ROMA. Un lungo sospiro di sollievo, condiviso da civili e militari italiani con gli eserciti alleati e i partigiani, accompagna la fine della seconda guerra mondiale. E’ un momento di festa e speranza e, insieme, un momento di paura, contrasti e smarrimento: tra la fine di aprile e l’inizio di maggio del 1945 l’Italia nuova deve ancora compiersi e il Paese, distrutto e affamato, lotta per il riscatto, verso la rinascita.
Due diverse visioni della Liberazione, in bianco e nero e a colori, due modalità parallele di rappresentazione della guerra e della pace futura si alternano e combinano in un originale racconto per immagini nella mostra “WAR IS OVER! L’Italia della Liberazione nelle immagini dei U.S. Signal Corps e dell’Istituto Luce, 1943-1946”, ospitata dal 26 settembre al 10 gennaio 2016 al Museo di Roma Palazzo Braschi.
A cura di Gabriele D’Autilia ed Enrico Menduni, la mostra propone una selezione di circa 140 immagini, anche inedite, e filmati d’epoca – compresi nel periodo tra il luglio del 1943 (lo sbarco degli alleati in Sicilia) e il 1946 – per una narrazione della guerra attraverso i suoi protagonisti, italiani e americani, e il confronto, unico e suggestivo, tra due differenti punti di vista.
Da una parte gli scatti dell’Istituto Luce, l’organo ufficiale di documentazione foto-cinematografica del regime, dove il “bianco e nero” è espressione prima del cupo declino del fascismo e poi della sobrietà di una classe dirigente che cerca di costruire sulle rovine della guerra; tra queste, molte immagini del fondo “Reparto Guerra Riservati” in cui erano conservati i negativi bloccati dalla censura.
Dall’altra, le fotografie dei Signal Corps, l’efficiente servizio di comunicazioni al seguito delle truppe statunitensi, provenienti da un raro repertorio, conservato presso la NARA (National Archives and Records Administration) di Washington e solo in parte conosciuto in Italia. Qui il colore diventa il segno di un’Italia diversa, “rivelata” da operatori e fotografi più attenti al dato sociale e uno strumento di esportazione dell’american way of life che, con la ricostruzione, raggiunge anche l’Italia.
A U.S. Army soldier draped with rifle bullets.
Il percorso espositivo si snoda attraverso 10 sezioni tematiche, in cui le due serie di immagini sono affiancate in un dialogo immediato ed emozionante.
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Nella prima sezione, Due diversi sguardi, viene proposto un confronto tra le fotografie degli operatori Luce e quelle dei Signal Corps, mentre nella seconda, La guerra non è come un film, si alternano episodi bellici e ritratti di soldati come, tra le altre immagini censurate, quella dei travestimenti da pecora dei combattenti. Vincitori e vinti sono illustrati nella terza sezione: per esempio, ad un Mussolini stanco e logorato si contrappone il tavolo delle potenze vincitrici alla Conferenza di Potsdam o il ringraziamento (oltre le regole protocollo) di Papa Pio XII, circondato dalle truppe alleate.
La quarta sezione racconta poi il Bel Paese: in queste immagini l’obiettivo è fissato su edifici distrutti dai bombardamenti e cittadini smarriti tra le rovine. Nei Volti di guerra della quinta sezione scorre una sequenza di momenti di vita civile e militare, tra episodi di guerra e soccorsi ai feriti. Il dolore domina invece le immagini della sesta sezione, tra bombardamenti sulle popolazioni civili e la durezza dei combattimenti mentre in Amore e guerra, la settima sezione, si intravedono primi casti baci ed effusioni timidamente romantiche. Sono poi all’insegna del relax gli scatti esposti nell’ottava sezione, Consolazioni e divertimenti, che mettono a fuoco il desiderio di svagarsi, nonostante il pericolo e l’infuriare della guerra.
Interrogatori, tribunali e processi si alternano nella nona sezione, La resa dei conti, per arrivare alla conclusione del percorso, Rinascere. Attraverso le immagini di questa decima sezione si racconta, dopo i festeggiamenti per la fine del conflitto, il difficile e contrastato inizio del dopoguerra.
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A corredo della mostra tre postazioni video mostrano il coinvolgimento di grandi registi di Hollywood (integrati nei Signal Corps) nella guerra mondiale e la gioia e lo stordimento degli innumerevoli momenti della Liberazione italiana, oltre a un’originale sintesi delle immagini esposte.
Le fotografie in mostra non costituiscono il supporto visuale di un percorso storiografico già scritto: vogliono piuttosto valorizzare la diversità delle due prospettive e le loro connessioni con lo sfondo culturale dei due paesi e il loro immaginario, all’epoca particolarmente segnato dal cinema. L’influenza è evidente nel contesto americano ma emerge anche in Italia, sia pure a fatica e sfuggendo alle maglie della censura, come si può vedere negli scatti con il legionario con i baffi “alla Amedeo Nazzari” o nella postazione sotterranea tappezzata dalle foto delle dive.
