Sabine Weiss: la poesia dell’istante e la mostra a Tre Oci Venezia

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Rimarrà aperta fino al 1° novembre la mostra “La poesia dell’istante” di Sabine Weiss a Tre Oci di Venezia.

L’esposizione, curata da Virgine Chardin, è il più importante tributo internazionale – nonché il primo in Italia – alla carriera della fotografa franco-svizzera Sabine Weiss, scomparsa all’età di 97 anni nella sua casa di Parigi lo scorso 28 dicembre.

New York, USA, 1955. © Sabine Weiss
New York, USA, 1955. © Sabine Weiss

Sabine Weiss e la fotografia umanista francese

Sabine Weiss è stata l’unica fotografa donna del dopoguerra ad aver esercitato la professione tanto a lungo e in molteplici campi (dai reportage ai ritratti d’artista, passando per la moda e i volti dei bambini).

Inoltre, insieme a Robert Doisneau, Willy Ronis, Edouard Boubat, Brassaï e Izis, Weiss è una tra le maggiori esponenti della fotografia umanista francese. Una corrente, che si è sviluppata in Francia – dove i fotografi avevano già iniziato a muoversi in strada e tra le gente – e caratterizzata da uno sguardo più ironico e personale al fine di instaurare un rapporto tra fotografo-soggetto.

Porte de Vanves. Parigi, Francia, 1952. © Sabine Weiss

Tre Oci e l’omaggio a Sabine Weiss

La mostra di Sabine Weiss a Venezia, a Tre Oci, presenta oltre 200 fotografie, esposte accanto a pubblicazioni e riviste d’epoca che ne ripercorrono la carriera, dagli esordi nel 1935 fino agli anni 2000. Un’esposizione che rappresenta un’occasione unica per riscoprire il mondo di questa grande artista, che privilegia emozioni, gesti e sentimenti e vedere anche un po’ di lei.

La Weiss, infatti, ha partecipato attivamente alla costruzione di questo percorso espositivo, aprendo i suoi archivi personali, conservati a Parigi, per raccontare la sua straordinaria storia e presentare il suo lavoro in maniera ampia e strutturata.

Come testimoniano in mostra le foto dei bambini e dei passanti, fin dall’inizio, la fotografa dirige il suo obiettivo sui corpi e sui gesti, immortalando emozioni e sentimenti, in linea con la fotografia umanista francese. È un approccio dal quale non si discosterà mai, come si evince dalle sue parole: “Per essere potente, una fotografia deve parlarci di un aspetto della condizione umana, farci sentire l’emozione che il fotografo ha provato di fronte al suo soggetto“.

L’uomo che corre (Hugh).  Parigi, Francia, 1953 © Sabine Weiss
L’uomo che corre (Hugh). Parigi, Francia, 1953 © Sabine Weiss

La moda, i ritratti, la gente: le foto che Weiss amava fare

Uno dei nuclei principali della mostra racconta gli anni ’50 del Novecento, momento del riconoscimento internazionale della fotografa. Nel 1952, infatti, la sua carriera ha una svolta decisiva. È questo l’anno in cui entra nell’agenzia Rapho, su raccomandazione di Robert Doisneau.

Dal 1953 in poi le sue fotografie sono pubblicate da grandi giornali internazionali come “Picture Post”, “Paris Match”, “Vogue”, “Le Ore”, “The New York Times”, “Life”, “Newsweek”. Nello stesso anno Weiss partecipa alla mostra “Post War European Photography” al Museum of Modern Art di New York (MoMA) e nel 1954 l’Art Institute di Chicago le dedica un’importante personale. Nel 1955 tre dei suoi scatti sono scelti da Edward Steichen per la storica antologica “The Family of Man”, al MoMA di New York.

Dal 1952 al 1961 Sabine Weiss collabora con “Vogue”, accanto a fotografi come William Klein, Henry Clarke e Guy Bourdin, realizzando alcuni memorabili servizi di moda, di cui in mostra sono esposti vivaci scatti a colori insieme a una quindicina di numeri originali della celebre rivista.

I ritratti

Una sezione del percorso è dedicata ai suoi ritratti di pittori, scultori, attori e musicisti. Per cinque anni, Hugh Weiss è il mentore dell’artista Niki de Saint Phalle, mentre Sabine è vicina ad Annette Giacometti, la moglie del grande scultore Alberto.

