviamo per la superficie del globo su cui viviamo. Negli ultimi vent’anni, Richard de Tscharner ha viaggiato per il mondo, a volte nella sua nativa Svizzera, in Italia e in Francia, – e talvolta in terre remote, al fine di catturare un vivido senso della grandezza e della complessità della ‘pelle’ del nostro pianeta”.
“La sua – prosegue William A. Ewing – è una visione a lungo termine della terra e delle forze geologiche che l’hanno trasformata, non nel corso di millenni, ma di eoni.
Tuttavia, non ha deciso di catturare ciò che è semplicemente bello o piacevole alla vista, ma immagini che mostrano le cicatrici e le “ferite” subite dalla terra. Il metodo di de Tscharner è lento, deliberatamente: si prende il suo tempo per fare ogni fotografia.
Con questo approccio, l’artista soddisfa la sfida che si è posto, riassunta in modo eloquente dal fotografo che ammira di più, Ansel Adams: Una grande fotografia è una piena espressione di ciò che si sente di ciò che viene fotografato nel senso più profondo, ed è, quindi, una vera espressione di ciò che si sente della vita nella sua interezza”.