La difficile vita dei Rohingya in mostra a Venezia

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Lo spazio espositivo dell’Università Ca’ Foscari CFZ – Cultural Flow Zone, fino al 31 ottobre ospita la mostra fotografica dal titolo “Un ambiente ostile: vita dei Rohingya” che presenta una serie di fotografie scattate da rifugiati Rohingya.

La vita dei Rohingya in mostra a Venezia

La mostra è curata da Shafiur Rahman e organizzata dal Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali, il Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati, il Centro Studi sui Diritti Umani (CESTUDIR), l’Archivio Scritture Scrittrici Migranti e CFZ exhibitions.

Esposte le fotografie di venti rifugiati Rohingya che condividono le loro impressioni e ci forniscono una prospettiva differente rispetto a quella trasmessa dai media bengalesi che solitamente sono volti ad evidenziare il carattere ostile dei Rohingya, mostrandoli come un peso sociale.

I fotografi: Anonymous (Bhasan Char), Yassin Abdumonab, Zahangir Alam, Haider Ali, Salim Ullah Armany, Laila Begum, Sahat Zia Hero, Mohammed Hossain, Nur Hossain, Zonun Hubait, Mainul Islam, Abul Kalam, Mohamed Kasim, Mohammed Salim Khan, Ro Mehrooz, Abdul Monaf, Minara, Peter Saiful, Mohammmed Zobair e Mohammed Zonaid.

Un ambiente ostile vita dei Rohingya foto di Zahangir Alam
© Zahangir Alam

Rohingya: chi sono?

Secondo l’organizzazione umanitaria Save The Children, i Rohingya sono un gruppo etnico di religione musulmana che risiede principalmente in Myanmar, nello stato di Rakhine, al limite geografico del Bangladesh.

Il destino dei Rohingya in Myanmar è sempre stato complicato. Non riconosciuti come cittadini birmani, ma identificati come bengalesi musulmani, non sono riconosciuti giuridicamente come cittadini dal governo. Anzi, sono descritti come ostili e un peso per la comunità e non hanno il permesso di muoversi liberamente nel Paese.

Questa desolata situazione è sfuggita nell’estate del 2017, anno in cui il numero di attacchi sistematici alla popolazione civile ha raggiunto numeri inimmaginabili. Dopo la distruzione dei villaggi, i morti e le violenze i Rohingya hanno cercato di fuggire trovando riparo a Cox’s Bazar in Bangladesh. La vita nei campi per rifugiati, però, è insostenibile. I campi sono sovraffollati, senza alcuna sicurezza e con condizioni igienico-sanitarie al limite.

Un ambiente ostile vita dei Rohingya foto di Salim Ullah Armany
© Salim Ullah Armany

Una vita da rifugiati per la sopravvivenza

Le immagini dei 20 fotografi in mostra vogliono puntare il riflettore su una situazione che ad oggi i media ignorano pesantemente. Le fotografie raccontano le criticità che i rifugiati Rohingya incrociano in questi luoghi di asilo temporaneo dal sapore salvifico ma pieni di insidie.

In primis, non ci sono sicurezza o diritti. Nonostante la fuga da violenza, torture, vessazioni e prepotenza giuridica, non c’è nessuna sicurezza per uomo o donna Rohingya che sia. Non c’è certezza di pace e persino la permanenza non è detto sia temporanea.

I 20 rifugiati Rohingya, dunque, parlano al mondo delle loro impressioni ed esperienze mostrando i loro fermi immagine. L’intenzione è quella di offrire una visione realistica e non distorta come quella divulgata dai media bengalesi.

Un ambiente ostile: vita dei Rohingya
DoveCFZ CULTURAL FLOW ZONE – TESA 1, Zattere al Pontelungo, Dorsoduro 1392, Venezia
QuandoDal 18 ottobre al 31 ottobre 2022
Orarida lunedì a sabato dalle 10 alle 18. La domenica dalle 15 alle 18
IngressoGratuito
Infohttps://www.unive.it/data/agenda/14/65304
Terry Peterle
Terry Peterle
Nell’ambito della fotografia il suo interesse e i suoi studi si sono rivolti prevalentemente nella cultura e linguaggio fotografico, e con particolare interesse segue lo sviluppo e le diramazioni dello stesso nella fotografia attuale.

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Lo spazio espositivo dell’Università Ca’ Foscari CFZ – Cultural Flow Zone, fino al 31 ottobre ospita la mostra fotografica dal titolo “Un ambiente ostile: vita dei Rohingya” che presenta una serie di fotografie scattate da rifugiati Rohingya.

