Sendai Citi, la città futuristica di Bolognesi a Merano

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MERANO. Fino all’11 gennaio 2015, Merano Arte ospiterà il progetto di Marco Bolognesi, Sendai City. Un percorso concepito dall’artista bolognese per guidare il visitatore alla fine del futuro, in una megalopoli post-moderna, conflittuale e decadente, un non-luogo abitato da cyborg, governato dalle multinazionali e creato da un’intelligenza artificiale.

 

Marco Bolognesi, Police spaceship, Particolare tratto da un diorama. Collage di giocattoli e materiale plastico, Base 50x50 altezza 45 cm, 2014
Marco Bolognesi, Police spaceship, Particolare tratto da un diorama. Collage di giocattoli e materiale plastico, Base 50×50 altezza 45 cm, 2014

 

Il museo di Merano si trasformerà in ‘Sendai City’, una città-stato situata sul pianeta Caliban, dove il mondo (ormai ridotto a un’unica immensa capitale), è governato da una multinazionale, la Sendai Corporation, a capo della quale c’è il Grande Cervello.

La mostra, curata dal direttore artistico di Merano Arte, Valerio Dehò, ricostruisce questo scenario futuribile grazie a modellini, plastici, dee femminili, proiettori fatti da decine e decine di pezzi di meccano, offrendo un’esperienza a 360 gradi grazie anche a immagini “live” della città ripresa dall’alto e alla realtà aumentata accessibile attraverso tablet di ultima generazione.

Marco Bolognesi presenta un mondo ipertecnologico, colmo di omaggi a partire dal nome Ono-Sendai, la multinazionale giapponese che compare in Burning Chrome, un racconto del 1982 di William Gibson, uno dei padri fondatori del cyberpunk, e citazioni, come la tecnica scelta dall’artista per riprodurlo: il collage. Tecnica che consente di creare sculture utilizzando pezzi di giocattolo, scomporre e rimontare vecchi B-movie, inventare nuovi personaggi che rimandano ai fumetti, secondo il più puro pensiero cyberpunk.

 

Marco Bolognesi, Police spaceship, Particolare tratto da un diorama. Collage di giocattoli e materiale plastico, Base 50x50 altezza 45 cm, 2014
Marco Bolognesi, Police spaceship, Particolare tratto da un diorama. Collage di giocattoli e materiale plastico, Base 50×50 altezza 45 cm, 2014

 

Il risultato è una storia che occuperà due piani del museo e che avrà come punto centrale la grande installazione site specific (9 metri quadrati) che dialoga con un secondo livello di realtà aumentata, percepita attraverso l’uso di tablet. Il visitatore ha così l’opportunità di scoprire un extra-mondo, un secondo livello di spazio urbano, semplicemente puntando lo schermo verso le diverse angolazioni della stanza. Il pubblico conoscerà i momenti più importanti di questa storia, dalla causa iniziale, la corsa agli armamenti che innesca il conflitto e che porta a un mondo collassato dove le Nazioni, ormai senza alcun potere, vengono rimpiazzate da una sola multinazionale governata dal Grande Cervello, alla popolazione, con tre tipi di esseri: i mutanti, i cyborg e gli umani, ai quali si aggiungono numerose schiere di robot. La polizia, l’esercito e tutta la nomenclatura della Repubblica Sendai sono costituiti da cyborg e robot addestrati a gestire e controllare l’ordine della città e a lottare contro la resistenza dei mutanti ribelli.

Tutto questo accade su due livelli di percezione: il primo, quello reale, costituito da Sendai City, ha un aspetto cyberpunk e post-moderno. Il secondo è quello in cui vivono gli umani, è un mondo virtuale, generato dagli impianti visivi della Sendai Corporation. È disegnato come il pianeta Terra degli anni 2000, è l’unica realtà percepita dagli umani ma ospita anche cyborg e mutanti, che assumono sembianze umane ed è anch’esso scenario della loro guerra. Il passaggio da un mondo all’altro si attua con la rimozione o l’inserimento degli impianti visivi.

 

Marco Bolognesi, propaganda Sendai: urban planning n.1, photocollage – oil pastel, cm 104x150, 2014
Marco Bolognesi, propaganda Sendai: urban planning n.1, photocollage – oil pastel, cm 104×150, 2014

 

Il pensiero artistico da cui è nata la mostra è documentato da disegni a colori, il primo passo per la progettazione dell’universo di Bolognesi, con i suoi edifici, i suoi abitanti, le sue architetture, le sue atmosfere.

 

Siccome sono convinto che i luoghi siano finiti e definiti soprattutto da ciò che vi accade, animo la mia metropoli di personaggi e storie che fanno parte del mio mondo, del cinema che amo, di quella cultura a cui mi ispiro; storie che si incontrano per le strade, nei palazzi, sui treni di questo futuro senza tempo che è la mia metropoli. Marco Bolognesi

 

Proprio per raccontare al meglio queste storie, l’artista si avvale del cinema, cinema italiano di genere fantascientifico, quello degli anni Sessanta e Settanta, così pieno di riferimenti alla politica e alla società di allora, e che utilizza il futuro per parlare del presente. Vecchie pellicole di grandi registi italiani sono alla base delle contaminazioni tra passato e futuro operate dall’artista, unendole a nuove riprese e utilizzando illustrazione e animazione egli racconta attraverso immagini e video il suo mondo post-human e post-punk.

 

Info: www.kunstmeranoarte.org

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