Eve Arnold, 170 fotografie da vedere a Forlì

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Le sale del Museo Civico San Domenico di Forlì si aprono a una leggenda della fotografia del XX secolo: Eve Arnold. Qui, infatti, fino al 7 gennaio 2024, si può vedere la mostra dedicata alla prima donna, insieme a Inge Morath, a far parte della prestigiosa agenzia Magnum Photos nel 1951.

La mostra, Eve Arnold. L’opera, 1950-1980, a cura di Monica Poggi, nasce dalla collaborazione con CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, Torino, ed è realizzata d’intesa con Magnum Photos.

Model, Drusilla "Dru" Beyfus, New York, USA, 1956 © Eve Arnold/Magnum Photos
Model, Drusilla “Dru” Beyfus, New York, USA, 1956 © Eve Arnold/Magnum Photos

Eve Arnold a Forlì: un vero viaggio nella (sua) fotografia

Negli anni, davanti al suo obiettivo, sono passati dive e divi del cinema, sfilate di moda e reportage d’inchiesta ancora attuali nello sguardo. Per questo la mostra si articola in un ampio percorso tra 170 fotografie. Un vero e proprio viaggio all’interno della produzione della fotografa statunitense, sancita anche nel passaggio dal bianco e nero agli scatti a colori.

“Al centro del lavoro di Eve Arnold – sottolinea Monica Poggi, curatrice della mostra – c’è sempre l’essere umano e il motivo che l’ha portato a essere lì dov’è. Che i suoi soggetti siano celebrità acclamate in tutto il mondo, o migranti vestiti di stracci, poco cambia”.

La comunità afroamericana è stata la prima protagonista dei suoi scatti: inaugura infatti la sua carriera ritraendo le modelle delle sfilate di Harlem dietro le quinte, sovvertendo i canoni della fotografia di moda, abbandonando la posa in favore della spontaneità e dando dignità a un mondo sommerso.

Nello stesso periodo si occupa di un reportage sulla famiglia Davis residente a Long Island. Considerata una famiglia “tipo” americana, discendente dai primi coloni, i Davis possiedono diversi terreni dove sfruttano braccianti neri. Un’occasione per la Arnold per mostrare le due facce del boom economico degli anni ’50 e mostrare al mondo il prezzo pagato dagli ultimi in nome degli affari.

La fragilità, a partire dalla propria, è al centro anche di un lavoro di rara profondità, che le permette di attraversare il dolore per la perdita di un figlio traducendo in immagini quanto è venuto a mancare. Eccola dunque impegnata a immortalare i primi istanti di decine di neonati al Mather Hospital di Port Jefferson, riuscendo ancora una volta a cogliere l’essenza più pura di quanto si trova davanti.

Marilyn Monroe and Montgomery Clift during filming of 'The Misfits', FILM: The Misfits, Nevada, USA, 1960 © Eve Arnold/Magnum Photos
Marilyn Monroe and Montgomery Clift during filming of ‘The Misfits’, FILM: The Misfits, Nevada, USA, 1960 © Eve Arnold/Magnum Photos

Il mondo dello spettacolo, tutto da fotografare

Dopo l’ingresso in Magnum comincia a entrare in contatto con il mondo dello spettacolo. Come primo incarico deve ritrarre Marlene Dietrich, la diva per eccellenza del cinema muto, durante l’incisione del suo album.

La fotografa non si fa intimorire dal peso specifico di quella notorietà e inizia a fotografarla senza sosta, cogliendo la natura più vera di quell’immagine già tanto iconica. Nonostante le numerose indicazioni della Dietrich in fase di post-produzione, Eve Arnold decide semplicemente di ristampare meglio le foto e spedirle ad Esquire. Un gesto coraggioso che ha scardinato l’immagine impalpabile della superstar tedesca, conquistando però anche la sua fiducia e apprezzamento.

Ed è proprio a questa filosofia che si rifà quando dovrà ritrarre Joan Crawford durante gli innumerevoli “riti” estetici prima di entrare sul set, affidandosi all’istinto e al suo sguardo vorace e acuto e arrivando così a mostrare il lato più intimo e autentico di un mito.

Al vertice della sua produzione legata al mondo di Hollywood troviamo Marilyn Monroe. “Il legame che ci univa ruotava tutto intorno alla fotografia. Le mie foto le piacevano ed era abbastanza arguta da capire che rappresentavano un modo nuovo di ritrarla”, spiegò poi la stessa Eve Arnold.

Erano ritratti lontani dall’immaginario già legato alla diva, scomposti, realizzati dopo lunghe giornate di set, non più irraggiungibile.

Migrant potato picker, Long Island, USA, 1951 © Eve Arnold/Magnum Photos
Migrant potato picker, Long Island, USA, 1951 © Eve Arnold/Magnum Photos

I reportage, per immortalare il mondo

Sempre grazie a Magnum cominciano anche gli incarichi internazionali, che la fanno tornare a una fotografia più impegnata. Nel 1969 si occupa del reportage Oltre il velo tra Afghanistan, Pakistan, Turkmenistan, Egitto ed Emirati Arabi Uniti, un progetto che la porterà a produrre un documentario, il primo a mostrare l’interno di un harem di Dubai.

Nel 1979, invece, si recherà in Cina per documentare il cambiamento del Paese dopo l’insediamento di Deng Xiaoping, sempre più aperto verso l’occidente, sempre più decisa a far emergere quanto diversamente celato.

La descrizione più lucida e diretta del suo lavoro è probabilmente lei stessa a darla, fornendo anche la più chiara delle indicazioni di poetica. “Sono stata povera e ho voluto ritrarre la povertà; ho perso un figlio e sono stata ossessionata dalle nascite; mi interessava la politica e ho voluto scoprire come influiva sulle nostre vite; sono una donna e volevo sapere delle altre donne”.

Eve Arnold. L’opera, 1950-1980
DoveMuseo Civico San Domenico, Piazzale Guido da Montefeltro 12, Forlì
Quando23 settembre 2023 –7 gennaio 2024
OrariDa martedì a venerdì dalle 9,30 alle 19. Sabato, domenica, giorni festivi dalle 9,30 alle 20
Ingresso12 euro intero; 8 euro ridotto. Previste altre riduzioni
Infowww.mostrefotograficheforli.it
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