Giulia Efisi e i suoi ritratti in mostra a Milano
Autoritratto © Giulia Efisi

«I miei ritratti racchiudono il senso di un “cammino insieme”, perché in essi ci sono più persone che dialogano e procedono tenendosi idealmente per mano (…)». Giulia Efisi, fotografa toscana che ha al suo attivo numerose collaborazioni ed esposizioni nazionali e internazionali, spiega così la sua idea di ritratto. E lo fa alla vigilia della sua mostra milanese Ritratti / Portraits che sarà inaugurata martedì 16 giugno presso la galleria Schubert, sarà visitabile fino al 27 dello stesso mese.

 

 

 

 

Al centro della scena ci sono venti ritratti in bianco e nero – più un “cameo” a colori – risultato di un percorso di ricerca sull’identità compiuto dall’autrice negli ultimi anni, in ambiti diversi. I volti appartengono alla sfera privata dell’autrice oppure sono modelli che hanno posato per le campagne pubblicitarie da lei firmate o, ancora, celebrità del mondo dell’arte, dello sport e dell’imprenditoria riprese perlopiù in occasioni informali. Tra queste, la conduttrice radiofonica e rapper La Pina, l’attore Jimmy Jean-Louis, lo stilista Saverio Palatella, il musicista Emiliano Pepe, le attrici Emmanuelle Moreau e Sasha Grey e lo stilista, Tom Rebl. Dei suoi soggetti, la Efisi cerca di cogliere ogni volta un aspetto inusuale, un gesto, un’espressione che ne riveli l’umanità, al di là degli stereotipi o dell’immagine pubblica. Un’esplorazione che, dal punto di vista estetico, “(…) Vive di contrasti audaci e di elementi minimali”, si legge nel comunicato stampa che accompagna la mostra, curata da Emanuela Costantini.

 

 

 

Giulia Efisi si racconta così.

 

Cosa ti spinge a fotografare?

Potrei citare motivazioni più o meno superficiali o profonde, personali o assolutamente avulse da qualsiasi riferimento intimo. Perché in effetti i motivi per cui fotografo ruotano attorno a tutto questo. L’unico punto fisso, però, è che fotografo per stare bene con me stessa, per trovare un equilibrio. Per riassaporare il gusto della “lentezza”, ecco, mi sembra quest’ultima la parola più calzante.
Nelle tue fotografie la luce è un elemento più che mai essenziale. Spesso appare alterata, ora abbagliante, ora buia e profonda. Quale significato ha per te questo approccio estetico – ma, probabilmente, anche di significato – così estremo?

La luce una meraviglia della natura! A casa tengo sempre le finestre aperte per farla entrare. Osservo i riflessi, ammiro le ombre, seguo i loro spostamenti sugli oggetti e resto ogni volta affascinata dal modo in cui questo suo lento mutare trasforma radicalmente l’ambiente che invade. Credo che questo concetto possa essere esteso anche alle persone. Noi individui siamo tutt’uno con ciò che ci circonda, anche se molto spesso ce ne dimentichiamo. Un tutt’uno senza confini, soggetto ai cambiamenti e alle influenze esterne e, al tempo stesso, in grado di determinarne altre. Dunque, siamo l’uno parte dell’altro: questo è ciò che la luce ci ricorda, sempre.

 

 

 

Passi dall’autoritratto e al ritratto a immagini astratte, dalla fotografia di moda e commerciale al concettuale, mantenendo sempre fede al tuo stile essenziale. C’è uno di questi “spazi” della fotografia in cui ti riconosci più degli altri?

Non mi riconosco in un genere specifico perché alla fine sono sempre io che racconto. Ci sono spazi spassosi, leggeri, e altri più intimi e difficili da scandagliare con la fotografia rispetto ai primi. Un po’ come accade nella vita. Certamente è più semplice e divertente raccontare una sfilata di moda anziché il passaggio di un’esperienza personale. Ma la fotografia permette di dare forma a entrambe le esperienze con la stessa intensità e partecipazione.

Veniamo ai tuoi ritratti. Cosa può rivelare la fotografia del soggetto raffigurato?

I miei ritratti racchiudono il senso di un “cammino insieme” perché in essi ci sono più persone che dialogano e procedono tenendosi idealmente per mano. C’è la persona ritratta nella sua unicità, poi ci sono io con la mia fotocamera, il mio modo di leggere nello sguardo e nella fisicità altrui. Infine, c’è il pubblico che guarda il ritratto. A questo punto, la fotografia diventa un elemento decisamente più complesso rispetto alla realtà da cui deriva. Ma, al contrario, può anche diventare più semplice di essa perché basta gettarla in un cestino e il “film” è finito.

 

 

 

Invece cosa rivela della persona che lo ritrae?

Se si tratta di un fotografo con la “F” maiuscola, il ritratto rivela in parte anche egli stesso. Una conseguenza inevitabile, ma talvolta anche necessaria per colui che si affaccia nel mondo dell’altro e cerca di tracciarne una sua immagine, di giudicarlo, in qualche modo.

Progetti futuri?

Continuare a fotografare.

 

 

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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Giulia Efisi RITRATTI / PORTRAITS

a cura di Emanuela Costantini

dal 16 al 27 giugno

Galleria Schubert

Via G. Sirtori, 11 – Milano

Inaugurazione: martedì 16 giugno ore 18.30

Orario: martedì-venerdì 11-19; sabato 15-19

Ingresso libero

Catalogo disponibile in mostra con testi di Davide Faccioli ed Emanuela Costantini

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