Tutte le mostre del Pavia Foto Festival

pavia foto festival 2019
Sara Munari, Be the bee body Be boom, est east

Sono 15 le mostre in programma per la prima edizione di Pavia Foto Festival, manifestazione gemellata con Photofestival Milano, nata per mettere in rete le eccellenze pavesi attraverso la fotografia d’autore.

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Gianni Maffi, Nel paese dei non lettori


Nato da un’idea di Davide Tremolada Intraversato, realizzata sotto la direzione artistica di Roberto Mutti con la direzione scientifica di Susanna Zatti e Renzo Basora, il festival si svolge dal 16 aprile al 30 giugno 2019.

In calendario 15 differenti mostre: in 14 spazi pubblici e privati, dei quali dodici a Pavia, uno a Milano (Oasi WWF di via Tommaso da Cazzaniga) e uno a Voghera (NaturaSì di via Lomellina 62), che coinvolgeranno in tutto 14 fotografi (dodici italiani e due cinesi).

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Marcella Milani, Sopravvento

Le mostre

Ecco qui le 15 mostre da vedere per il festival. Si parte con l’Africa di Marco Morandotti, per Je suis ici, in mostra a Palazzo del Broletto – Spazio SID (Piazza Vittoria 14) fino a Punti di vista, da Oriente con le foto di Zeng Yi e Ma Weiguo – e il loro sguardo su Pavia – in mostra al Collegio Cairoli (Piazza Collegio Cairoli 1).

Roberto Figazzolo con Berlinale.67 (in mostra a EDiSU Pavia, Collegio Cairoli, Piazza Collegio Cairoli 1) ci porta nel cuore del festival mentre Sara Munari con il suo Be the bee body Be boom est, east ci fa scoprire le storie e il folklore dell’Est Europa (Collegio Castiglioni-Brugnatelli, via San Martino 20).

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Enrico Bedolo, mostra Alfabeto delle pianure

In Fatto con i piedi Alessandra Fuccillo ci presenta un reportage dedicato all’atleta paralimpico Alessandro Carvani Minetti (Polo Didattico Campu Aquae, Strada Cascina Cascinazza 29) mentre Nel paese dei non lettori Gianni Maffi ritrae i lettori assorti nella lettura (Almo Collegio Borromeo, Palazzo Storico, Piazza Collegio Borromeo 9).

Allo Spazio Extra dell’Almo Collegio Borromeo di via Vercesi 3 due mostre. Quella di Enrico Bedolo con Alfabeto delle pianure che ci presenta le pianure tra Bergamo e Parma e Dreary Town Enrico Doria che indaga sul senso di straniamento.

Ancora, all’Università di Pavia – Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali Atrio San Felice – via San Felice al Monastero 5 si possono trovare le foto di Marcella Milani che con Urbex Pavia racconta i luoghi nascosti della città.

All’Ecor NaturaSì (via Lomellina 62) la mostra di Marcella Milani che con Sopravvento ci mostra cosa succede ai luoghi umani quando sono abbandonati mentre all’Azienda Agricola Biodinamica Cascine Orsine (via Cascine Orsine 5, Bereguardo) trova spazio la mostra di Bruna Rotunno che, con Another Earth, ci mostra il mistero del mare, i tronchi, la terra.

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Milo Angelo Ramella, Bianco evanescente

Bianco Evanescente è il titolo della mostra di Milo Angelo Ramella – Università di Pavia / Oasi WWF via Tommaso da Cazzaniga, Milano – dove il bianco fa da filo conduttore tra paesaggi nevosi, una tundra, foreste boreali e via fino a includere e raccontare la vita degli animali selvatici nel loro habitat naturale.

Dal dagherrotipo al digitale. La fotografia e le sue tecniche presenta pezzi originali antichi raramente visti da vicino (dagherrotipi, ambrotipi, ferrotipie, carte de visite), pellicole, diapositive e stampe analogiche di un recente passato, stampe digitali contemporaneei al Museo della Tecnica Elettrica (via Adolfo Ferrata 6).

Con Adolescenza impavida Anna Bussolotto mostra, a MaugeriInArte- Area Lounge
via San Maugeri 10, le cicatrici delle giovani ragazzi dei reparti di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale di Padova.

Infine Luca Cortese ci porta nella sua Laguna Onirica (Canottieri Ticino Club House, Strada Canarazzo 15) con foto realizzate nella laguna veneta fra Marghera e Chioggia, nell’arco di poche ore, che sottolineano diversi aspetti della realtà.

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Roberto Figazzolo, Berlinale.67

Un festival diffuso

Questo vuole essere un festival diffuso sul territorio. E, accanto a musei e gallerie, normalmente deputate a ospitare mostre ed esposizioni, si affiancano spazi espositivi “inconsueti” come quelli dell’università, di enti, associazioni e aziende.

Realtà che rappresentano l’eccellenza culturale e produttiva locale, così da permettere una visione il più possibile diffusa e partecipata dei contenuti del festival, nonché la riscoperta da parte del pubblico di alcuni dei luoghi più importanti del territorio.

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Zeng Yi e Ma Weiguo, Punti di vista da Oriente

Mostre in photoSHOWall

Per l’allestimento delle mostre del festival sono state utilizzate le pareti fotografiche a scomposizione del sistema photoSHOWall, che offre soluzioni espositive originali di grande impatto, perfettamente adattabili a palcoscenici “inusuali”, per un nuovo pensiero di sistema allestitivo razionale, funzionale e coinvolgente.

Tutte le mostre di Pavia Foto Festival propongono almeno dodici immagini, delle quali una in una versione inedita, di grande dimensione e scomposta proprio grazie ai moduli-cornice del sistema photoSHOWall, che rompono l’univocità dell’immagine originaria trasformandola, per chi l’osserva, in uno spazio immersivo unico, composto da un insieme di singole fotografie, dove i dettagli assumono rilevanza rispetto all’insieme.

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Alessandra Fuccillo, Fatto con i piedi
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