L’Airbus A 380 di Mark Power atterra a Bologna

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BOLOGNA. Rimarrà aperta al pubblico fino al 20 ottobre la mostra AIRBUS A 380 di Mark Power ospitata nei locali dell’ex ospedale degli Innocenti (via M. D’Azeglio, 41). L’esposizione rientra nel circuito della prima edizione della biennale sulla fotografia industriale promossa dalla Fondazione Mast con la collaborazione dei Rencontres d’Arles e la direzione artistica di François Hébel. Il ciclo di mostre si articola in 17 esposizioni che si svolgono in dieci sedi storiche di Bologna e presso il centro polifunzionale MAST. Attraverso un vasto arco temporale con stampe fotografiche, libri e proiezioni pubbliche le mostre rappresentano “il Lavoro”, soggetto spesso trattato con indifferenza e quasi con distacco dal mondo della fotografia e dagli stessi fotografi.

 

 

Ho iniziato a lavorare per Airbus nel 2003, accogliendo l’invito a fotografare la costruzione del Final Assembly Line (FAL) di Tolosa. In questo stabilimento, una volta terminati i lavori, saranno assemblati i più grandi aerei passeggeri del mondo. Ben presto il mio incarico si è esteso a tutta Europa, e mi ha permesso di visitare le molte fabbriche che ospitano la produzione dei vari componenti dell’A 380. Ne ho seguito il trasporto a Tolosa via nave, su chiatta e su strada. Sono tornato a Tolosa nell’aprile 2005 per assistere al volo inaugurale a cui hanno fatto seguito le esposizioni di Parigi e Dubai. Il mio lavoro si è infine concluso nel 2006 quando ho documentato il Cold Test a cui è stato sottoposto il velivolo nelle regioni artiche del Canada prima di entrare in servizio nell’ottobre 2007 con Singapore Airlines. A oggi, Airbus ha ricevuto 262 ordini per questo mastodontico quadrimotore. Ogni volta che intraprendo un progetto a lungo termine nel mondo dell’industria, cerco di negoziare l’assoluta libertà di fotografare qualunque cosa io desideri. L’incarico affidatomi da Airbus non ha rappresentato un’eccezione. Non ho mai subito pressioni di alcun tipo, né mi è stato negato il permesso di mostrare le mie fotografie. Questa trasparenza fa onore all’azienda a cui vanno i miei sentiti ringraziamenti per la collaborazione dimostrata in questo incarico. Entro un anno, ho in programma di pubblicare in un libro le fotografie scattate all’Airbus A 380. Mark Power

 

 

ph Mark Power, Saint Nazaire, Francia, marzo 2004
ph Mark Power, Saint Nazaire, Francia, marzo 2004

 

Del suo lavoro parla François Hébel. Che fortuna poter seguire una grandiosa avventura industriale dalla A alla Z. Che fortuna che questo accada a un fotografo che ha saputo capire la giusta distanza, mostrando le dimensioni smisurate, l’avventura umana e tecnologica, le infrastrutture così come gli innumerevoli dettagli. Pare che per costruire l’Airbus A380, ci sia stato bisogno di inventare tutto, i cantieri, i trasporti, gli attrezzi, fino agli eventi del varo finale. L’eccezionale dimensione dell’aereo ha comportato un eccezionale investimento per i mezzi messi in campo. Ed è qui che interviene il talento del fotografo. Che deve saper rendere il senso di questa immensità, senza che le dimensioni prendano il sopravvento sulla sua creatività. Che deve “realizzare un’immagine” laddove tutto quanto è già uno spettacolo di per sé. Mark Power ha cominciato dalla luce. Ha scelto di lavorare con delle fotografie eteree, quasi una sorta di trasparenza luminosa. Poi, è stata la volta del punto di vista, spesso dall’alto o al contrario in una prospettiva così ravvicinata che si è invasi dal formato dell’aereo o dal numero infinito di elementi che compongono l’immagine. I personaggi e gli oggetti sembrano a volte talmente stilizzati che si perde la nozione di scala, di realtà. Si tratta di un gigantesco giocattolo o della miniatura di un gigante? L’artista non mostra certamente tutto, ma ogni immagine è organizzata in modo tale che se ne serbi il ricordo, e l’insieme descrive le tante fasi senza risultare mai noioso. Fase dopo fase, tre anni trascorrono sotto i nostri occhi, dalla costruzione del cantiere all’uscita di questa meraviglia aeronautica. Mark Power ha saputo raccontare una fiaba industriale, e il tempo non ha importanza tanto è meravigliosa l’avventura ai nostri occhi.

 

Bordeaux, Francia, marzo 2004
Bordeaux, Francia, marzo 2004

 

Il fotografo inglese Mark Power (1959) vive a Brighton. Nel 2002 entra a far parte dell’agenzia Magnum. Da bambino, nella soffitta di casa, Mark Power scopre l’ingranditore artigianale del padre, un oggetto assemblato a partire da un vaso da fiori capovolto, una comune lampadina e una semplice lente fotografica. Il suo interesse per la fotografia, probabilmente, nasce in questo momento, anche se, in seguito, preferirà studiare pittura e disegno. Divenuto fotografo “quasi per caso” nel 1983, Power lavora a lungo in campo editoriale e per diversi enti benefici, prima di intraprendere la carriera di insegnante nel 1992. Attualmente, Power insegna fotografia presso l’università di Brighton. Questa scelta professionale lo ha portato a orientarsi verso progetti autonomi, a lungo termine, affiancati da numerose commissioni su vasta scala nel settore industriale. L’opera di Power è stata oggetto di numerose mostre personali e collettive in tutto il mondo, ed è parte dimolte collezioni pubbliche e private. Il fotografo ha al suo attivo sei libri: The Shipping Forecast (1996), Superstructure (2000), The Treasury Project (2002), 26 Different Endings (2007), The Sound of Two Songs (2010) e Mass (2013).

 

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