GENOVA. Fino al 25 novembre Visonquest contemporary photography  ospiterà la mostra dal titolo I am Walé respect me / Forever Walé di Patrick Willocq. Le immagini sono la rappresentazione della totale immersione da parte di Willocq in un rito d’iniziazione per un’opera sia di reportage sia di testimonianza artistica,  che vuole essere il più vicino possibile all’esperienza dei Pigmei Ekonda della Repubblica Democratica del Congo.

 

Willocq Wale II
Willocq Wale II

 

 

Il momento più importante nella vita di una donna Ekonda è la nascita del suo primo figlio,  la giovane madre, chiamata Walé (“madre primipara”), torna dai suoi genitori per rimanere reclusa da due a cinque anni. Il rispettare vari tabù, soprattutto sessuali, le fa acquisire uno status simile a quello di un patriarca. La fine del suo isolamento è caratterizzata da danze e canti rituali altamente codificati, che sono di volta in volta, una creazione unica per ogni Walé.

 

[quote_box_center]”Sono sempre stato affascinato dalle tribù indigene perché sento che esse  sono custodi di una forma di ricchezza per noi  irrimediabilmente persa. Il rituale del Walè è un meraviglioso tributo alla maternità, la fertilità e femminilità. Per questo motivo ho proposto alle donne Walè che conosco da anni di partecipare a una sorta di messa in scena in grado di testimoniare una parte della loro storia personale. Ogni immagine rappresenta in chiave visiva la canzone cantata dalla donna Walè durante il giorno più importante della propria vita: quello del ritorno al villaggio”. Patrick Willocq[/quote_box_center]

 

Il rituale Walé è altamente competitivo e si basa sull’acquisire più prestigio e potere rispetto agli avversari e aumentare l’onore della famiglia.  Quando una giovane madre diventa un Walé acquisisce un soprannome che la differenzia dalle sue  rivali e la posiziona agli occhi della comunità.

Ogni giorno la giovane donna si prepara un’elaborata toilette fatta apposta per focalizzare l’attenzione di tutti su di lei. Prepara una miscela di polvere rossa di legno ngola con olio di palma, che spalma sul proprio corpo. Le acconciature sofisticate, fatte di fango come una pasta, una miscela di cenere, foglie bopokoloko e olio di palma, sono ancora un altro modo per le donne Walé di ostentare la loro unicità.

 

 

Willocq Wale II
Willocq Wale II

 

 

Il lungo tempo trascorso a lungo in questi villaggi e la complicità con i  propri  abitanti, sono alla base di queste artistiche messe in scena che rispecchiano i problemi sociali e le esigenze di sviluppo da parte di questi popoli.  Ma in un armonia di molteplici, diversi elementi, forme e colori,  ci restituiscono la bellezza, la semplicità, la dignità e i contrasti della vita di ogni giorno, nonostante tutte le difficoltà che ognuno di queste persone deve affrontare.

E’ bello pensare che tutto questo, pur avendo un aspetto notevolmente intimo e personale dove l’artista si concentra sul rituale delle donne Walé, risulta anche una collaborazione unica nel suo genere tra le giovani donne pigmee, il loro clan, gli artigiani della foresta che hanno aiutato a costruire i set, un etnomusicologo e un fotografo; come se ognuno di loro cercasse di diventare simbolo di un intero popolo ma senza omologazione o integrazione culturale mantenendo l’orgoglio e il rispetto dell’ individuo.

 

Willocq_Forever
Willocq_Forever Walè

 

Patrick Willocq nasce a Strasburgo (Francia)  nel 1969, ha vissuto la maggior parte della sua vita all’estero, in particolare in Asia e nella Repubblica Democratica del Congo. Fotografo autodidatta con una passione per i viaggi, esploratore di diverse culture, il suo desiderio è di documentare le realtà che ha vissuto fin da quando era bambino. Nel 2012, a seguito di uno dei tanti viaggi in Congo, decide di lasciare la propria attività professionale per dedicarsi completamente alla fotografia. La sua forte motivazione Willocq nasce dalla necessità di mostrare un’immagine diversa sia del Congo sia dell’Africa in generale – un’immagine focalizzata sul futuro – andando oltre i luoghi comuni presentati dai media.