Inge Morath: Venezia, dove tutto è iniziato

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Il Museo di Palazzo Grimani di Venezia celebra la figura della fotografa Inge Morath con una sezione inedita per l’Italia dedicata alla città lagunare dove la sua carriera ebbe avvio.

È stato l’amore a condurre nel novembre del 1951 Inge Morath e Lionel Burch, neo sposi, a Venezia. E sono stati il maltempo in Laguna e Robert Capa, a far diventare lei, che con la fotografia non aveva dimestichezza diretta ma che collaborava già con la celebre agenzia fotografica parigina, la prima donna fotografa dell’Agenzia Magnum Photos.

La mostra focalizza la Venezia di Inge Morath, attraverso il celebre reportage che la fotografa austriaca realizzò in Laguna, quando l’Agenzia Magnum la inviò in città per conto de L’Oeil, rivista d’arte che aveva scelto di corredare con scorci veneziani un reportage della mitica Mary McCarthy.

Inge Morath a Venezia: immagini inedite e da scoprire

La mostra Inge Morath Fotografare da Venezia in poi è curata da Kurt Kaidl e Brigitte Blüml, con Valeria Finocchi.

La mostra nel suo complesso raccoglie circa 200 fotografie che hanno un focus specifico e inedito su Venezia anche con il supporto di documentazione mai vista. Molte di queste fotografie veneziane, circa un’ottantina, non sono mai state esposte prima in Italia.

Un progetto che cade in concomitanza dei cento anni della nascita di Inge Morath, nata a Graz nel 1923 e che vede a, corredo della mostra, una selezione dei suoi principali reportage fotografici dedicati alla Spagna, Iran, Francia, Inghilterra-Irlanda, Stati Uniti d’America, Cina e Russia. Presenta anche la sezione dedicata ai ritratti, molto importante nella sua ultima parte di carriera.

La nascita della sua carriera da fotografa

All’epoca del primo soggiorno veneziano, la Morath lavorava in Magnum non come fotografa ma come collaboratrice redazionale. In pratica si occupava, anche grazie alla sua conoscenza delle lingue, della realizzazione delle didascalie che accompagnavano le immagini dei suoi colleghi fotografi, del calibro di Henri Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger e Robert Capa. Non fotografava, ma non le mancavano occhio e sensibilità.

In quel novembre, la luce di Venezia sotto la pioggia la stregò, tanto da indurla a chiamare Robert Capa, responsabile della Magnum, per suggerirgli di inviare un fotografo in grado di catturare la magia che tanto la stava stupendo. Capa le rispose che un fotografo di Magnum a Venezia c’era già: era lei con la macchina fotografica. Non restava che comprare un rullino, caricarla e iniziare a fotografare.

“Ero tutta eccitata. Sono andata nel luogo in cui volevo scattare le mie fotografie e mi sono fermata: un angolo di strada dove la gente passava in un modo che mi sembrava interessante. Ho regolato la fotocamera e ho premuto il pulsante di scatto non appena ho visto che tutto era esattamente come volevo. È stata come una rivelazione. Realizzare in un istante qualcosa che mi era rimasto dentro per così tanto tempo, catturandolo nel momento in cui aveva assunto la forma che sentivo giusta. Dopo di che, non c’è stato più modo di fermarmi”.

L’incarico con L’Oeil

Nel 1955, quattro anni dopo quelle prime fotografie, arriva l’incarico dalla rivista L’Oeil. Una volta a Venezia, avverte l’urgenza di esplorare la città e così “per ore andai in giro senza meta, solo a guardare, ossessionata dalla pura gioia di vedere e scoprire un luogo. Ovviamente avevo divorato libri su Venezia, sulla pittura e su quello che avrei dovuto fare. Il mio cervello ne era pieno… “.
“Il mio divertimento maggiore era quello di sedermi alla Scuola degli Schiavoni ed immergermi nelle opere di Carpaccio, quasi sempre da sola. O passare il tempo in compagnia del Tiepolo, era la fine del mondo. La sera i miei piedi erano stanchi e anche nel sonno mi trovavo ancora a camminare su innumerevoli ponti, le onde dei canali come pietrificate”.

Poi il Cimitero all’Isola di San Michele, Burano, Murano, Torcello, le processioni, il Redentore, i gatti ed i panni stesi, monumento, acqua e la gente comune

“Come sarei felice di aver catturato con la mia macchina fotografica qualcosa che mi ha commosso, come la donna davanti al cancello del Palazzo Furstenberg con i gomiti piegati dietro la schiena o le scarpe dimenticate davanti a una fontana, la quotidianità in tutto la sua precaria bellezza”. E aggiunge: “Fotografare era diventata per me una necessità e non volevo assolutamente più farne a meno”.

Inge Morath Fotografare da Venezia in poi
DoveMuseo di Palazzo Grimani 4858, Venezia
QuandoFino al 4 giugno 2023
OrariDa martedì adomenica dalle 10 alle 19. Chiuso il lunedì
Ingresso14 euro intero; 7 euro ridotto. Previste altre riduzioni
Infoingemorathexhibition.com
The Mammoth's Reflex
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