Il 21 ottobre 2015 è stata lanciata una campagna di crowdfunding a sostegno del progetto di ricerca fotografica di Calamita/à. La campagna ha già raggiunto il goal prefissato sulla piattaforma Kickstarter ma proseguirà ancora per qualche giorno. La somma raccolta permetterà agli autori coinvolti nel progetto di realizzare un libro che rappresenti la sintesi di ciò che è stato costruito dal 2013 ad oggi sul Vajont.

La pubblicazione sarà una sorta di mappa organica che attraverserà il territorio ed in cui la fotografia, che rimane lo strumento di indagine preferenziale, si relazionerà con le altre discipline. Un altro obiettivo, in base ai fondi raccolti, sarà la realizzazione di tre mostre internazionali, tra cui la prima è prevista alla galleria Matèria di Roma nell’ottobre 2016. Inoltre con il sostegno ottenuto sarà possibile sviluppare ulteriormente il sito web di Calamita/à e far crescere la piattaforma con nuove interviste esclusive, nuovi progetti collaterali e la creazione di una sezione inedita dedicata ai libri fotografici sul tema della catastrofe oltre alla realizzazione di presentazioni, lectures, nuovi progetti, workshop multidisciplinari ed escursioni con geologi nell’area del Vajont.

 

 

 

La catastrofe del Vajont. Il 9 ottobre del 1963 alle 22:39, 260 milioni di metri cubi di rocce si staccano dalle pendici del Monte Toc. La frana cade nel bacino idrico della diga del Vajont causando un’enorme ondata di almeno 50 milioni di metri cubi d’acqua. Il muro d’acqua ha in precedenza generato una pressione. È stato più potente della bomba di Hiroshima. In realtà così forte che quasi tutte le vittime sono state trovate nude, con i loro vestiti strappati via dall’onda d’urto. La diga, completata nel 1959, la più grande del mondo in quel momento, non subì nessun danno serio. L’inondazione distrusse parecchi paesi e uccise quasi 2000 persone. È stata, in accordo con l’Unesco, una delle più gravi catastrofi ambientali create dall’uomo. Il disastro non è stato dovuto alla natura maligna dell’uomo ma piuttosto alla sua negligenza e sete di potere.

 

 

IL PROGETTO. L’interesse principale di Calamita/à è stato fin dall’inizio la percezione della tragedia e la trasformazione e mutazione del territorio. Ora, dopo due anni dal lancio del progetto, i contenuti sono molteplici. Dall’inizio la scelta è stata quella di mostrare i progetti site specific sul Vajont tuttora in corso, chiedendo agli autori di lavorare per dei periodi relativamente lunghi. L’obiettivo principale infatti è stato quello di costruire un progetto in evoluzione e creare una visione collettiva e condivisa. Per lo stesso motivo nel 2014 sono nate le sezioni Progetti Collaterali e Interviste dedicate entrambe alla geopolitica internazionale ponendo particolare attenzione ai temi dei disastri e delle calamità, delle trasformazioni sia territoriali sia urbanistiche, delle identità, dei cambiamenti climatici, del mercato globale, dell’architettura, dell’industria del turismo, dell’ecologia, della migrazione e dell’emarginazione sociale, delle minoranze. Tutti questi temi sono in relazione con la storia del Vajont e diventano importanti strumenti di ricerca a disposizione degli autori coinvolti nel progetto e del pubblico.

 

© Marina Caneve from 'Motherboard'
© Marina Caneve from ‘Motherboard’

 

Calamita/à è una piattaforma di investigazione e ricerca sui territori del Vajont e sul tema delle catastrofi in generale. Il progetto è a cura di Gianpaolo Arena (architetto, fotografo ed editore di Landscape Stories magazine) e di Marina Caneve (architetto, fotografa e specializzando tra ECAL / KABK). Camilla Boemio (curatrice e critica d’arte), Niccolò Fano (direttore e curatore della galleria d’arte Matèria) e Roberta Agnese (dottoranda in filosofia, ricercatrice e assistente universitaria) collaborano alla realizzazione di interviste esclusive. Calamita/à è un grande team di fotografi, artisti, urbanisti, geologi, musicisti e scrittori ed è un progetto no-profit, costruito in due anni. La loro avventura è partita senza fondi e senza supporti nel 2013 ed ora il team sta pianificando come far evolvere il progetto nel futuro.

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