La vita dei Rohingya in mostra a Venezia

La mostra è curata da Shafiur Rahman e organizzata dal Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali, il Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati, il Centro Studi sui Diritti Umani (CESTUDIR), l’Archivio Scritture Scrittrici Migranti e CFZ exhibitions.

Esposte le fotografie di venti rifugiati Rohingya che condividono le loro impressioni e ci forniscono una prospettiva differente rispetto a quella trasmessa dai media bengalesi che solitamente sono volti ad evidenziare il carattere ostile dei Rohingya, mostrandoli come un peso sociale.

I fotografi: Anonymous (Bhasan Char), Yassin Abdumonab, Zahangir Alam, Haider Ali, Salim Ullah Armany, Laila Begum, Sahat Zia Hero, Mohammed Hossain, Nur Hossain, Zonun Hubait, Mainul Islam, Abul Kalam, Mohamed Kasim, Mohammed Salim Khan, Ro Mehrooz, Abdul Monaf, Minara, Peter Saiful, Mohammmed Zobair e Mohammed Zonaid.

Un ambiente ostile vita dei Rohingya foto di Zahangir Alam
© Zahangir Alam

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Il destino dei Rohingya in Myanmar è sempre stato complicato. Non riconosciuti come cittadini birmani, ma identificati come bengalesi musulmani, non sono riconosciuti giuridicamente come cittadini dal governo. Anzi, sono descritti come ostili e un peso per la comunità e non hanno il permesso di muoversi liberamente nel Paese.

Questa desolata situazione è sfuggita nell’estate del 2017, anno in cui il numero di attacchi sistematici alla popolazione civile ha raggiunto numeri inimmaginabili. Dopo la distruzione dei villaggi, i morti e le violenze i Rohingya hanno cercato di fuggire trovando riparo a Cox’s Bazar in Bangladesh. La vita nei campi per rifugiati, però, è insostenibile. I campi sono sovraffollati, senza alcuna sicurezza e con condizioni igienico-sanitarie al limite.

Un ambiente ostile vita dei Rohingya foto di Salim Ullah Armany
© Salim Ullah Armany

Una vita da rifugiati per la sopravvivenza

Le immagini dei 20 fotografi in mostra vogliono puntare il riflettore su una situazione che ad oggi i media ignorano pesantemente. Le fotografie raccontano le criticità che i rifugiati Rohingya incrociano in questi luoghi di asilo temporaneo dal sapore salvifico ma pieni di insidie.

In primis, non ci sono sicurezza o diritti. Nonostante la fuga da violenza, torture, vessazioni e prepotenza giuridica, non c’è nessuna sicurezza per uomo o donna Rohingya che sia. Non c’è certezza di pace e persino la permanenza non è detto sia temporanea.

I 20 rifugiati Rohingya, dunque, parlano al mondo delle loro impressioni ed esperienze mostrando i loro fermi immagine. L’intenzione è quella di offrire una visione realistica e non distorta come quella divulgata dai media bengalesi.

Un ambiente ostile: vita dei Rohingya
DoveCFZ CULTURAL FLOW ZONE – TESA 1, Zattere al Pontelungo, Dorsoduro 1392, Venezia
QuandoDal 18 ottobre al 31 ottobre 2022
Orarida lunedì a sabato dalle 10 alle 18. La domenica dalle 15 alle 18
IngressoGratuito
Infohttps://www.unive.it/data/agenda/14/65304
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Un ambiente ostile vita dei Rohingya foto di Zahangir Alam
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Questa desolata situazione è sfuggita nell’estate del 2017, anno in cui il numero di attacchi sistematici alla popolazione civile ha raggiunto numeri inimmaginabili. Dopo la distruzione dei villaggi, i morti e le violenze i Rohingya hanno cercato di fuggire trovando riparo a Cox’s Bazar in Bangladesh. La vita nei campi per rifugiati, però, è insostenibile. I campi sono sovraffollati, senza alcuna sicurezza e con condizioni igienico-sanitarie al limite.

Un ambiente ostile vita dei Rohingya foto di Salim Ullah Armany
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Le immagini dei 20 fotografi in mostra vogliono puntare il riflettore su una situazione che ad oggi i media ignorano pesantemente. Le fotografie raccontano le criticità che i rifugiati Rohingya incrociano in questi luoghi di asilo temporaneo dal sapore salvifico ma pieni di insidie.

