Citerna Festival: i confini nelle foto dell’edizione 2013

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CITERNA. Dal 27 aprile al 9 giugno torna, al borgo di Citerna (Perugia) la quinta edizione di Citerna Fotografia festival dedicato all’arte fotografica. In programma mostre, conferenze, letture portfolio, incontri e workshop.

Quest’anno il tema portante è la “Linea di Confine“, una linea reale o immaginaria, cercata o non voluta oppure forzata che marca comunque una differenza con un gradiente di condizioni e di situazioni: materiali, morali, umane, geografiche, storiche.

 

citerna festival

 

A volte è il superamento di queste linee a liberare e creare prospettive e percorsi altrimenti impossibili. Altre volte tali confini non devono essere superati esattamente per evitare di perdere i connotati suddetti. Di questo Citerna 2013 vuole parlare. Senza effettismi, senza facili incursioni in un territorio fin troppo vasto e suscettibile di facili rappresentazioni.

Giuseppe Carotenuto “Indipendence Days in Tunisi " (Credits: Ufficio Stampa). Selezione di scatti fatti da Carotenuto a Tunisi nei giorni della rivoluzione.
Giuseppe Carotenuto “Indipendence Days in Tunisi ” (Credits: Ufficio Stampa). Selezione di scatti fatti da Carotenuto a Tunisi nei giorni della rivoluzione. 

 

Al Festival, tra gli altri, esporranno Francesco Cito, Antonio Manta, Giuseppe Carotenuto.

Queste le loro mostre:

 

Vite sospese di Francesco Cito. Il confine tra la vita e la morte. Il tempo immobile in una attesa apparentemente senza fine, un limbo fatto di sofferenza e ignoto, di intollerabile riproposizione di una non-condizione, di una angosciante sospensione della vita. Un tema di grandissima difficoltà affrontato con rispetto e sensibilità dall’autore. Temi come questo hanno molto spesso un destino segnato: o vengono allontanati discretamente fino a sparire dall’orizzonte della visibilità oppure vengono colti e presentati accentuandone l’aspetto più crudo e doloroso, equivocando e confondendo l’informazione con la morbosa ricerca della sofferenza altrui. “Vite sospese” dimostra come la capacità e la sensibilità di un autore possano fare la differenza anche in questo caso. Difficoltà del tema, rispetto, sensibilità. Questi i motivi per cui abbiamo deciso di farne uno dei lavori portanti della mostra.

 

Antonio Manta "19 Metri Quadrati d' Inferno" (Credits: Ufficio Stampa)
Antonio Manta “19 Metri Quadrati d’ Inferno” (Credits: Ufficio Stampa)

 

19 metri quadrati d’inferno, reportage di Antonio Manta, l’impronta visiva si allarga, lo sguardo si distende e abbraccia un nucleo di uomini e donne all’interno di un bar in uno sperduto villaggio Africano. è una sorta di confine virtuale, prima ancora che fisico, questo locale al cui interno si muovono ed interagiscono i protagonisti. Una sorta di palcoscenico improvvisato ma incredibilmente efficace, sul quale vengono rappresentati la vita e i drammi dei protagonisti, attori involontari di questo teatro dell’esistenza. Mille le domande che nascono nell’osservare questi uomini e donne arrivare, andarsene, ubriacarsi, parlare, forse sognare o forse soltanto dimenticare la crudezza di una vita.

Giuseppe Carotenuto “Indipendence Days in Tunisi " (Credits: Ufficio Stampa)
Giuseppe Carotenuto “Indipendence Days in Tunisi ” (Credits: Ufficio Stampa)

 

Dal villaggio ad un intero paese: “Indipendence days in Tunisi”. I rivolgimenti ormai storicamente definiti come “Primavere arabe” hanno avuto inizio a Tunisi nel dicembre 2010, e da lì sono dilagate in gran parte degli stati dell’Africa del nord con varie vicissitudini e molte delusioni. Giuseppe Carotenuto era a Tunisi nei giorni della rivolta, quando i tunisini decisero di aver diritto ad un futuro e una dignità prima loro negata. è una immersione nella rabbia, nel coraggio, nel caos da cui solo può nascere, a volte, un cambiamento. Il superamento di un confine fino a poco prima ritenuto impossibile da oltrepassare.

 

Afghanistan, Mullah e Corano
Afghanistan, Mullah e Corano

 

Afghanistan”. Il reportage di Francesco Cito assume qui una doppia valenza. Da una parte ci permette di percorrere con lui questa terra lontana e di conoscerne la storia e le condizioni.

Dall’altra si pone come un vero e proprio cortocircuito temporale, permettendoci una sorta di visione sdoppiata o forse “contemporanea” di due condizioni altrimenti separate. Tutto quello che sappiamo della storia recente di questo paese, della guerra che lo sconvolge, delle tensioni interne ed internazionali che ne derivano, lo apprendiamo tramite i giornali e televisione. Nel lavoro proposto da Cito, il confine non è più solo geografico, ma anche temporale. L’Afghanistan di Cito è quello degli anni ‘80, quello che lui ha percorso a piedi per centinaia di chilometri al seguito di un’altra delle tante guerre che hanno devastato le sue terre. Altri i nomi dei protagonisti e delle potenze, altri gli armamenti, gli scopi, le tattiche e le strategie. Eguali le sofferenze e le tragedie. Due generazioni e due guerre per lo stesso paese.

 

 

Per il programma dettagliato: www.citernafotografia.org

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