PORDENONE. Si intitola “Senza Confini” la nuova retrospettiva di Steve McCurry ospitata fino al 12 giugno alla galleria Harry Bertoia; un viaggio simbolico attraverso i 40 anni di fotografia del reporter per raccontarlo ‘senza confini’ – proprio come suggerisce il titolo- confini sfidati a costo della vita.

Ne fu esempio l’esperienza in Afghanistan, nel 1979, quando, al seguito dei guerriglieri, McCurry fu il primo a testimoniare l’importanza nevralgica di quel paese per il fragile equilibrio del mondo e la conseguente odissea dei rifugiati che gli ha valso forse lo scatto più celebre di tutti i tempi, della bambina afgana Sharbat Gula.

 

Steve McCurry: Sharbat Gula, Afghan Girl, at Nasir Bagh refugee camp near Peshawar, Pakistan, 1984. Peshawar, Pakistan, 1984 ©Steve McCurry.
Steve McCurry: Sharbat Gula, Afghan Girl, at Nasir Bagh refugee camp near Peshawar, Pakistan, 1984. Peshawar, Pakistan, 1984 ©Steve McCurry.

 

La carriera di McCurry è idealmente iniziata quando, vestito con abiti tradizionali, ha attraversato il confine tra il Pakistan e l’Afghanistan, controllato dai ribelli poco prima dell’invasione russa.

Quando tornò indietro portò con sé rotoli di pellicola cuciti tra i vestiti; pellicole da cui trasse quelle immagini che sono state pubblicate in tutto il mondo e che sono state tra le prime a mostrare il conflitto al mondo intero. Il suo servizio ha vinto la Robert Capa Gold Metal of Best Photographic Reporting from Abroad, un premio assegnato a fotografi che si sono distinti per eccezionale coraggio e per le loro imprese.

 

Steve McCurry: Tuareg woman. Gao, Mali, 1986. ©Steve McCurry The Tuareg are a semi-nomadic tribe who live within the Sahara desert. For much of the year they move with their herd, but they often inhabit regions for fixed periods when they grow crops. Traditionally, the tribe is very insular, and one can detect wariness in the way this woman returns McCurry's gaze. Magnum Photos, LON73479, MCS1986006K135 Phaidon, Iconic Images, final book_iconic, page 220. final print_Milan book_The Unguarded Moment book_Iconic Photograhs book_PORTRAITS final print_Genoa final print_Perugia retouched_Sonny Fabbri 10/7/2013
Steve McCurry: Tuareg woman. Gao, Mali, 1986. ©Steve McCurry
The Tuareg are a semi-nomadic tribe who live within the Sahara desert. For much of the year they move with their herd, but they often inhabit regions for fixed periods when they grow crops. Traditionally, the tribe is very insular, and one can detect wariness in the way this woman returns McCurry’s gaze.
Magnum Photos, LON73479, MCS1986006K135
Phaidon, Iconic Images, final book_iconic, page 220.
final print_Milan
book_The Unguarded Moment
book_Iconic Photograhs
book_PORTRAITS
final print_Genoa
final print_Perugia
retouched_Sonny Fabbri 10/7/2013

 

McCurry ha poi continuato a fotografare i conflitti internazionali, tra cui le guerre in Iran-Iraq, a Beirut, in Cambogia, nelle Filippine, in Afghanistan e la Guerra del Golfo, concentrandosi sulle conseguenze umane della guerra, mostrando non solo quello che la guerra imprime al paesaggio ma, piuttosto, sul volto umano.

Confini simbolici quindi, che McCurry nel tempo ha fatto svanire davanti ai nostri occhi, le etnie in via di estinzione, le diverse condizioni sociali, i modi più particolari di concepire i gesti più semplici: immagini che raccontano una condizione umana fatta di sentimenti universali e di sguardi la cui fierezza afferma la medesima dignità.

 

Steve McCurry: Dust Storm. Rajasthan, India, 1983. ©Steve McCurry.
Steve McCurry: Dust Storm. Rajasthan, India, 1983. ©Steve McCurry.

 
Se aspetti abbastanza, le persone dimenticano la macchina fotografica e la loro anima comincia a librarsi verso di te” afferma in un video l’artista.

Anche per questo, in ogni scatto di Steve McCurry è racchiuso un complesso universo di esperienze e di emozioni e non è un caso se molte delle sue immagini, a partire dal ritratto di Sharbat Gula, sono diventate delle vere e proprie icone, conosciute in tutto il mondo.

 

Steve McCurry: A young monk runs along the wall over his peers. Hunan Province, China, 2004. ©Steve McCurry.
Steve McCurry: A young monk runs along the wall over his peers. Hunan Province, China, 2004. ©Steve McCurry.

 

La mostra lascia il visitatore libero di muoversi e creare un suo personale percorso, e ritrovare le 50 icone più amate ma anche i progetti più recenti dedicati all’Africa, al Giappone alla Birmania. Tra questi una sezione inedita che costituisce un corpo a sé, dedicata a quella unica e incredibile realtà che è Cuba per attraversare con McCurry una vera e propria frontiera culturale e temporale prima dell’inevitabile cambiamento storico.

 

Steve McCurry: Old car parked by mural of girl with birds. Cuba, July 23, 2015. ©Steve McCurry
Steve McCurry: Old car parked by mural of girl with birds. Cuba, July 23, 2015. ©Steve McCurry

 

Cuba è il progetto più recente di McCurry, presentato a Pordenone in una prima assoluta, grazie alla straordinaria collaborazione di Jacob Cohën che ne ha reso possibile la realizzazione. L’esposizione, a cura di Biba Giacchetti, è promossa e organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Pordenone su progetto di Sudest 57.

 

Steve McCurry: Cine El Megano in downtown near Esquina San Martin. Havana, Cuba, 2010. ©Steve McCurry
Steve McCurry: Cine El Megano in downtown near Esquina San Martin. Havana, Cuba, 2010. ©Steve McCurry

 

Senza Confini. Steve McCurry

Dove: Galleria Harry Bertoia, Corso Vittorio Emanuele II n.60, Pordenone

Quando: fino al 12 giugno 2016.

Orari: mer – dom. 15.00 – 19.00

Info:  www.comune.pordenone.it/galleriabertoia