PRAY (BI). Si intitola “FDR. La Fabbrica della ruota di Pray” la mostra di fotografie di Manuele Cecconello che, dal 19 giugno, sarà ospitata alla Fabbrica della ruota.
Nell’arco temporale di oltre vent’anni dall’avvio della sua seconda vita – che ha visto la trasformazione della lana da materia da lavorare a elemento cardine di una cultura da recuperare, analizzare e riproporre – la “Fabbrica della ruota” ha visto al lavoro vari fotografi, da Fabrizio Lava a Dario Lanzardo, da Franco Antonaci a Lyle Roblin, senza dimenticare i collaboratori del Fotogruppo Noveis. La visione proposta da Manuele Cecconello amplia e integra quelle che l’hanno preceduta. Accanto a inediti e suggestivi punti di vista dell’antico lanificio che l’occhio del fotografo – grazie anche all’esperienza come regista – ha saputo cogliere e interpretare, altre immagini documentano l’attuale realtà della fabbrica. In essa vi si incontra chi attraverso la ricerca produce cultura, e chi ne fruisce grazie alle visite guidate e alle proposte didattiche volte a far riconoscere ed apprezzare i saperi che secoli di attività laniere hanno sedimentato nell’edificio e nel territorio.
Ho cercato quei dettagli, quelle angolature che suscitassero un senso di attesa contemplativa, di concentrazione volta a fare delle prospezioni nel tempo. Quasi come un medium che evoca gli spettri, ad ogni scatto della fotocamera attendevo la reazione di un capoturno, l’avvio di una carda, il transito affannato di un facchino. Con queste fotografie in bianco e nero ho voluto perseguire una sintesi massima di quegli ambienti e di quella produzione tessile, lasciando a chi vede il suggerimento di integrare con la sua fantasia quelle presenze, quei suoni, quel dinamismo. Al presente della “Fabbrica della ruota” – fatto di ricerca e divulgazione grazie al lungimirante lavoro del DocBi – è dedicata l’ultima parte dell’esposizione che ritrae il nuovo esercito degli studenti i quali vanno alla ricerca di quei saperi antichi, di quelle storie di operai e operaie che ancora oggi risuonano potenti tra i muri di questa fortezza del lavoro.
Manuele Cecconello (1969) inizia a fotografare a 13 anni nello studio del padre pittore. Ricercatore solitario e intransigente, viene presto a contatto con il cinema d’autore e d’avanguardia che lo instraderà verso studi umanistici, la poesia, la musica contemporanea. Gioca con le pellicole, il super 8, gli obiettivi desueti, le elaborazioni. Si dedica al cinema e al video dalla fine degli anni Ottanta, scoprendo come è fatta l’immagine in movimento attraverso la realizzazione di un centinaio di film sperimentali. Nei primi anni Duemila ibrida cinema del reale e ricerca espressiva, producendo e dirigendo con la sua società Prospettiva Nevskij vari documentari a carattere storico, lirico e antropologico che gli valgono numerosi riconoscimenti internazionali. Continua a condurre parallelamente progetti didattici, fotografici e cinematografici, di recente convergenza sulle piattaforme di comunicazione digitale.