In primis, non ci sono sicurezza o diritti. Nonostante la fuga da violenza, torture, vessazioni e prepotenza giuridica, non c’è nessuna sicurezza per uomo o donna Rohingya che sia. Non c’è certezza di pace e persino la permanenza non è detto sia temporanea.

I 20 rifugiati Rohingya, dunque, parlano al mondo delle loro impressioni ed esperienze mostrando i loro fermi immagine. L’intenzione è quella di offrire una visione realistica e non distorta come quella divulgata dai media bengalesi.

Un ambiente ostile: vita dei Rohingya
DoveCFZ CULTURAL FLOW ZONE – TESA 1, Zattere al Pontelungo, Dorsoduro 1392, Venezia
QuandoDal 18 ottobre al 31 ottobre 2022
Orarida lunedì a sabato dalle 10 alle 18. La domenica dalle 15 alle 18
IngressoGratuito
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I fotografi: Anonymous (Bhasan Char), Yassin Abdumonab, Zahangir Alam, Haider Ali, Salim Ullah Armany, Laila Begum, Sahat Zia Hero, Mohammed Hossain, Nur Hossain, Zonun Hubait, Mainul Islam, Abul Kalam, Mohamed Kasim, Mohammed Salim Khan, Ro Mehrooz, Abdul Monaf, Minara, Peter Saiful, Mohammmed Zobair e Mohammed Zonaid.

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I 20 rifugiati Rohingya, dunque, parlano al mondo delle loro impressioni ed esperienze mostrando i loro fermi immagine. L’intenzione è quella di offrire una visione realistica e non distorta come quella divulgata dai media bengalesi.

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Infohttps://www.unive.it/data/agenda/14/65304
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Terry Peterle
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Street reportage: un workshop con Massimiliano Faralli a Padova

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La vita dei Rohingya in mostra a Venezia

La mostra è curata da Shafiur Rahman e organizzata dal Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali, il Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati, il Centro Studi sui Diritti Umani (CESTUDIR), l’Archivio Scritture Scrittrici Migranti e CFZ exhibitions.

Esposte le fotografie di venti rifugiati Rohingya che condividono le loro impressioni e ci forniscono una prospettiva differente rispetto a quella trasmessa dai media bengalesi che solitamente sono volti ad evidenziare il carattere ostile dei Rohingya, mostrandoli come un peso sociale.

I fotografi: Anonymous (Bhasan Char), Yassin Abdumonab, Zahangir Alam, Haider Ali, Salim Ullah Armany, Laila Begum, Sahat Zia Hero, Mohammed Hossain, Nur Hossain, Zonun Hubait, Mainul Islam, Abul Kalam, Mohamed Kasim, Mohammed Salim Khan, Ro Mehrooz, Abdul Monaf, Minara, Peter Saiful, Mohammmed Zobair e Mohammed Zonaid.

Un ambiente ostile vita dei Rohingya foto di Zahangir Alam
© Zahangir Alam

Rohingya: chi sono?

Secondo l’organizzazione umanitaria Save The Children, i Rohingya sono un gruppo etnico di religione musulmana che risiede principalmente in Myanmar, nello stato di Rakhine, al limite geografico del Bangladesh.

Il destino dei Rohingya in Myanmar è sempre stato complicato. Non riconosciuti come cittadini birmani, ma identificati come bengalesi musulmani, non sono riconosciuti giuridicamente come cittadini dal governo. Anzi, sono descritti come ostili e un peso per la comunità e non hanno il permesso di muoversi liberamente nel Paese.

Questa desolata situazione è sfuggita nell’estate del 2017, anno in cui il numero di attacchi sistematici alla popolazione civile ha raggiunto numeri inimmaginabili. Dopo la distruzione dei villaggi, i morti e le violenze i Rohingya hanno cercato di fuggire trovando riparo a Cox’s Bazar in Bangladesh. La vita nei campi per rifugiati, però, è insostenibile. I campi sono sovraffollati, senza alcuna sicurezza e con condizioni igienico-sanitarie al limite.

Un ambiente ostile vita dei Rohingya foto di Salim Ullah Armany
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In primis, non ci sono sicurezza o diritti. Nonostante la fuga da violenza, torture, vessazioni e prepotenza giuridica, non c’è nessuna sicurezza per uomo o donna Rohingya che sia. Non c’è certezza di pace e persino la permanenza non è detto sia temporanea.

I 20 rifugiati Rohingya, dunque, parlano al mondo delle loro impressioni ed esperienze mostrando i loro fermi immagine. L’intenzione è quella di offrire una visione realistica e non distorta come quella divulgata dai media bengalesi.