MILANO. Nuova mostra alla Leica Galerie di Milano con ‘Invito al viaggio‘ di Lorenzo Castore, che verrà inaugurata il prossimo 19 settembre alle 18,30. Alla serata sarà presente l’autore.

Una mostra che racconta di un viaggio, tra amici, come fratelli. Un viaggio in India, alla scoperta dei luoghi, della bellezza della gente, alla scoperta di sè stessi. Fotografie vecchie, ma ancora attuali oggi, come racconta qui sotto il fotografo Lorenzo Castore. 

 

 

 

Queste sono le fotografie del viaggio in India con Giorgio e Saverio nell’estate del 1997. Avevamo 21, 22 e 23 anni.

Loro due sono per me come fratelli: conosco Giorgio dalla terza elementare e ci siamo scelti da subito, mentre ho incontrato Saverio verso i vent’anni ma ci siamo scelti subito lo stesso.
Loro due invece si sono conosciuti poco prima della partenza e sono stati poi amici per sempre.

Alcune fotografie sono accompagnate da parti del mio intermittente diario di viaggio e da estratti da L’Odore dell’India di Pasolini che, insieme alla guida del Nord, è stata la mia lettura di quei giorni.

Nel 1998 con pochissime di queste foto avevo fatto la mia prima piccola mostra, poi più niente.

Oggi posso provare a parlare di quel viaggio in maniera più consapevole cercando di comunicare oltre i fatti contingenti qualcosa che ci riguarda più a fondo.

Questa è una selezione di fotografie vecchie di 20 anni ma sempre attuali: credo che la mia vita di fotografo sia cominciata con quell’India anche se la mia carriera – intesa come capacità di aderire davvero al proprio universo, visivo ed emotivo, e trasmetterlo fuori di sé – sia iniziata da poco, almeno per quello che interessa a me.
Tutto il lavoro fatto – senza sosta, ossessivamente – sono (forse, finalmente, a tratti) in grado di condividerlo come fino ad oggi non avevo saputo fare.

Quel viaggio è stata un’esperienza fondamentale per tutti e tre. Ha segnato un prima e un dopo.
Da quel momento le cose hanno preso una direzione indipendente e più definita per ciascuno di noi. Di certo ci è successo qualcosa dentro, una carezza o una condanna di grazia. Come con sorpresa ho trovato scritto nel mio diario di viaggio: “C’è qualcuno accanto a me che sta cercando di farmi capire qualcosa”. Chi e cosa però non saprei dire.

Gli eventi in sé non ci hanno mostrato niente di roboante e non abbiamo visto all’improvviso la luce per chissà quale tipo di illuminazione: è stata però una magica e reale esperienza di viaggio – anzi del viaggio – con un impatto così forte che ce lo ha fatto trascendere, lasciandoci intuire qualcosa di più ampio e misterioso – seppure completamente ignoto – in cui ci si doveva buttare presto.

E’ stata un’esperienza di profonda amicizia.
Eravamo tutti e tre parecchio confusi anche se consci che certe decisioni vitali non erano più a lungo rimandabili. L’importanza dell’altro e del sostegno reciproco è stata una scoperta tangibile e per niente teorica, sebbene a un certo punto ci siamo divisi – ognuno per la sua strada – senza questioni o polemiche. Abbiamo imparato ad agire alimentando il rispetto dell’individualità – propria e altrui – ispirati da quel magnifico senso di tolleranza per qualsiasi diversità che in India è così naturale. C’era molta paura certo, ma anche una magia che faceva venire voglia di andare e provare. Un’attrazione irresistibile verso l’azione, un invito alla fiducia e al gioco.

E’ stata un’India fantastica, di rivelazioni incomprensibili, continuo stupore, colori e avventure.
Una lezione di immaginazione e di completa sfiducia nella programmazione.

Questa vorrei fosse una mostra per ragazzi – per i nostri ragazzi – un invito a mondi fantastici e lontani, all’avventura e all’incanto, per custodire dentro di sé lo spazio per storie da ascoltare e raccontare, per alimentare lo spirito selvatico e la voglia di cercare con ostinazione i propri strumenti, per crederci e divertirsi senza pretendere sempre qualcosa indietro, per andare in fondo alle scoperte, per prendersi il rischio del gioco e di giocare davvero.