- Soldato italiano in uniforme coloniale sul fronte africano, 1941-1942. Il cinema, la forma di intrattenimento più popolare, impone i suoi modelli: qui i baffi “alla Amedeo Nazzari”. © Istituto Luce – Cinecittà
- Soccorritori dopo un bombardamento, 1943. © Istituto Luce – Cinecittà
- inv. A00150915 – Distruzione di documenti e simboli dell’Italia fascista, Milano, 26 luglio 1943.
- Papa Pio XII distribuisce aiuti in denaro dopo i bombardamenti di Roma; Piazza S. Giovanni, 13 agosto 1943. Nell’angolo destro il Sostituto segretario di stato Giovanni Battista Montini, futuro papa Paolo VI. © Istituto Luce – Cinecittà
- Fotografo Luce, 1944. Spesso i fotografi Luce si rappresentavano accanto a fucili e mitragliatrici, paragonando la propria macchina fotografica a un’arma. © Istituto Luce – Cinecittà
- Un timido bacio alla partenza per il fronte, sotto lo sguardo del ministro della propaganda di Salò, Ferdinando Mezzasoma, 16 ottobre 1944. © Istituto Luce – Cinecittà
- Dopo il bombardamento, 1941. © Istituto Luce – Cinecittà
Molto diverse sono le narrazioni della Liberazione dei due organi, Istituto Luce e Signal Corps, nei punti di vista e nei campi d’azione.
Fino al luglio 1943 l’Istituto Luce organizza un attrezzato “Reparto Guerra” al seguito delle truppe italiane su tutti i fronti ma, a causa del suo trasferimento nella Repubblica di Salò, manca una documentazione foto-cinematografica del Regno del Sud nel 1944-45, che è dunque un’esclusiva delle armate alleate. Nel repertorio di Salò sono rimosse le persecuzioni contro gli ebrei, ma sono presenti scatti di arresti e fucilazioni, con una funzione chiaramente intimidatoria.
- Sfollati italiani attendono in un punto di raccolta ad Anzio l’imbarco sulle navi che li porteranno a Napoli, giugno 1944. © National Archives And Records Administration
- Un’ausiliaria americana conversa con alcune contadine in abito tradizionale di un villaggio dell’Appennino, Aiello del Sabato (Avellino), 1944. © National Archives And Records Administration
- In posa davanti alla villa Feltrinelli di Gargnano, residenza di Mussolini nel periodo di Salò, maggio 1945. © National Archives And Records Administration
- Cessate le ostilità, soldati americani e civili italiani assistono a una gara motonautica, Gardone, Lago di Garda, luglio 1945. © National Archives And Records Administration
- Inv. 111 – C – 657 – La stazione di Viareggio dopo i bombardamenti, 1944. The result of bombing by U.S. and British planes, this railroad track is twisted high in the air and around the railroad coach in the yards at Viareggio, Italy. Bombing preceded German retreat from this sector.
- Francis Mulhair, South Norwalk, Connecticut, cineoperatore in forze presso i Signal Corps da 20 mesi. La sua romantica uniforme fuori ordinanza lo avvicina alla figura classica del reporter curioso e indipendente. Viareggio, 1944 © National Archives And Records Administration
- La cantante e attrice Marlene Dietrich, di origine tedesca, tiene uno spettacolo per i soldati americani feriti in un ospedale militare sul fronte italiano, maggio 1944. © National Archives And Records Administration
- Inv. 111 – C – 2162 – La cantante e attrice Marlene Dietrich, di origine tedesca, tiene uno spettacolo per i soldati americani feriti in un ospedale militare sul fronte italiano, maggio 1944. Close-up of Marlene Dietrich sitting on a piano with G.I.’s and wounded soldiers gathered around listening to her sing. Picture taken on an evacuation hospital area near the front lines in Italy. May 1944.
“Il dopoguerra è già cominciato” è il sottotesto che ricorre nelle foto del Signal Corps dell’Esercito USA, “e riguarderà anche l’Italia”. I film e le fotografie degli operatori Signal Corps restituiscono un mondo popolare che per l’Istituto Luce è poco più di uno sfondo – e che il cinema neorealista non ha ancora esplorato – e, documentando anche la realtà desolante dell’Italia, mostrano al pubblico oltreoceano e, progressivamente, a quello italiano un modello di efficienza e un esempio di benessere per l’Italia post-guerra.
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WAR IS OVER!
Dove: Museo di Roma – Palazzo Braschi. Ingresso da Piazza Navona, 2 e da Piazza San Pantaleo, 10
Quando: 26 settembre 2015 – 10 gennaio 2016
Orari: dal martedì alla domenica 10.00 – 19.00. Chiuso lunedì.
Info: tel 06 06 08 (tutti i giorni ore 9.00 – 21.00) ; www.museodiroma.it ; www.museiincomuneroma.it
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