In mostra non mancano i loro ritratti accanto a quelli di altre personalità come Robert Rauschenberg, André Breton, Alberto Giacometti, Niki de Saint-Phalle, Anna Karina, Françoise Sagan, Romy Schneider, Ella Fitzgerald, Simone Signoret, Brigitte Bardot.

New York, USA, 1955 © Sabine Weiss
New York, USA, 1955 © Sabine Weiss

L’America

L’America, raggiunta nel 1955 sul transatlantico Liberté in compagnia del marito Hugh, la impressiona fortemente, e i suoi scatti brulicanti di dettagli realizzati nelle strade di New York, dal Bronx ad Harlem, da Chinatown alla Ninth Avenue, sono pubblicati dal “New York Times” in un ampio servizio dal titolo “I newyorkesi (e la Washington) di una parigina”. Sono immagini che raccontano l’America con un punto di vista francese, dall’umorismo spiccato, molte delle quali vengono esposte solo oggi, per la prima volta in Italia, in occasione della retrospettiva ai Tre Oci.

I viaggi

Il percorso riserva ampio spazio anche ai lavori realizzati da Weiss negli anni ’80 e ‘90, all’età di sessanta e settant’anni, durante i suoi viaggi nell’Isola di Réunion, in Portogallo, India, Birmania, Bulgaria, Giappone, Polonia ed Egitto.

Come osserva la curatrice Virginie Chardin: “ciò che colpisce lo spettatore è la sensazione di isolamento e a volte di tenera tristezza che queste fotografie tarde emanano, in cui bambini e anziani sono accomunati dalla loro fragilità. Una melancolia e qualche volta cupa austerità emergono da queste immagini, in contrasto con la personalità vivace e giocosa della fotografa, sulla quale il tempo sembra non avere presa”.

Film e documentari

Oltre alle fotografie, in mostra sono presentati anche alcuni estratti da film documentari a lei dedicati: “La Chambre Noire” di Claude Fayard,1965; “Sabine Weiss” di JeanPierre Franey, 2005; “Il mio lavoro come fotografa” di Stéphanie Grosjean, 2014.

In video la fotografa ha raccontato il suo percorso artistico, le sue esperienze di viaggio e la difficoltà di essere una fotografa donna, in diversi periodi della sua vita. La forza della sua curiosità per il mondo e la sua gioia di vedere e documentare fanno di Sabine Weiss un simbolo di coraggio e di libertà per tutte le donne fotografe.

Porte de Saint-Cloud, Parigi, Francia, 1950 © Sabine Weiss
Porte de Saint-Cloud, Parigi, Francia, 1950 © Sabine Weiss

L’amore per la fotografia? Una storia duratura

Quella si Sabina Weiss è una storia che nasce in gioventù. Nata il 23 luglio 1924, a Saint-Gingolph, in Svizzera, Sabine Weber prenderà il cognome del marito, il pittore americano Hugh Weiss e si avvicina alla fotografia in giovane età.

Compie l’apprendistato dai Boissonnas, una dinastia di fotografi che lavorano a Ginevra dalla fine del XIX secolo. Nel 1946 lascia Ginevra per Parigi e diviene l’assistente di Willy Maywald, fotografo tedesco specializzato in moda e ritratti. Quando sposa Hugh, nel 1950, intraprende la carriera di fotografa indipendente. Insieme, si trasferiscono in un piccolo studio parigino e frequentano la scena artistica del dopoguerra.

Sabine Weiss: la poesia dell’istante è anche un libro

Il catalogo, pubblicato da Marsilio Arte, propone molte immagini inedite, i testi di Virginie Chardin, curatrice della rassegna, e di Denis Curti, direttore artistico della Casa dei Tre Oci.

Il volume, cartonato 23×28 cm, contiene 200 pagine e 200 illustrazioni in bianco e nero e a colori. Il prezzo? 45 euro in libreria.

Sabine Weiss, la poesia dell’istante
DoveCasa dei Tre Oci Fondamenta delle Zitelle 43, Giudecca, Venezia
QuandoFino al 1° novembre 2022
OrariAperto tutti i giorni dalle ore 11 alle 19, tranne il martedì.
Ingresso13 euro intero; 11 euro ridotto. Previste altre riduzioni sui biglietti.
Infowww.treoci.org
The Mammoth's Reflex
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