Nuova Generazione. Sguardi contemporanei sugli Archivi Alinari è la mostra ospitata a Camera Torino che presenta le opere inedite realizzate da quattro giovani artiste e artisti tra i più promettenti in Italia. Si tratta di: Matteo De Mayda, Leonardo Magrelli, Giovanna Petrocchi e Silvia Rosi.
A partire dallo studio dell’immenso patrimonio fotografico custodito da Fondazione Alinari per la Fotografia di Firenze, ognuno di loro ha sviluppato un progetto in grado di far dialogare passato e presente, impiegando un approccio multidisciplinare che testimonia la ricchezza della fotografia contemporanea.
Passato e presente: un dialogo di nuova generazione
I quattro progetti presentati nella Project Room di Camera Torino, fino al 4 febbraio 2024, sono molto differenti fra loro ed esplorano un ampio spettro di riflessioni legate al tema dell’archivio.
Leonardo Magrelli e la catalogazione
Leonardo Magrelli, dopo aver visionato tutte le 223.940 fotografie digitalizzate e presenti sul portale di Fondazione Alinari, ha selezionato una rosa di immagini che testimoniano, dal suo punto di vista, l’eterogeneità della raccolta. Riflettendo sui meccanismi di catalogazione, nel suo progetto 57 giorni di immagini, Magrelli decontestualizza e reinquadra questi materiali per far loro assumere nuovi e differenti significati.
I tagli particolarmente ravvicinati rendono ancora più complessa l’interpretazione, portando a un distanziamento fra le immagini e i riferimenti culturali e storici di cui esse erano portatrici. Lo stesso meccanismo è stato applicato anche alle didascalie, che l’artista allontana dai rispettivi scatti, al fine di suscitare nello spettatore il senso di sospensione e di incompiutezza che lo porterà ad attivarsi per dare una propria lettura a ciò che vede.
Silvia Rosi e la costruzione della verità storica
Riprendendo un recente lavoro di ricerca, Silvia Rosi con Protektorat riflette sulla forza delle immagini e delle parole nella costruzione della verità storica. Attenta alla fallibilità della traduzione dei documenti d’archivio, così come all’urgenza di ricostruire una memoria famigliare a seguito della diaspora africana, Rosi esplora i materiali raccolti nell’Archivio Nazionale di Lomé, in Togo.
Cosa differenzia la storia dei coloni da quella dei colonizzati? I suoi caratteristici autoritratti ambientati, così come le scenografie che ricostruisce a partire da questa indagine, riflettono su un’identità negata dalla storia ufficiale. La messa in scena di una partita di Ludo, (gioco da tavola di origine indiana ma importato in Africa Occidentale dai soldati britannici), la Bibbia, così come gli elementi decorativi presi dai tessuti a stampa Wax, sono simboli di dominazione, erroneamente attribuiti alla cultura del luogo ma realmente importati in quelle aree geografiche dai coloni. Controstorie che, dunque, ridanno memoria a racconti dimenticati, evidenziando una riflessione sulla subalternità.
Giovanna Petrocchi e il collage digitale
Nella sua pratica artistica, Giovanna Petrocchi riusa materiali prelevati da archivi accessibili online per mezzo della tecnica del collage digitale. In questa occasione, partendo da fotografie appartenenti al fondo Giuseppe Wulz presenti negli Archivi Alinari, Petrocchi scansiona delle insolite carte de visite per dare vita a un’ironica e divertita schedatura in divenire di un inedito paesaggio fantastico.
Tradizionalmente, questo tipo di fotografie riproducono ritratti in piccolo formato molto diffusi a fine Ottocento per far circolare immagini di famiglia ma, nel caso più unico che raro di Wulz, immortalano esclusivamente interni di un palazzo triestino. Colpita da tale anomalia, Petrocchi decide di far abitare questo mondo a insospettabili personaggi di fantasia. Per il suo progetto Archivio di G., seleziona dunque parti di queste fotografie e, facendole incontrare con altri materiali provenienti da archivi d’arte accessibili sul web – come quello del British Museum di Londra o del Metropolitan Museum di New York, nonché con le fotomicrografie di insetti del fondo Giorgio Roster sempre appartenente alla Collezione Alinari -, dà vita a una classificazione immaginaria di Flora e Fauna, Uomo, Macchinari e Scrittura che riflette sul potenziale estetico, atemporale e non neutrale degli archivi.
Matteo De Mayda e le barene di Venezia
Matteo De Mayda lavora in collaborazione con enti di ricerca ambientale per esplorare la dimensione di trasformazione della laguna di Venezia, in particolare delle sue ‘barene’ (terreni di forma tabulare tipici delle lagune). Le ‘barene’ costituiscono uno degli ambienti più caratteristici e allo stesso tempo più fragili dell’ecosistema veneziano svolgendo funzioni fondamentali per l’equilibrio lagunare.
Venezia, fra le mete predilette dei gran tour dei secoli scorsi e del turismo di massa di oggi, è uno dei soggetti maggiormente presenti negli Archivi Alinari. De Mayda, nel suo progetto Una barena intera, esce però dalle traiettorie turistiche per raccontare la fragilità di un ecosistema dove coesistono diverse specie di uccelli, la cui sopravvivenza è messa a rischio dall’azione umana. Mixando la tecnica della fotogrammetria con immagini storiche di varie specie che abitano le barene, il dialogo fra passato e presente ci obbliga inevitabilmente a una riflessione sul futuro delle terre che abitiamo.
Una mostra per incrementare il patrimonio fotografico
La mostra, con il progetto allestitivo di Andrea Isola, è organizzata da CAMERA e FAF Toscana Fondazione Alinari per la Fotografia, a cura di Giangavino Pazzola e Monica Poggi, con l’intento di incrementare il patrimonio fotografico pubblico attraverso la committenza di progetti inediti a giovani artiste e artisti.
L’iniziativa è risultata vincitrice di “Strategia Fotografia 2022”, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura per favorire e sostenere la ricerca, i talenti e le eccellenze italiane nel campo della fotografia.
Dopo la mostra a Torino, nella primavera 2024 le opere verranno esposte a Firenze, dove dialogheranno con le fotografie storiche e gli oggetti dell’archivio, evidenziando il rapporto tra passato, presente e futuro, per essere poi acquisite ed entrare così a far parte degli Archivi Alinari.
Dove | CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, via delle Rosine 18, Torino |
Quando | Fino al 4 febbraio 2024 |
Orari | Lunedì, martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica dalle 11 alle 19. Giovedì dalle 11 alle 21. |
Ingresso | 12 euro intero; 8 euro ridotto. Previste altre riduzioni |
Info | www.camera.to |