Si intitola “Racconti in cucina” ed è un progetto fotografico di Sebastiano Bellomo che racconta come un’attività semplice, come i laboratori di cucina, abbiano aperto scenari di incontro e scambio, per un incontro profondo di varie umanità. Un progetto che si è concluso con la pubblicazione dell’omonimo libro a cura di Delia Altavilla che raccoglie non solo ricette, ma anche episodi significativi della vita dei protagonisti.

 

 

 

IL PROGETTO. Tutto è partito dalla richiesta dei familiari di un giovane 29enne, rimasto disabile in seguito a un incidente sul lavoro, di realizzare laboratori di cucina per avvicinare di nuovo il figlio alla realtà. L’équipe multidisciplinare dell’Inail di Palermo ha accettato e sono stati coinvolti, per la realizzazione di questo progetto, altri due infortunati: Filippo Di Leonardo e Nicola Cinà che, prima dell’incidente, lavoravano rispettivamente come chef e pasticciere. A fare da tramite fra l’Opera Don Calabria (Trabia –PA) e l’Inail è stato proprio lo chef che da circa due anni, svolge attività di volontariato all’interno della comunità di recupero per tossicodipendenti. È nato così questo progetto che attraverso i laboratori di cucina e narrazione ha attivato momenti di incontro a cui si sono aggiunti ragazzi stranieri non accompagnati, africani e bengalesi, involontari protagonisti di un esodo epocale, lontani dai loro affetti, portatori di viaggi e dolori inenarrabili. Fianco a fianco collaborano dunque uomini privati della loro libertà perché resi schiavi dalla droga; uomini che lottano per ridare un senso alla propria vita ed al proprio corpo dopo quel terribile giorno in cui, per un incidente sul lavoro, il loro cammino è stato segnato da un prima e da un dopo tutto da costruire. Giovani e uomini alle prese con sfide durissime, che insegnano, con grande dignità, che cosa significa perdere tutto e trovare la forza di ricominciare da zero.

 

Il mezzo fotografico che spesso o sempre dovrebbe fare da filtro “non ha retto”. Il progetto mi ha coinvolto personalmente e la cosa che mi ha colpito profondamente è stata, oltre a conoscere le loro storie, capire che quei ragazzi, pur provenendo da “mondi lontani” erano accomunati da un unico denominatore e cioè dal dolore (non solo fisico) e dalla voglia di riscatto per riconquistarsi un futuro ”spezzato”.

Stefano Bellomo

 

 

 

Sebastiano Bellomo. Nato a Sant’Agata Militello (Me) il 12 luglio 1970 inizia già da bambino a scattare con la Polaroid “Zip”, avuta in regalo, quasi per gioco. Successivamente ha continuato a scattare a pellicola mentre il suo approccio con il digitale risale al 2004. Vive attualmente a Campofelice di Roccella (Pa) e negli ultimi anni si è occupato di reportage, fotografia documentaria e street photography. Alcuni dei suoi lavori sono stati pubblicati sul magazine Il Fotografo, SuperAbile, la Repubblica.it e l’Huffington Post.