Sono passati 50 anni da quando gli obiettivi Zeiss ‘atterrarono’ sulla luna, consentendo all’equipaggio della missione Apollo 11 di scattare un’enorme quantità di foto con alta definizione, regalando a tutti un sogno oltre alle immagini iconiche scattate durante le missioni.

A distanza dello sbarco, avvenuto il 20 luglio 1969, le immagini che stiamo rivedendo in queste settimane spiccano ancora oggi per nitidezza e qualità. Si parla di 1.407 fotografie, di cui 857 delle immagini in bianco e nero e 550 a colori, realizzate con fotocamere speciali Hasselblad che poi sono state abbandonate dagli astronauti sulla superficie lunare per portarsi a casa la maggior quantità possibile di roccia lunare.

Un obiettivo fatto su misura

La storia della fotografia nello spazio è iniziata con i programmi Mercury (1962) e Gemini (1964) che hanno preceduto le missioni Apollo.

Ma è stato quando, nell’ottobre del 1968, la Nasa li ha coinvolti nella realizzazione di un obiettivo fotografico che doveva essere utilizzato durante l’allunaggio, a dare la svolta.

Il tempo per lo sviluppo è stato estremamente breve” – ricorda Vladan Blahnik del reparto di R&S Zeiss anche perché a quell’epoca i dati ottici per il modello di obiettivo precedente, ZEISS Biogon 4.5/ 38, venivano ancora calcolati manualmente: un processo estremamente dispendioso in termini di tempo.

Tuttavia, un server centrale, ha contribuito a determinare, in sole due settimane, i parametri matematici dando vita allo ZEISS Biogon 5.6/60, chiamato così per rendere al meglio le caratteristiche dell’obiettivo: un grandangolare in grado di scattare immagini luminose e in movimento. Bio+ gon ovvero vivevo + gon, abbreviazione di gonia (angolo).

Il risultato è stato dunque eccezionale. Pensate che le piccole sezioni di immagini (grandi come le lettere minuscole sulla tuta dell’astronauta) di un’immagine come quella dell’Uomo sulla Luna, che è stata ingrandita, vantano ancora alta definizione e contrasto. Inoltre le fotografie panoramiche dettagliate hanno permesso di creare una mappa esatta del sito di atterraggio.

zeiss obiettivi luna

Le caratteristiche

L’obiettivo ZEISS Biogon 5.6/60 doveva soddisfare una serie di requisiti fondamentali:

  • funzionare all’interno di una fotocamera estremamente semplice da utilizzare anche con gli spessi guanti degli astronauti.
  • mappare precisamente la superficie lunare attorno al sito di atterraggio
  • evitare i riflessi degli oggetti fotografati sulla luna

Si decise di optare per una fotocamera dotata di un Resau plate, un vetrino sul quale erano incise delle crocette, detti marcatori fiduciali, oggi visibili nelle fotografie lunari. Queste crocette hanno permesso di calcolare le proporzioni e le distanze tra i singoli oggetti sulla luna”, spiega Blahnik. “Lo speciale design simmetrico dell’obiettivo della telecamera ha fornito un’eccellente correzione per le distorsioni e tutti gli altri errori d’immagine“.

Una ricerca che ha poi ispirato la progettazione di una serie di altri obiettivi dedicati alla fotografia spaziale – come gli obiettivi per la fotografia UV o i Planar 0.7/ 50 – e che ancora oggi permette agli ingegneri di creare particolari obiettivi per videocamere professionali per uso cinematografico, per la fotografia aerea usati per ispezionare la superficie terrestre e lenti litografiche impiegate nella produzione di microchip.

Curiosità

Per scattare le foto sulla luna gli astronauti hanno ricevuto un addestramento speciale. Dovevano imparare a fotografare più o meno al buio anche perché il loro casco rendeva impossibile guardare nel mirino. Hanno quindi dovuto memorizzare la sezione dell’immagine scattata dall’obiettivo lunare. Le richieste erano scritte sui guanti come se fossero dei copioni, così avevano “sulle mani” tutto l’elenco e non si dimenticavano nulla.

Inoltre, grande attenzione alla polvere lunare. Gli astronauti, infatti, dovevano assicurarsi che la polvere non offuscasse le immagini e durante le 2 ore e mezzo di cammino sulla Luna, andavano avanti e indietro dal modulo lunare per pulire le lenti. E, fortunatamente, le condizioni di illuminazione erano facili da prevedere in quanto c’era assenza di qualsiasi atmosfera. Pertanto, è stato possibile regolare le impostazioni della fotocamera in anticipo e adattarle leggermente in seguito, in base alla posizione rispetto al sole.